buzzoole code A Paul's Life: settembre 2007

sabato 29 settembre 2007

London Calling, Paolo Answering... Day 7

The following takes place between 8.00 AM and 11.59 PM
of Saturday 1st September, 2007

(sì, finalmente ce l'abbiamo fatta... questo è l'ultimo)

9.40 am: Liberiamo la camera e lasciamo le valigie in albergo: direzione King's Cross, l'ormai leggendaria stazione da cui parte il treno per la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts (forse solo nell'universo di carta di Harry Potter, forse anche nella realtà, stando a quanto mi dicono alcune mie lettrici...).
La stazione è di uno squallore allucinante: la magia del grande schermo tende davvero a indorare ogni sorta di realtà umana empirica, e la tristezza del luogo ne è conferma. Ci avventuriamo verso il binario 9 e 3/4: da buon condottiero, conduco i miei prodi... dalla parte sbagliata. Infatti, vedendo il cartello "Ticket Platforms 8-10", decuco che andando in quella direzione non avrei trovato altro che biglietterie, e faccio avanzare la brigata qualche metro oltre, dove, sopra un piccolo tunnel, campeggia la scritta "Platforms 8-10".
Sbuchiamo dall'altra parte. Niente. Percorriamo il binario ma vieniamo inquadrati da un controllore di colore alto quindici metri. Non possiamo scappare.
"Where do you come from?"
Panico.
"Where do you come from?"
"From Italy", dice Max.
"Where do you come from?"
"Di là", risponde ancora Max. Eh sì, avrà proprio capito.
"Where do you come from?"
"We got lost", rispondo io (Ci siamo persi).
"Where do you come from?"
"From the Underground", rispondo.
"Where do you come from"
"From down there", e stavolta indico il tunnel da cui siamo sbucati.
Il nigger spazientito oblitera le nostre Oyster card e ci fa passare. Poco oltre, un muretto in polistirolo con un carrello per bagagli conficcato dentro simula l'esistenza di un binario 9 e 3/4.
E così che muoiono i sogni.

12.30 am: Esauriamo il contenuto delle nostre Oyster (inconsapevolmente) facendo un giro nel quartiere di Pimlico. Dove non c'è un cazzo.
Torniamo alla Victoria Station, e Max, dopo giorni di assillanti richieste, ottiene il suo ennesimo panino-bomba-atomica da Subway. Io non avevo fame.
L'intenzione originale era quella di cazzeggiare fino alle 3 del pomeriggio, ma vista la noia alleggiante, prendiamo il primo pullman e via verso l'aeroporto.

6.00 pm: Consumato un pasto pomeridiano, ci annoiamo allegramente in quel dell'aeroporto di Luton. Che è di un figo assassino. Max finisce Super Mario, la Ele si isola dal mondo con Neroduro.
Ore 18, check-in: se il peso eccessivo (che qui, al contrario di Orio al Serio, viene sanzionato) della mia valigia da mandare in stiva è ancora risolvibile (mi metto le chilate di fumetti che ho comprato nel bagaglio a mano), Max, che sarebbe costretto a infilarsi le mutande in testa, è invece costretto a pagare ben 22 sterline di penale.

7.30 pm: Dopo una sensualissima perquisizione, entriamo nella zona partenze vera e propria, un paradiso commerciale provvisto di ogni cosa, ma a prezzi esagerati. Mi bevo un ultimo tè da Starbucks, poi porto la brigata davanti al gate, in modo da prevenire le figure di merda dell'altra volta.
La prudenza ci costa un'attesa interminabile in piedi, con l'aereo che parte in ritardo di venti minuti.

11.00 pm: Tramonto sopra nuvole. Poi il mondo diventa una palla scura con venature di luce ambrata, e dall'aereo domino anche i fuochi d'artificio. L'Italia ci si introduce sottoforma di coniglio, un povero coniglio che stava per essere spappolato dall'aereo in transito. Viva i controlli.

11.59 pm: Ritorno a casa di Max. Ghezzo. Troppo stanca per attendere di intrattenersi con chicchessia, la Brigata si disgrega. Tutti a casa, il viaggio è finito.

mercoledì 26 settembre 2007

London Calling, Paolo Answering... Day 6

The following takes place between 8.00 AM and 10.30 PM
of Friday 31th August, 2007

10.30 am: Si respira aria di ultimo giorno, qui nella Città Famosa per essere Fumosa. E oggi, incredibilmente, Londra ci mostra i suoi veri colori. Varie tonalità di grigio.
Il mattino ha l'oro in bocca, certo, ma anche alcune espressione di particolare coloritura forniteci dall'aggregato familiare proveniente dalla Campania: Uan eggs, pliss e altre perle tormenteranno i sogni miei e (gli elaborati in realtà virtuale) di Ultron. Ana-Lucia e le sue espressioni stizzose lanciate ai partenopei già ci mancano.
Un'oretta più tardi, eccoci risbucare, curiosamente, a quella fermata della metro che avevamo conosciuto il primo giorno, Blackfriars. Ancora, il Tate si erge fallico al di là della Manica, e noi ci avventuriamo in quella che prospettiamo sia una fantastica escursione nella City, il cuore economico pulsante della Città Conosciuta per Essere Capitale dell'Inghilterra, Madrid. Scusate, Londra. Lapsus. È proprio qui che vediamo da vicino l'ammasso di gru che, come già sapete, stanno smontando la città pezzo a pezzo.

12.00 am: Eccolo, l'edificio glorioso che porta il mio nome: Saint Paul's Cathedral si erge meravigliosa innanzi a noi. Ma è a pagamento in una maniera vergognosa, per cui ne percorriamo il perimetro e poi ce la diamo a gambe.
Dopo aver incontrato un collega in incognito di Jack Bauer con tanto di maglietta del CTU, sfidiamo le correnti boriche e un po' boriose che tormentano queste terre. La forza di questi venti è tale da aver modellato un enorme edificio in una sorta di colossale uovo allungato, quasi fallico in realtà. Ora, non chiedetemi il nome perchè non ho proprio voglia di cercarlo.

