buzzoole code A Paul's Life: agosto 2008

domenica 31 agosto 2008

Under my Calella, ella, ella, ella... - Finale

Day 8 - 23/08/2008
ore 12.15 - Perodromo
La giornata inizia con il pene di Fabio sbattuto ripetutamente sulla faccia di Germani, che, stupito, guarda me e poi comincia ad emettere gridolini. Non mi metto indagare se questi versi siano di piacere o orrore, perchè saluto i compagni di nottata e raggiungo Bone nella già sgombra Camera dell'Ammmore.
Finiamo di preparare le valigie in fretta e furia, ci lanciamo tipo wrestling sui bagagli per riuscire a chiuderli, poi una graziosa cicciona apre la porta con il suo passepartout e ci intima di uscire. Sono le 9.58, uscita prevista 10.
Alle 10.08, siamo davanti al magnifico trenino, oggetto del desiderio non erotico (forse) delle Ninfomani Caste fin dalla prima serata. Il fantastico automezzo, assai deprimente in verità, ci ha dato buca in due occasioni: la prima, quando scopriamo che l'ultima corsa parte alle 22; la seconda, quando scopriamo che il tassista che ci aveva detto dell'ultima corsa delle 22 mentiva, e che l'ultima corsa parte alle 21. Quindi, prendiamolo di mattina e ciaopepp.
Mentre diamo un ultimo sguardo commosso all'arredamento urbano di Calella, vengo molestato sessualmente da Mone e Fabio che pretendono che tocchi loro la punta dell'uccello. Ultimi rigurgiti di In the world, in the world e altre filastrocche di simil fattura, poi i Dodici si smembrano: alcuni vogliono salutare il mare, altri si dedicano a un ultimo giretto per negozi. Nonostante le intenzioni di mangiare la pizza di Max e soci, è troppo tardi, per cui ci rechiamo al kebabbaro, anch'esso chiuso. Bene, ci accontentiamo della Can Xena, locale assai pittoresco a pochi passi dall'albergo, dove consumo il primo, terribile hamburger della giornata.
Grazie al ritardo del ristoratore, arriviamo in albergo all'ultimo istante, ritiriamo i bagagli e ci incamminiamo verso la stazione dei treni.
Adios, Calella... olè!

ore 16.55 - Barcelona mon amour
Il viaggio di ritorno non è minimamente traumatico come quello d'andata. Sul treno per Barcellona-Saints, ascolto a scrocco la musica dall'iPod di Max, mentre questi dorme, e mentre mi dimeno sulle note del rogherol, una ragazzina mi guarda divertita. Tra una nota e l'altra, posso intrasentire un gruppo di giovani mendicanti della musica che esegue Azzurro e When the sants go marchin' in, ma di questo si occuperà Bone, assai più documentato sull'accaduto.
A Saints, raggiungiamo con facilità il treno che ci porterà in aeroporto. La figata è la musichina che ci accompagna durante il viaggio, che vorrei assolutamente su disco. Responsabili della Renfe, se leggete queste parole, contattatemi.
Giunti in aeroporto, siamo protagonisti di un simpatico incidente: ci rechiamo all'imbarco prima che al check-in. Anche per merito di una certa supponenza da parte mia.
Al banco del check-in rimango impietrito innanzi all'angelica bellezza della hostess Easy Jet: desidero sposarla all'istante, ma il destino e i chilometri ci dividono. La mia solita sfiga sentimentale.
AMOOOOOOOREEEEEEEEEEE....
Il metal detector, per la prima volta nella mia esistenza, suona al mio passaggio. Mi costringono a togliere le scarpe. Niente, suona ancora. Mi fanno passare dopo avermi perquisito, mentre Fabio ne approfitta per avanzare indisturbato, anche se il detector era suonato anche per lui.
Pisciatina, poi pranzo mid-pomeridiano in aeroporto, dove spendo una cifra assurda per un hamburger ancora più orrendo di quello della Can Xena. Mi consolo con gli acquisti dell'ultimo secondo nella libreria dell'aeroporto, dove mi accaparro "De amor y de sombra" di Isabel Allende, e con la visione dei simpatici pupazzetti dei Muppets.

ore 19.25 - Il ritorno dell'amico Tonno
Dopo un'ora e mezza di avanti e indietro sulla pista, il pilota decide di togliere il freno a mano ed eseguire la benedetta partenza in salita. Mentre tutti dormono, Stoner ne approfitta per rompermi ancora un po' i maroni, non pago del fatto che sto leggendo e che continuo a ignorarlo. Il nostro si azzarda pure a fare un simpatico video in cui tutti lo insultano, ma lui è comunque felice come una pasqua.
Finalmente, atterriamo a Malpensa. Mentre scendiamo dall'aereo, realizzo che "De Amor y de Sombra" della Allende ce l'ho già... in italiano. E bravo Paolino.
Il nastro trasportatore ci impiega davvero tanto tanto tanto tempo a restituirci i bagagli: prima qualche simpatico testa di cazzo dimostra tutto il suo genio appoggiando sul nastro un pezzo di ferro e poi una scatoletta di tonno, che qualcuno poi apre e consuma. Si vede che la vostra vita è fatta solo di droga e superalcolici, cacaziretti di rara bbbruttezza.
Bagagli in mano, ci avviamo con un po' di nodo in gola verso l'uscita, dove BabboLamesta, PapàGianni , PapàGanini e BabboStoner attendono le proli loro e altrui per riportarle in quel di Carthusia. All'ultimo, arriva anche Leonida, padre di MarcoBronzodiRiace nonchè del prode Hercules, al secolo Matteo, e, all'urlo di "Questa è... Malpensaaa!", carica i bagagli sul Galloper a calcioni e sgasa verso casa.

