buzzoole code A Paul's Life: marzo 2007

sabato 31 marzo 2007

Questa generazione è una merda

Cristo santo. Qualche settimana fa ero in Piazza Duomo, a Milano. Marea di idiote per il grazioso tossico di turno, il Monociglione Riccardo Scamarcio, protagonista (di male in peggio) dell'ultimo film tratto dalla saga romanzesca del mai troppo detestabile Federico Moccia. E fin qui (e credo anche da qui in poi) sembra la premessa di una sfuriata del classico vecchiaccio impettito, saputello e ficcanaso che fa le fusa alla Vecchia Generazione di turno. Cosa che sto disperatamente provando a evitare, ma vi assicuro che è così tanto difficile che rinuncio in partenza alla speranza che voi non mi consideriate tale. Eppure, il brivido lungo la schiena l'ho sentito, un terribile brivido, una voglia di andare sotto quel balcone a strapiombo sul nulla esistenziale e urlare "DECRETO BERSANI!".
Ma quanto possiamo biasimarle, queste gallinelle in fuga (o in adunanza)? Cioè, tutti avranno qualcuno per cui sarebbero più o meno letteralmente disposti a strapparsi capelli e cuoio capelluto. Per cui il loro adorare uno degli esseri più sopravvalutati di questo decennio ci può anche stare (relativamente, s'intende - arrivare a quei gradi [del tipo: appena muove un gluteo, scoreggione di voci di checche steriche urlanti] è perdere la dignità). Ma il nulla assoluto che permeava l'aria, no, non lo accettavo, non lo accetterò mai. Chi siete per annullarvi così? Per adulare il nulla (e intendo ANCHE il culto della mancanza di talento, ma qui non c'entra)? Cosa vi rappresenta un autografo, una foto di sfuggita di un uomo imbalsamato che ha voglia solo di andare a casa a scoparsi una modella slava? Ditemi, cosa volete? Ne volete un pezzo? Tutto intero? Non ne avete di vite da vivere? O di fottuti spasimanti che ve la leccherebbero a comando? No?
È dall'essenza di questo puzzo di morte che nasce il mio disappunto estremo: come fate ad annientarvi così? Ad appiattirvi sullo schermo, sui suoi divi, sui suoi tempi, sulle sue mentalità così ruffianamente provinciali, a farvi propinare la finta logica dell'azione-reazione-perchè-se-non-fai-la-rissa-non-vali-niente. Come fate ad appassionarvi a un coacervo di inutili canterini vuoti e litigiosi come quelli di Amici, a gente che sputtana dignità ed esistenza dietro a un sogno che li vedrà di certo sconfitti? Come fate a sentirvi solidali a un'altrettanto litigiosa ressa di buzzurri in cerca d'attenzione perchè la loro vita vale talmente poco che vogliono buttarla in tv, come succede nei vari reality... ed eccovi ad amare del bestiame vanitoso nello zoo in cui volete entrare? Come?! Come fate a farvi rincoglionire dall'immagine che alcuni lucratori di livello vogliono che abbiate, come fate ad abbracciarla? Come fate a farvi risucchiare le opinioni, tanto abituati al fatto che ognuno ha la sua da non essere nemmeno disposti ad ascoltare quelle altrui, tanto avete la certezza che le vostre siano troppo deboli per camminare.
Poi ve lo meritate, vi meritate ogni singola parola stagnante e oziosa che verrà da un professor Meluzzi o da un suo simile, vi meritate ogni generalizzazione spenta che i mezzi d'informazione
vi attaccano ogni giorno, ve li meritate tutti. Vi meritate ogni ritratto stupido e artefatto che un Moccia dall'alto dei suoi miliardi di copie vendute può dedicarvi per prendersi un altro Mercedes. Vi meritate ogni insulto alla vostra intelligenza, tanto non saprete mai coglierli. Vi meritate la carne gettatavi in pasto dal balcone di Piazza Duomo perchè siete bestiame, e un cibo che vi piaccia davvero non volete nè sapete cercarlo.
Non per tirarmela, ma questa generazione è una merda.

martedì 27 marzo 2007

Prodi, Season Two, Episode Two

Alla faccia vostra, stronzi.

"Noi siamo persone coerenti e gente seria e daremo il nostro appoggio al rifinanziamento della missione in Afghanistan. Il nostro voto è scontato".
(Silvio Berlusconi, Ansa, 20 gennaio 2007)

"Non vedo come potremmo non votare per il rifinanziamento dell'operazione in Afghanistan. Dobbiamo farlo per coerenza, anche perché l'abbiamo decisa noi".
(Silvio Berlusconi, Ansa, 20 gennaio 2007).

"Voteremo per il rifinanziamento della missione in Afghanistan. Noi voteremo sì perché un Paese si deve comportare con serietà e deve avere una politica chiara e leale verso gli alleati".
(Silvio Berlusconi, "Radio anch'io", 1° marzo 2007).

"Quel voto lo dobbiamo per senso di responsabilità verso i militari. So che i nostri elettori sono perplessi perché questa sarebbe una grossa occasione per mandarli a casa, ma come si fa?".
(Silvio Berlusconi, Ansa, 8 marzo 2007).