2.30 pm: Saltata la visita a una Tower of London troppo cara per le nostre finanze già proiettate agli acquisti pomeridiani, consumiamo un feroce pasto sugli scalini antistanti all'antico palazzo reale. Un pranzo, ovviamente, fornitoci da Pret-A-Manger. Visita al bagno (ossequi agli enormi pupazzi semoventi che ne invadevano le profondità mentre mingevo), e poi sonnellino sugli scalini. Oh yeah.
Rinsaviti e in marcia, percorriamo il magnifico Tower Bridge. Max cerca in ogni dove l'entrata della base segreta di James Bond, ma non realizza a) che quello è un film e la porta se la potrebbero benissimo essere inventata, b) che il ponte del film non è il Tower Bridge. Percorriamo pertanto la rive gauche della città situata esattamente in prossimità di Londra, e sbirciamo gli edifici dall'altro lato... tra cui un curioso palazzo fatto in piastrelline nere da cesso (da me soprannominate Mattoncini da Bagno... eh, la dislessia), poi decidiamo che, diamine, è anche ora di fare shopping selvaggio.

4.30 pm: Eccoci giunti a Oxford Street, già nota a voi e a noi per essere a) a Londra; b) vicina a un teatro con la gigantografia del Freddone Mercurione; c) per essere in adiacenza di ben tre fumetterie. Max e Ultron se ne accorgono, e mi guardano male. Per tutta risposta, li conduco all'oblio dei sensi, conducendoli per le strade secondarie e tortuose (in realtà, un ampio vialone rettilineo) dello shopping. Dopo la consueta pausa Starbucks (i filo-Nintendisti DS se passano a giocare mentre io - modestamente... - cerco libagioni per la mia voglia di cultura), la mia vescica s'ingrossa all'inverosimile. Pochi minuti dopo, mi beccherò del piscione a squarciagola da Max mentre muovo verso il più vicino McDonald's.
Le risate non finiscono qui: andiamo alla ricerca di qualche fumettino in un comic-shop sotterraneo, e, mentre mi intrufolo anima e corpo tra gli scaffali, Max fa esperienza dell'altrui morte vedendo una donna in procinto di essere investita.
Poco dopo, siamo nell'altra fumetteria. Soddisfando la nostra innata voglia di tipicità, andiamo a degustare la cena in un pub accanto alla seconda fumetteria (dove stavolta non acquisto una menghia), un posto che durante il nostro primo passaggio (vedasi Day 3) avevamo evitato per le tremende e/o fameliche espressioni assunte dai camerieri mentre ci accingevamo ad entrare. In realtà, vogliamo dare il contentino a Ultron, che desiderava tornarci fin da quel giorno e che abbiamo trattato a sandwich di Pret-A-Manger in faccia (letteralmente).

(No, sto scherzando, eh, mica lancio panini così buoni in faccia alla gente)

7.00 pm: Consumata l'ultima cena, ci dirigiamo verso il nostro terzo Virgin Megastore, epilogo della nostra foga shoppingara. Purtroppo, non ci concediamo altri giri per la città, visto che le valigie ci aspettano.
In albergo, una rabbia assassina induce Max a affondare i propri vestiti all'interno della valigia un po' a cazzo di cane, mentre io, diligenza fatta individuo, dispongo il tutto con la massima dose di razionalità che Madre Natura mi ha fornito. Eppure, alla fine dell'impresa, sono sparite un paio di mutande di Max.
(Aggiornamento del 26/9/2007 - Le mutande sono date per "disperse in azione" dall'Esercito)
L'ultimo sonno londinese non inizia, semplicemente perchè io e Max cominciamo ad avvinghiarci e a tirarci delle patacche mostruose sulle chiappone, e anche Ultron è della partita, visto che tenta di violentare Max con le sue unghie al vibranio. Maledetto droide, un giorno troveremo un virus capace di distruggerti.

giovedì 20 settembre 2007

London Calling, Paolo Answering... Day 5

The following takes place between 8.00 AM and 10.30 PM
of Thursday 30th August, 2007

10:30 am:
National History Museum, National History Museum,
tu sei tanto grande, hai i dinosauri, le placche colorate,
i terremoti finti, le colonie di formiche,
la scala mobile che ti getta dentro un planetoide fatto di pezzi di ferro
e mi piaci, sì. mi piaci un frego.
Ma possibile che tu assorba le mie energie come
le batterie-sanguisuga del cellulare di mio padre?

3.15 pm: Fra un National History Museum e un Science Museum, ci ristoriamo beati ai piedi di un altro, magnifico Pret-a-Manger. Oh sììì. Ultron, come sempre non approva, ma ormai della sua programmazione insensata e becera abbiamo imparato a fregarcene. Eccheccazzo.
Dopo la visita allo Science Museum, in cui Max fa davvero foto di OGNI COSA (finchè poi non si rende conto di essersi spaccato i maroni), l'Uomo dalle Mille Consolle (ovvero Max) decide per una visita all'aerea a pagamento del National History Museum, dedicata all'Antartide. Anche qui, ci vorrebbe una sua cronaca, ma adesso non è online per cui spaccate meno la uallera. Io ed Eleonora, distrutti, lo attendiamo nei pressi del Museo della Scienza: mi metto ad abbozzare Corona vs. SuperYeah, e un diavolo che effettivamente veste Prada (quindi, veste mio cugino, cosa abbastanza raccapricciante).


3.50 pm: Ecco Harrods. Là dove la Rinascente incontra Gardaland incontra il Macellaio in stile liberty. Ottocento piani di baroccume, bulimia commerciale e musica classica. Meraviglioso. Soprattutto considerata la folla assiepata di fronte alla vetrina dedicata a Diana e Dodi Al-Fayed. Creepin', direbbero gli ammerigani.


7.15 pm: L'incertezza muove i nostri passi. Dopo un allegro ritorno in un meno allegro Hyde Park, decidiamo di cambiare zona, andando a Camden Town, quartiere teoricamente "di nicchia". Solo che probabilmente, nel tardo pomeriggio, diventa più malandato che di nicchia. Il terrore coglie Max, la voglia d'avvertura guida me. Vorrei cenare in modo rock seduto su una panchina, ma il resto della brigata boccia l'idea, così ci rimpinziamo di tonnellate di cibo orientale (ancora) presso un delizioso buffet, dove ci viene regalata anche una caramellina al limone a fine pasto.
Dopo un salto nel Virgin Megastore di zona (e qui realizzo che ho necessità fisica di fare spesa scialacquante), e dopo aver assistito a una mezza rissa rap, decidiamo di tornare a Westminster (dove ci aspetta Lui, il leggendario, catarifrangente Poliziotto Arnold) e prenderci un bel caffè (o cioccolato caldo).

10.00 pm: Alla fine della fiera, siamo arrivati a Trafalgar Square, dove, con somma meraviglia, ci si para davanti la scena di una megaproiezione di un film muto indiano con colonna sonora suonata dal vivo da megaorchestrone. Ci si trattiene senza indugio, poi dopo un po' però le vicende del Re spodestato perchè è un pirla che non sa giocare a dadi spaccano i maroni. È però troppo tardi per prendere la metroapolitana, in quanto la linea che ci porterebbe a casa chiude per lavori alle 22. L'albergo non è eccessivamente lontano, così prendiamo la via che costeggia Buckingham Palace, armati di acqua e di una specie di red bull che non è red bull, però ha lo stesso effetto.
Vicino a Saint James's Park, l'incontro folgorante: un decerebrato ben vestito, dopo aver detto al telefono qualcosa di distintamente italofonico, si proietta a braccia aperte verso di noi cantando "I can show you the world, shining, shimmering, splendid..." di Aladinniana memoria. Sorridendo, ci allontaniamo. Ma qualche passo dopo, già mi sentivo più solo.





sabato 8 settembre 2007

Così mi uccidi l'Africa...

Direttamente dal Concerto del 5 settembre,
il nuovo capolavoro di Elio e le Storie Tese, Parco Sempione...





(testo offerto dal grande ATMB)
(grazie al buonuomo che l'ha fatto e postato su YouTube)
(oh, non preoccupatevi, appena ho tempo li finisco quelli su Londra...)

giovedì 6 settembre 2007

London Calling, Paolo Answering... Day 4

The following takes place between 8.00 AM and 10.30 PM
of Wednesday 29th August, 2007


10.30 am: Arrivano the Napolitaners. Lì, a pochi passi da noi, eccola, bella come il sole, l'allegra famigliola campana a far caciara. Due genitori belli in carne e due figlioli dai visi affilati. Un trittico. Il figlio più giovane, undici anni o poco più, si avvicina ad Ana Lucia per chiederle una ot ciocolat. Lei lo gela con lo sguardo, con un'espressione che in Italia interpreteremmo come un "'sto figlio di puttana". Poi, appena la bevanda è pronta, la famiglia si dilegua. Malueghi.
Poco dopo, prendiamo su armi e ritagli e ci dirigiamo verso la nuova tappa nell'esplorazione di Londra, la Città Sempre sulla Cresta dell'Ondra: Madame Tussaud, aka il Museo delle Cere.

1.00 pm: 25 FOTTUTE STERLINE SOLO PER FARE FOTO A DELLE STUPIDE STATUE DI STA CIPPA DI CAZZO. FIGLI DI TROIA. E STO POSTO PUZZA PURE DI GARDALAND. E NON FINISCE MAI!!!!
E Keira potevate anche farla meglio.
Quella di Samuel L. Jackson era fatta bene però. Bravi solo per quello.
Anche Mandela.
Ma ci pensi che Mandela lo vedi sorridente ma è stato in prigione? (cit.)

Malgrado le lamentazioni di Ultron, Max e io ci gettiamo sul più vicino Pret-A-Manger. Il droide consuma il suo pasto dimessa e anche un po' incazzata. Forse perchè non ci voleva venire. Naaah. Perchè sta dando evidenti segni di malfunzionamento: perde liquido al grido di "ELE MESTRUATA CERCA PANNOLINO -- RIPETO -- ELE MESTRUATA CERCA PANNOLINO"; i muscoli sintetici delle gambe dolgono. Ci rivolgiamo alla più vicina farmacia, dove il robot acquista un pacco di panni assorbenti per il liquido in eccesso. Speriamo che i wurstel di cotone possano contenere la perdita.

6.30 pm: Dopo esserci spaccati le gambe in giro per Portobello Road e la zona di Notting Hill (bellissime zone: la prima, essenzialmente una via fatta di negozi pittoreschi d'antiquariato; la seconda, una zona residenziale elegante e molto british -- e d'altronde, come poteva essere altrimenti?), ci dirigiamo ad Hyde Park, la zona a più alta concentrazione di italiani della città. Rinvigoriti da un breve sonnellino e dopo una passeggiata sul laghetto Serpentine, ci appostiamo su una panchina nei pressi dell'uscita a sfottere ogni essere vivente, e in particolare una coppia di pattinatori deficienti. Frattanto, Max si dedica al suo tanto decantato scoreggiamento.