"Sul rifinanziamento della missione in Afghanistan stiamo riflettendo: non c'è nulla di scontato".
(Silvio Berlusconi, Ansa, 23 marzo 2007).


(da Carta Canta
del 27/03, Marco Travaglio)

domenica 25 marzo 2007

Bobby Brown

Salve gente, sono Bobby Brown
si dice che sono il ragazzo più bello della città,
la mia macchina è veloce, i miei denti scintillano,
dico a tutte le ragazze che possono baciarmi il culetto.
Sono qui, in una scuola famosa
mi vesto alla moda e mi comporto da figo,
c'è una cheerleader che vuole aiutarmi con i compiti,
le farò finire tutto il lavoro e forse poi la stuprerò.

Oh Dio, sono il sogno americano,
non credo di esagerare troppo,
e sono uno stupendo figlio di puttana,
avrò un buon lavoro e diventerò ricchissimo.

L'Emancipazione Femminile è avanzata strisciando per la nazione,
vi dico, gente, che non ero pronto,
quando mi sono scopato questa lesbica di nome Freddie:
mi fece un bel discorsetto, e non riuscii neanche a rispondere
che già aveva le mie palle in una morsa, ma lasciò fuori il cazzo,
e credo sia ancora lì attaccato, ma ora spara troppo presto.

Oh Dio, sono il sogno americano,
ma ora puzzo di vaselina,
e sono un miserabile figlio di puttana,
sono uomo o donna, non so cosa.

Così mi sono andato a comprare un bel vestito,
mi vanto del cambiamento, e sono ancora carino,
ora faccio promo in radio,
e nessuno dei dj potrebbe capire che sono gay,
alla fine, io e un amico
ci siamo appassionati al sadomaso,
e posso farmi qualche ora sulla "torre del potere",
solo se però mi si fa un po' di "pioggia dorata".

Oh Dio, sono il sogno americano,
con un fuso su per il sedere che mi fa ancora urlare
e farei di tutto perchè continuasse,
e rimango sveglio la notte pensando "Grazie, Fred!".
Oh Dio, Oh Dio, sono così fantastico!
Grazie a Freddie, sono sessualmente spastico,
e il mio nome è Bobby Brown!
Ora guarda, vado giù...