7.30 pm: Emergiamo nuovamente in zona Westminster, dove, avvistata un'orda di Vichinghi dai lunghi baffi canuti e ricurvi (d'altronde, il redivivo Thor sta cercando in tutto il mondo i suoi compagni perduti... evidentemente, Londra sarà teatro dell'Adunanza), ritroviamo il Poliziotto Arnold, intento a derubare un bancomat. Eh, furbettino.
Abbuffata di cibo orientale da Chopstix, sempre nella County Hall, sempre a due passi dalla London Eye e dal Big Ben... d'altronde, Max non si è ancora stufato della vista... e neanch'io a dire il vero. Nel corridoio antistante il bagno, file causate da un distinto signore assorto nella degustazione di dessert.

10.30 pm: Fantastico giro in traghetto lungo la Manica. Max passa tutto il viaggio d'andata a fare fotografie in modo ossessivo. Io mi godo la vista battendo i denti: d'altronde siamo a Londra, la Città con il Clima della Tundra.
Terminato il giro, the Brigate affranta prende la strada di casa, ma non prima di un mocha caldo alla Stazione di Waterloo. In albergo, io e Max, visto lo scarseggiare di scorte di carta igienica, decidiamo per la bauerata: la rubiamo direttamente dal ripostiglio.
Altro giro di pizzicotti, altro giro di pacche sul culo, altro giro di Ultron che urla "ALLORA DORMITE O NO?!", poi fade to black.







mercoledì 5 settembre 2007

Addio Gigi...

Piccola parentesi tra le vicende londinesi...

A me Sabani non piaceva granchè. Ma un po' mi spiace che se ne sia andato.
Questa canzone me l'ha fatto rivalutare in tempi recenti. Ok, lui l'ha solo interpretata, ma è una dedichina sentita.

Albachiava
(Cerruti, Bigazzi, Savio)

Tu che respiri piano, dentro l'ascensore
Con le scarpe in mano, per non far rumore
E l'alba ti somiglia, mentre ti addormenti
E la città si sveglia

Con tutti i tuoi pensieri scritti sul diario
Coi giorni bianchi e neri qui sul calendario
E un poster che sorride, come in quel concerto
Dove si cantava... a... a...

Albachiava, e pure alla tua età... eh...
Alba prova cos'è la libertà
Passerà la tua generazione, e tu ingenua cambierai santone,
finché un giorno in una compilation
piangerai pensando a quando si cantava... eh...

Albachiava, e tu non me la dai... no...
Ce l'hai nuova, che cazzo te ne fai?

Se qualche volta in bagno segui le tue dita
E il corpo ti disegni come una matita
Tuo padre fuori bussa, tu resti nel tuo sogno
E lui si caga addosso... oh...

La sera ti addormeti con le tue cassette
Ne hai già comprate venti, non ci hai capito niente
E piangi nella notte, ma dei tuoi turbamenti
A noi che ce ne fotte... e... e...

Albachiava, e tu non sai cos'è
C'è una fava che aspetta solo te
Allo stadio c'era Vasco Bossi, quel cantante coi capelli grassi,
abbracciati si faceva il coro
e ce l'avevo duro che non si piegava...

Albachiava, e tu non me la dai... oh
Ce l'hai nuova, che cazzo te ne fai?

- Guarda quanta gente...centomila persone tutte per meee...
- Eh, non t'illudere, quarantamila omaggi...
- Centomila, abbiamo guadagnato...
- ...Trentamila tra carabinieri, finanzieri...
- ...Abbiamo fatto... quanto abbiamo fatto?
- Vieni, vieni, attento al gradino... vieni che sei un po' insagnato...
- Quanto abbiamo guadagnato stasera?
- Niente, niente, tut... tutto gratis...
- Cinquantamila bigliet... centomila persone...
- No, no... non t'illudere, non t'illudere...
- Ciao, pubblico!
- Sì, non c'è più nessuno...sei rimasto solo. Chi saluti? Andiamo al Matriciano.
- Dammi qualche soldo pr tutto...
- No, dopo, dopo, dopo...
- Dammi qualcosa... poi gua...
- Che devi comprare?
- La cena...
- Sì...oh... Tira la porta, tira, tira...
- Ciao pubblico!
- Tira la porta, tira...
- Ciao pubblico!
- Ancora? Non c'è nessuno. Andiamo... E' rimasto un vigile urbano, andiamo...
- Ciao vigile!
- Dai, basta...
- ...E in quela compilation...
- Andiamo!...
- Ragaz...
- Fatti le an...
- Ciao!...
- Fatti le analisi domani mattina
- Centomila tutti per noi...
- 'Diamo... E stai lavorando troppo... Fatti un check-up...
- C'ho fame!...
- Fatti un check-up... fatte fottere, jammucenne.
- Ciao pubblico!
- Ahhh... non c'è nessuno! 'Diamo... andiamo... andiamo... andiamo. Piglia il gorilla (Ahr! Ahr! Ahr! Ah!) Gorilla...

martedì 4 settembre 2007

London Calling, Paolo Answering... Day 3

The following takes place between 8.00 AM and 9.10 PM
of Tuesday 28th August, 2007


10.50 am: Ana Lucia si decide a servire a me e a Max la "gustosa" colazione tradizionale a base di uovo sodo, salsiccia, bacon e fagioli. Sorprendentemente, il mio apparato digerente sembra molto invogliato a metabolizzare il tutto.
Ed eccoci poi ripiombare nel cuore di Londra, la città famosa per essere in provincia di Londra. O forse di Bergamo. Già dal viaggio in metropolitana, anzi... excuse me... in Underground (e MIND THE GAP! [che somiglia sorprendentemente a MA-STI-GHEZZ...]), ci si accorge dell'eccessiva presenza di connazionali italiani, tutti diretti al British Museum, nostra meta della mattinata. Però, provvidenzialmente, sbagliano tutti strada. Intendiamoci, anche noi - anzi, anche io l'ho sbagliata un paio di volte. Era un fottuto incrocio e i cazzo di nomi delle vie non si vedevano. Però alla fine, guidati dall'enorme statua di Freddy Mercury che dominava la facciata di un teatro (imperversa il musical We Will Rock You! in città, e passando davanti all'ingresso dell'edificio non posso trattenere una lacrimuccia sentendo Somebody to love), eccoci innanzi al British Museum.

1:00 pm: Ci sono solo fottuti italiani in tutto il fottutissimo museo. In ciabatte per di più. Attraversata in fretta e furia la parte egiziana, ci si intrattiene a contemplare una serie di magnifiche statue cinesi e indiane, in particolare un luohan (uomo che raggiunge il nirvana) che dalla faccia sembrava molto simpatico. Peccato fosse mmmorto.
In cima a una scalinata infinita, ci aspetta l'area dedicata al Giappone, nella quale l'atmosfera quasi religiosa impone un silenzio rispettoso. Ci si avvicina circospetti a un'antica corazza samurai che sembra Darth Vader, e si osserva con pupilla dilatata una serie di stampe meravigliose. Peccato fosse mmmorto.
All'uscita del museo, conduco the Brigade in una fumetteria antistante il museo, dove Max sembra improvvisamente innamorarsi della lingua inglese grazie a una edizione di Naruto particolarmente figa - anzi, cool - anzi, il top. Pur non desiderando di uscire, siamo costretti ad andarcene dalla fame strisciante che ci attanaglia: tornati all'incrocio, ci gettiamo (con somma soddisfazione di Eleonora) su un Eat., catena non dissimile dalla già citata Pret-A-Manger. Che infatti aveva una filiale due metri dopo. Rinvigoriti da una sana porzione di spaghetti ai gamberetti consumata in un incrocio, ci dirigiamo verso...

1.45 pm: ... il Cartoon Museum. Nascosto tra le pieghe del mondo, questo delizioso museo offre una collezione piuttosto limitata ma pur sempre interessante di tavole a fumetti originali, soprattutto di artisti satirici britannici. Al primo piano, alcuni lavori di leggende come Reg Smythe e Chester Gould, altre tratte da riviste di grande fama presso noi fumettari come 2000 AD, ma soprattutto una mega-tavola originale del Re, Jack Kirby. Mi fermo qualche minuto nella saletta attrezzata per i novelli disegnatori (leggasi: bambini in cerca di sfogo dopo cotante immagini), e schizzo un bel SuperYeah completo di baloon in inglese, sperando che qualche buonanima lo affigga nella bacheca dedicata alle giovani promesse.

2.55 pm: A causa dell'insistente Eleonora, ci infiltriamo in Neal's Yard, una gradevole piazzetta circondata da palazzoni coloratissimi e localini eccentrici. Dopo le foto di rito, ci rigettiamo nel pot-pourrì della città che dorme solo dopo le 23, Londra: in men che non si dica, attraversando oceani di persone e contando circa settemila Starbucks nel giro di un chilometro, siamo lì, dove nessun D'Alessandro Paolo è mai stato prima. A Piccadilly Circus.
Enorme, spropositato, colossale. Luminoso. Ma soprattutto, il top.
Approfittiamo dell'ora presta per acquistare le cartoline presso un negozio gestito da turchi un po' spaccamaroni che ci stanno con il fiato sul collo tutto il tempo. Poco dopo, Max si decide ad acquistare la famosa maglietta "Mind the Gap" da una gentile inglesina che finge di capire i turbamenti del nostro, derivanti dall'assenza di una XL per la versione della maglietta con sfondo scuro.
Salto al Virgin Megastore, e anche qui altro mega-assembramento di italiani. Agli occhi del vostro umile diarista si presenta questa curiosa scena: un paio di allegre italiche si aggira nel negozio cercando chissà che. All'improvviso, decidono di rivolgersi a un simpatico commesso, che fatalmente... è italiano! Non sapete quanta voglia avessi di unirmi alla combriccola con un mandolino in mano urlando "Uè, paisà!"

4.31 pm: Conoscendo Max, mi ero appuntato l'indirizzo dell'Apple Store locale. 235, Regent Street. Usciamo dal Virgin e, con somma meraviglia, ecco Regent Street. Non abbiamo una emerita begogna da fare, per cui gambe in spalla e via verso il negozio.
Dopo settecento chilometri a piedi, ecco spuntare fra le insegne una bandiera nera con il blasone della mitica azienda informatica. Max è in estasi, la Ele comincia a dare segni di piacere, io voglio solo sedermi.
Grazie al cielo, siamo in Gran Bretagna: al piano terra, una schiera infinita di computer connessi perennemente a Internet e disponibili per la consultazione gratuita. Una cosa che in Italia manco ce la sognamo. Ne approfitto per controllare lo stato delle mie finanze e qualche altro affarino in sospeso. Poi seguo il trasognato Max, che somiglia sempre di più al luohan del British Museum nel suo viaggio nirvanico attraverso le mille meraviglie esposte in quest'angolo di paradiso tecnologico.
Poi però ci rompiamo e lo portiamo fuori.