Frank Zappa, Bobby Brown (Goes Down),
da "Sheik Yerbouti" , 1979




sabato 17 marzo 2007

Borat contro Gibson

Non sembra, e probabilmente è un mio mega-pippone mentale, ma Borat è il film anti-repubblicano per eccellenza. Persino Michael Moore è troppo celebrale: Sacha Baron Cohen, protagonista e creatore del giornalista kazako più idiota di tutti i tempi, scatena un missile terra-terra (in ogni senso) contro TUTTI, ma in particolar modo, con la sua verve oltraggiosamente demenziale e surreale, contro quel filone culturale e filmico "neo-teo-con" (per intenderci, tutta quella parte politica conservatrice, individuabile in USA nel Partito Repubblicano guidato da Bush, e assimilabile ai nostrani Alleanza Nazionale e Forza Italia) fiorito negli ultimi anni con "capolavori" quali La Passione di Cristo e Nativity, o il più innocuo Le Cronache di Narnia, e che sicuramente darà alla luce altra progenie.
Ovvio, a un primo livello di lettura, il film pare, se non vomitevolmente volgare e di cattivo gusto, di un umorismo sboccato e gratuito ravvisabile forse solo nella triste sequela di "Scary-Movie"s e misere parodie di fattura simile che infestano e continuano a infestare le sale (fortunatamente, con sempre minor successo). Ma il film pone immediatamente le cose in chiaro: o metti in discussione ciò che sei, ciò che sei abituato a vedere e sentire, oppure puoi tapparti occhi e orecchie e gettare la testa nel pattume adolescenziale a cui alcuni purtroppo apparentano Borat. Forse non è un caso che alle casse la ressa fosse tutta per Ho voglia di te.
Borat è un film cattivissimo, satiricamente intriso di razzismo e pregiudizi fino alle fondamenta, e che di questa immondizia ideologica fa propellente umoristico per gran parte del film: Cohen da questo finto odio primitivo e retrogrado non risparmia nessuno, né ebrei, né cristiani, né donne. E questo è motivato da una critica alla forma mentis teo-con che traspare a più livelli.
Il primo è innanzi tutto la raffigurazione tremendamente sessista e razzista della popolazione kazaka, che si rende paradigma (sì lo so, è una parolona che usano i saccentoni per riempirsi la bocca, ma non trovo sinonimi, gente), benchè estremizzato, della visione distorta e inquinata da odio e paura che ognuno ha del diverso. Dall'altra parte, un impietoso specchio di un'America (e, per estensione, di un mondo occidentale) provinciale, ottusa, egoista e un po' arrogante, che palesemente non si è ancora liberata dal peso di quei macigni di pregiudizio e ipocrisia che da almeno 40 in molti hanno tentato di combattere (e che per molto tempo ci si è vantati di aver sconfitto al punto da poterli esportare, come le "Crociate per la Libertà" di questi ultimi anni dimostrano), e che per certi versi fanno un po' da fondamento a tutta l'ideologia teo-dem (ora, sto dipingendo sti poveri cristi come il diavolo, ma non è che loro facciano molto per smentirmi...).
A un secondo livello, abbiamo Borat, uno straniero, un "nemico" per certi versi, proveniente da un Paese poco "civilizzato" (o poco "americanizzato", come dice una delle vittime di Cohen, commentando i modi inappropriati del personaggio), che tenta disperatamente di aderire a uno stile di vita e a valori che non possono appartenergli, in quanto inesorabilmente difformi, e questo nonostante tutti i tentativi dell'ingenuo protagonista di far combaciare gli opposti in nome "dell'amicizia a Paese più forti di mondo". È questa la nota più recondita e malinconica del film: un "disadattato", un invasore
per certi versi che vuole farsi invadere ma non ci riesce, opposto agli "invasi" veri e grondanti sangue dei vari scenari mediorientali, un ingenuo spinto da una mission, da una fede nell'Occidente e in quel che rappresenta. Qui si inserisce uno degli elementi più surreali del film: l'innamoramento di Borat per la Grande Diva (decandente e un po' puttana) Statunitense (Pamela Anderson per la cronaca), una sorta di "Madonna" del Sistema, l'incarnazione del sogno americano del protagonista, comprese le varie dietrologie anti-consumistiche che potrei propinarvi ma che poco hanno a che fare con la realtà dei fatti.
Ed eccoci al terzo livello di dissacrazione del nostro film, e che è stato quello che mi ha spinto a scrivere questa sorta di recensione: Borat è una parodia dei film di Gibson e del mondo teocon che gli sta dietro.
Emblematiche due sequenze, le migliori della pellicola, a mio giudizio: quella del Rodeo, con Borat che, dopo aver conosciuto un organizzatore tremendamente omofobo e razzista, inneggia alla guerra totale di Bush, con boato di fischi finale sulla versione storpiata dell'inno statunitense; ma in particolare quella della messa, dove Borat assiste a una funzione di un predicatore (sapete, i classici predicatori con seguito di fedeli invasati e sciamannati), che nella sua "omelia" tocca un po' tutti i fondamenti del teoconservatorismo: esaltazione della repubblica teocratica cristiana, del creazionismo, esposizione di politicanti locali che trovano facile sostegno in una folla che dà pericolosi segni di fantatismo. Eccole: se avete visto il film, si commentano da sole. Senza che Borat faccia particolari interventi, specie nella seconda delle due, c'è il concentrato di boriosità e piccolezza di una parte del Paese. Nel suo smontare la varia cinematografia teo-con, Borat si pone, volontariamente o meno, contro Gibson, contro una folle esaltazione e spettacolarizzazione splatter del messaggio cristiano per una folla di gente che ha indubbiamente e comprensibilmente bisogno di credere, ma che finisce per prendersene gioco, inculcando valori e assiomi agghiaccianti di cui sarebbe meglio parlare a parte (rischio pastrugnone incombente). Una scelta stilistica che ho trovato davvero geniale, se può essere interpretata in questo senso, è quella della crudezza oltraggiosa che caratterizza la pellicola, e che rispecchia l'operazione parallela fatta da Gibson per entrare nei cervelli dei suoi spettatori, parodiandola in modo a mio avviso efficacissimo.

Epilogo: Borat non è il film perfetto. Borat ha il fottuto difetto di perdersi in se stesso, ha una seconda parte che perde di ritmo ed è sicuramente meno divertente e un po' troppo facile alla volgarità gratuita rispetto alla prima; e probabilmente è un po' troppo restio a far vedere il gran paio di coglioni che ci son voluti solo per concepirlo (se solo la metà delle masturbazioni mentali con cui vi ho tediato finora ha fondamento...). Ma porca troia, è un gran film.
Ora, vi lascio commentare: il film è controverso e sono molto interessato a leggere le vostre reazioni alla pellicola (un minimo di argomentazione, please).


Freak out!
Paolo

mercoledì 14 marzo 2007

...riempie l'aria

"Brett e io restammo abbracciati a guardare il maiale, poi un altro programma ancora più stupido, poi nulla del tutto, perchè ci addormentammo col televisore acceso, e quando ci svegliammo era già l'ora di un famoso talk-show del tardo pomeriggio, il cui conduttore stava cercando di aiutare una donna con un vestito da cinquecento dollari e la puzza sotto il naso a vendere un libro che aveva scritto sull'amore. Il messaggio del libro era che perchè tutto andasse nel migliore dei modi bastava soltanto credere nell'amore, e l'amore avrebbe riempito l'aria.
L'inquinamento riempie l'aria, tesoro, che noi ci crediamo o no. Per credere nell'amore, ci vuole uno sforzo maggiore. E a differenza dell'inquinamento, l'amore a volte scompare."

Joe. R. Lansdale, Rumble Tumble