7.15 pm: Hamley's, ovvero il Paese dei Balocchi. Un palazzo di cinque piani interamente occupati da giocattoli. Assolutamente estasiante. C'è roba che non vedevo dalla prima infanzia, puttana eva. Ci sono le spadine laser! C'eè la maschera di Optimus Prime! Ci sono i berrettini con le cannucce per le bibite! CHEEE STOOOORIAAAAA! (Ah, anche qui, metà della popolazione di Barletta)
Sfiancati dalla camminata interminabile, torniamo a Piccadilly Circus e decidiamo di approvvigionarci di libagioni presso un PizzaHut, il corrispettivo internazionale del nostrano Pizzarito: un ristorante vagamente lounge e tutto sommato economico dove consumare in pace una pizza fatta all'americana, indi spessa ma gustosa.
Qui una bambinetta dolcissima comincia a fissarci e a muovere i muscoli facciali in modi mai visti prima. È qui che realizziamo che qualcosa nella Ele non va per niente: la bambina comincia a sgranare gli occhi nella sua direzione, allarmata; la stessa Eleonora comincia a non sapere come reagire. Il suo disperato tentativo di suscitare simpatia attraverso le smorfie non inganna la giovane vittima, che sembra aver scoperto la verità prima di noi. Eleonora è Ultron, un freddo robot mutaforma costruito con lo scopo di sostituire la razza umana, e la sua programmazione non prevede il contatto con i bambini.

8.20 pm: Sconvolta dalla rivelazione, ma soprattutto costretta all'immobilità da gambe gonfie come quelle di Giuliano Ferrara, la Brigata muove verso l'albergo, silenziosamente. Quel che rimane della serata sarà impiegato a scoprire i segreti reconditi della programmazione di Ultron, mentre questa gioca al suo nuovo videogiochino, che ha come protagonista il misterioso NERODURO. Misteri dei droidi.





lunedì 3 settembre 2007

London Calling, Paolo Answering... Day 2

The following takes place between 8.00 AM and 11.45 PM
of Monday 27th August, 2007

8.00 am: Notte non perfettamente serena, con brevi ma continui risvegli durante il sonno. Max perfettamente rinsavito comincia a bombardare scoregge in Si bemolle (e la domanda sorge spontanea: una nota pulita riuscirà mai a farla?) e a dire minchiatissime. Mi lavo per primo e allago il bagno. Vaffanculo, buco del cazzo.
Le disavventure continuano a colazione, dove, a causa di un'incompatibilità comunicativa con la cameriera (detta Ana Lucia per la di lei devastante somiglianza con il personaggio di Lost), devo rinunciare al mio english breakfast (salsiccia, uovo, bacon e fagioli) e buttarmi sul pane tostato imburrato.

10.57 am: A due(cento) passi dal nostro mmmmeraviglioso albergo, si erge Buckingham Palace, residenza della Regina di Quel-Paese-Lì-Che-Tutti-Ci-Parlano-L'-Inglese-Britannico. Tra una foto e l'altra, cominciamo ad avere i primi sospetti che qualcosa non vada: non ci sono le classiche guardie in cappotto rosso e copricapo alto sei metri, sostituite da dei più blandi sosia dei carabinieri nostrani; e si sente parlare italiano, molto. Troppo. C'è anche un distinto signore seduto sulla fontana a leggere la Gazzetta.
La gioventude al mio seguito decide di raggiungere Trafalgar Square passando per il St James's Park, dove ci si intrattiene piacevolmente per una mezz'oretta tra stupendi benchè inquietanti cigni neri, cignetti kung-fu e papere assassine. I pellicani ci danno le spalle, perchè forse i turisti gli fanno schifo. Inoltrandoci nel parchetto, incontriamo un esercito di scoiattoli stronzi che non si fanno fotografare manco per l'anima di sta cippa. Ovviamente, una giovane coppia di italiani li attira e se li sbaciucchia senza problema alcuno, per cui a me e Max viene davvero il dubbio che questi animaletti saltellanti non rispondano ad altro che al richiamo della fregna umana o del cibo offerto dal misterioso Uomo che Sussurra alle Papere, che intanto ha cosparso il sentiero di noci (con gli scoiattoli a rigirarsele nelle zampette alla velocità della luce). Bah.
Poco oltre il parco, davanti all'Horse Palace, un curioso assembramento di popolo attira la nostra attenzione: è la cerimonia del cambio della guardia a cavallo. Qui facciamo conoscenza del Poliziotto Arnold, un uomo che di certo incute timore. Questo minaccia di morte i giapponesi capatosta che, in puro stile karakiri, vogliono scavalcare la linea di sicurezza a tutti i costi e farsi travolgere dai cavalli. Maledetti giapponesi.
Alla fine del cambio, ci allontiamo dallo spiazzo, solo per essere travolti da un gruppo di zombie sanguinari spuntati fuori dal nulla.

12:30 pm: The Brigade emerge dalla National Gallery. Max è vivo per miracolo, io zoppico dopo la devastante galleria 1250-1500, Eleonora ha ancora un colorito umano. Benchè umana lei non sia. Scopriamo la salvezza della vita nostra, ovvero la catena Pret-A-Manger, specializzata nel produrre quotidianamente panini di una bontà esagerata. Faccio scoprire a Max le gioie del wrap con le polpettine al sugo, per poi pentirmene: quest'uomo fra qualche anno avrà un infarto.
Prossima destinazione: le sdraie di St James's Park.

14.32 pm: Eh sì, gratis le straie. Due sterline. At the face of the cock.
Ed ecco che finalmente raggiungiamo Westminster e zona annessa. Il pensiero che lì da qualche parte si nasconda quel gran briccone di Gordon Brown mi spaventa moltissimo. Superata la Westminster Abbey, che per avere 1400 anni se li porta piuttosto bene, ci dirigiamo verso le Houses of Parliament, che sembrano tanto fighe, ma poi non è che siano altissime. Un condominio. Però belle. Belle belle.
Dopo altre settecento foto al Big Ben, Essi si muovono di nuovo verso la County Hall, palazzo multifunzione che si erge a pochi centimetri dalla London Eye. Qui decidiamo di lasciare l'opzione traghetto alla sera successiva, e di dirigerci verso il cinema IMAX.

19.29 pm: Ancora cena alla stazione di Waterloo, a due passi dalla sala. Max ha bisogno di Crispy McBacon, non c'è, e allora andiamo da Burger King, che fa un panino identico. L'hamburger è ridicolmente minuscolo, forse l'unica cosa piccola in sta cazzo di Gran Bretagna dove, per un palese complesso del pene piccolo, tutto, dai semafori ai negozi di scarpe, è sproporzionatamente mastodontico. Come direbbe lo slogan pubblicitario, Gran Bretagna: ci deve pur essere qualcosa di piccolo da qualche parte!
Mentre io e Max disquisiamo deliziosamente sull'argomento tutto grande-pene piccolo, Eleonora avvista l'uomo della sua vita, che è orrendo (del tipo: naso schiacciato, fronte schiacciata... tutto fottutamente schiacciato, insomma), ma tanto alla fine sono cazzi suoi...
I due uomini e un Ultron giungono poi al cinema IMAX. Dopo mezz'oretta di attesa nella hall, eccoci introdotti innanzi a uno schermo di dimensioni davvero esagerate, 20 metri di altezza e 26 di larghezza. La sola vista dello schermo manda in merda tutti, ma il sublime si tocca con i trailer dei film appositamente realizzati in 3D, un'esperienza di immersione totale nello schermo inimmaginabile. Poi parte Harry Potter e l'Ordine della Fenice... anche alla seconda visione il film arranca (anche se le performance degli attori spiccano), ma gli ultimi 20 minuti, riconvertiti in 3D, spiazzano. Peccato che la trimensionalità nei film non realizzati appositamente per il formato sia ancora da perfezionare, ma rimane comunque un'esperienza di forte impatto. Il top, insomma.

11.45 pm: Stremati dalla giornatona, ci infiliamo a letto senza fiatare. Neanche Max ha voglia di... MA DAI, IN SI BEMOLLE NOOO!



domenica 2 settembre 2007

London Calling, Paolo Answering... Day 1

The following takes place between 6.30 AM and 11.15 PM
of Sunday 26th August, 2007


6.30 am: Così ha inizio: Babbo Lamesta and the D'Alessandros, portandosi l'intiero carrozzone mediatico dell'occasione, decidono per la reunion. In una sorta di completamento karmico di quanto avete precedemente letto su Seguendo la massa a massa, le due allegre famiglie vanno a incontrarsi per salutare la rispettiva progenie in partenza per la Capitale Mondiale della Caccia alla Lontra, LONDRA, appunto.
Ma la band è ben presto costretta a un secondo scioglimento, ghezzo: è in arrivo il SempreAtleticoBabboGanini, che, munito di cromato autocarro, trasporterà i tre giovini Paolo, ovvero il Sottoscritto, Max, ovvero Lamerda, e Ultron, ovvero Eleonora all'Aeroporto di Orio al Serio. Ghezzo.

9.55 am: L'aereo si prepara a raggiungere la pista di decollo. Io mi sono impiastrato sulla poltrona dalla fregna. Mi passano davanti agli occhi le ultime tre ore, nelle quali, dopo un tranquillo check-in, la troppa disinvoltura del trio si era trasformata in umiliazione. Crudeli altoparlanti a urlare "ULTIMA CHIAMATA D'IMBARCO PER D'ALESSANDRO, LAMESTA E GANINI", i nostri nomi a echeggiare per tutto il terminale. Eh sì, eravamo in ritardo senza saperlo... maledetto Nintendo DS,
maledetto sudoku di sta cippa di cazzo.

9.56 am: CHE STORIAAAAAAA!

10.59 am:
Fine dell'odissea aeroportuale. Dopo un volo misteriosamente costellato di "MIND THE ?" (dove ?= sintagma biascicato) e di visite della sempre piacevolmente sfuggente Natalia, hostess un po' goffa ma comunque figa, i nostri ultimi momenti nell'aeroporto di Luton sono dedicati all'inseguimento dei tre nostri epigoni pakistani, i CONTURBANTI ARANCIONI (visto che andavano in giro "con turbanti arancioni"), che ci fanno da Faro d'Alessandria (arancione) verso l'Uscita.

11.31 am: Sul pullman verso la Victoria Station, appare ormai chiaro che Max è impazzito. Il delirio più vergognosamente gratuito di ogni tempo (che avrà un climax quanto mai sanguinoso) comincia nel bel mezzo della cittadina di Luton:
Max: Ehi, ma qui i cimiteri sono tutti uguali!
Ele:
Idiota! È lo stesso di prima!
Tra le altre minchiate a freddo:
- Ele, ma perchè non ti fai suora?
- Ma hanno una forma strana le ragazze londinesi
Eleonora non sembra mostrare alcuna emozione, nessun disprezzo nè pena per quest'uomo. Fredda come il ghiaccio, comincia a simulare dei versacci, quasi a voler ostentare la sua umanità. Appena può si mette a comunicare telepaticamente con il suo Nintendo DS, come se preferisse il contatto del freddo metallo a quello di due idioti in carne, ossa e pelazzi. Chissà perchè...

1.30 pm: Dopo un pranzo a base di ali di pollo piccanti e fagiolini in una salsa aliena, the Brigade si dirige al suo quartier generale londinese, l'Hanover Hotel Victoria. La stanza è un buco di tre metri quadri arredato da Giovanni Senzaterra, con bagno di mezzo centrimetro cubo, asse da stiro, teiera completa di bustine da tè, senza armadio e spazio per respirare.
Ci concediamo un'oretta di svacco durante la quale introduco la giovane Eleonora alla nobile arte delle parolacce in inglese. Tra un cock e un asshole, Max converte il telecomando non funzionante a vibratore.

6.00 pm: Visita al Tate Modern Museum, ma non prima di aver dato inizio alla tecnica della Fotografia Chirurgica, ovvero la nobile arte del fare 4 foto a ogni centimetro di terreno guadagnato. Se Eleonora riesce a produrre immagini anche piacevoli, Max dà sfoggio della sua creatività con composizioni azzardate o inesistenti, all'insegna del dog's dick, come lo chiamano i gentlemen inglesi.
Intanto, la torre del Tate svetta quasi fallica sul lato opposto di uno skyline dominato dalle gru. Gru ovunque, gru enormi, gru sempre in movimento. Stanno smontando Londra pezzo pezzo, la portano a Pechino. Qui resteranno solo i Pakistani.
Dopo aver visto ogni sorta di deliziosa e delirante aberrazione mentale umana, e con un po' di rimorso per non aver visto la parte dedicata a Dalì (a pagamento), usciamo dal museo un po' più contenti. Max solo perchè ha realizzato di essere ancora vivo.

7.30 pm: Indugiamo ancora qualche tempo nei dintorni del Tate. Degusto una bevanda di dubbie origini, la Dr. Pepper, che fa di un cagare inimmaginabile, e compongo haiku del tipo:
Tamigi, Tamigi,
quand'ero piccolo,
c'andavo in bigi.
Paura, atroci dubbi e grattacapi per le Scarpe Abbandonate che si muovono misteriosamente nei dintorni del Museo, poi via sul lungo-Tamigi, alla ricerca di un locale per cenare. Sullo sfondo, la London Eye, una ruota panoramica di dimensioni apocalittiche che domina la città. Calma Max che c'arriviamo, piano...
Alle prese con la sua scheda internazionale, Max riduce all'inabilità ogni cabina telefonica sul suo cammino, poi decide di lasciar perde. Il nostro Big Boy comincia poi a fotografare a ritmo devastante: si contano 50 foto al cinema IMAX, 75 al Big Ben e 86 alla London Eye.

7.31 pm: "Ele, dov'è Max...?"

8.35 pm: Un'ora. Un'ora di fottutissima attesa. Un'ora di cuore in gola. Bastardo. Il giovane, in preda a una fobia fotografara, si era lanciato dall'altro lato del Waterloo Bridge per fare una foto del FOTTUTO Big Ben dietro alla FOTTUTISSIMA ruota panoramica. A nulla è servito il nostro tentativo di notificare al gentiluomo il fatto che lo avremmo raggiunto attraversando il sottopassaggio. Max non ha atteso, è andato oltre, sempre più in là. Un uomo normale si sarebbe fermato ad aspettare gli amici, Max no: acquisito l'obiettivo, si procede fino alla distruzione. E l'obiettivo era la London Eye.
Alla fine, io ed Eleonora decidiamo di provare a guardare proprio alla London Eye. Per niente. Ritorniamo sui nostri passi, ed eccolo lì, sul Ponte, candido come un bebè.
Rissa verbale in mezzo alla strada, poi dritti alla ruota panoramica.

8.35 pm (alternate version):
D
opo essermi staccato dal gruppo ed aver attraversato la strada per fotografare la London Eye, vedo Paolo dall’altra parte della strada che mi fa dei gesti con le braccia: intenderà che ci troviamo in fondo alla strada…
Arrivato alla fine della via non vedo nessuno, allora inizio a percorrere la strada al contrario dalla parte opposta (quella dov’erano Paolo e la Ele). Noto che c’è un sottopassaggio e penso: saranno passati di qua! Percorro il vicolo oscuro ma non trovo nessuno. torno in superficie e non vedo ancora facce conosciute.
Dopo qualche minuto di esitazione e un freddo che mi ha percorso il corpo, con un respiro profondo e la cartina di Londra alla mano mi sono messo in viaggio! La prima tappa è stata la London Eye, anche perché era quella l’attrazione che dovevamo andare a vedere insieme. Ho pensato: magari si sono diretti là!
Dopo essere arrivato, ho incontrato due giapponesine fighe da dio che mi hanno chiesto di fare loro una foto! Potevo rifiutare? Dopo esserci convinti da ambedue le parti (italiana e giapponese) che la foto andava bene, mi sono rimesso in cammino.
Oramai le speranze di ritrovare i miei compagni d’avventura mi stavano abbandonando, cosìcche mi sono diretto alla stazione di Waterloo, dove sono andato a mangiare da Burger King, in quanto la lucidità stava dando sintomi di stanchezza.

A pancia piena inizio a dirigermi al luogo dove mi ero perso: qua incontro delle Baby Gang con delle facce per nulla carine. Dopo aver fatto ancora qualche foto e tornato al punto di partenza, ritrovo i miei compagni per nulla rilassati.

Ecc…

(© 2007 by Max. Virgole e formattazione di Paolo, che non si assume nessuna responsabilità per la mancanza di senso di alcune frasi)

11.15 pm: L'astio tra me e Max si stempera in risate sguaiate a bordo della London Eye. Londra, la città famosa per essere a Londra, ci si mostra in tutto il suo splendore notturno, e noi la dominiamo dall'alto.
Cena alla stazione di Waterloo, famosa per essere pronunciata uaterlù, poi viaggio allucinante sulla Linea Grigia della metro, la Jubilee, una delle cose più incredibilmente futuristiche che abbia mai visto.
Giunti in albergo e abbracciati i cuscini, Max rivela al mondo il motivo della sua tanto decantata idiozia: ha circa quattrocento sintomi di morte imminente. Durante la notte si tachipirinizzerà, ma nel frattempo lo aiuto a non far prendere sonno a nessuno, bombardandoci a vicenda di minchiate, ma non prima che Eleonora sia prorotta in una sonora pisciata della durata di 8 minuti (con il coraggio di dar la colpa al lavandino, poi...). Ci si addormenta, ovviamente, su un do minore di peto prodotto dal sempre prestante Max...