ore 20.45 - Berlusconi è ancora vivo
Abbandoniamo il Terminal e ci mettiamo in cammino verso il parcheggio. Già intravvedo Bone, diretto verso la GaniniCar, annaspare in preda a sofferenze inenarrabili. Ghezz.
Max: "Ma dove ha messo la macchina? Panda azzurra... panda azzurra..."
Paolo: "È questa!"

Max: "No, non è mia!..."

...
"Sì, è mia."
Il rockissimo Babbo Lamesta ci racconta della sua recente avventura bolzanese in motocicletta con Mamma Lamesta, in sottofondo prima "Highway Star" dei Deep Purple, poi VirginRadio, che il Lamestone mi consiglia caldamente di ascoltare.
Mentre BL ci delizia con i resoconti delle sue spericolate avventure, Stoner dà l'ultimo, fatidico segnale di vita, chiamando il cugino e comunicandogli di aver schivato d'un pelo un camper in ribaltamento. Ci portiamo all'altezza dell'incidente, e fortunatamente non ci sono vittime. Anche se si sperava che almeno un... ehm... ehm.... va beh.
Il viaggio nella notte termina alle 20.45, quando la Taekwondo Panda di Casa Lamesta mi scarica davanti casa (nonostante l'appuntamento in piazzetta... va beh...). Abbraccio a Max, saluto virtuale a tutti e riabbraccio i genitori, reduci da una minigita assai deludente a Como.
Scopro che mamma ha cominciato a leggere romanzi gialli, e che Berlusconi non ha ancora stirato le zampe.
Mi commuovo.

(FINE)

Si ringraziano per l'apparizione e la splendida vacanza:

Alice
(cosa t'ho fatto? perchè non posso fare colazione in pace? perchè...?)
Bone, ovvero Anzianetti, Bambinetti, Ciuletti

(le tue scoregge hanno un retrogusto strano, curati... però TVB)
Ele
(alla fine ce l'hai fatta a restituirmi il ceffone, eh... viva il karma)
Fabio & Mone
(noooo, la punta nooooooooo....)
Germix
(sei il solito gay psicomagico)
Marco
(voglio i tuoi capelli)
Max (t'ho visto poco, ma è stato bello cagare in contemporanea)
Stefina

(attenta quando corri a testa in giù...)
Stulidis, ovvero Stefania Giannoulidis
(scusa per l'accidia e tutto il resto, ma lo faccio sempre in nome della simpatia...
davvero, non so se non lo capisci o fai finta :P)

Stoner, ovvero Culopicchio 'o shcassauallera
(reciditi le corde vocali)
e a tutti quelli che hanno letto e hanno capito quello che ho scritto

per la pazienza e per i decimi di vista andati perduti...

alla prossima

Under my Calella, ella, ella, ella... - Day 7

Day 7 - 22/08/2008
ore 12.50 - Due colazioni e una pista da biglie
Io e il mio amico Bone ci rechiamo solitari a far la colazione, persino convinti di essere in ritardo. Ma grazie al cielo, mentre saliamo, incrociamo gli altri, e torniamo giù per guardare gli altri consumare il pasto più importante della giornata con occhi sgranati e voce melliflua.
Scesi in spiaggia, il cielo cupo e plumbeo sconsiglia di buttarci in acqua, per cui ci dedichiamo, finalmente, alla costruzione di una bella biglie-pista di 15 chilometri e mezzo che circonda il nostro campo-base sulla spiaggia. La seguente competizione, particolarmente emozionante visti i tiri ben assestati che son riuscito a menare, termina con la vittoria di Bone, il sorprendente ma non troppo (corruzione dei giudici) secondo posto di Stulidis, il terzo posto di MoneRossoAlfa, e il mio quarto posto. Dietro di me, il nulla, oppure altre cinque persone.
La seguente partita a beach volley viene interrotta dall'alzarsi improvviso di un vento apocalittico e il minaccioso pioggerelinare della pioggerellina pioggellosa: consigliati da Manolo, il barista di chi ama, ci rechiamo in un vicinissimo ristorante all'aperto per gustare la tanto agognata Paella. Il cameriere è molto simpatico, però è anche molto bbbrutto, per cui gli parlo il meno possibile.
Consumiamo questo abbondante Paellone frutto degli dei, anche se, per motivi ingnoti i colleghi Max e Germa non si aggregano alla paellata. Neanche Stoner, ma lui, visto che ha fatto tanto il gradasso di sto cazzo a Barcellona con quella Paella di merda, può anche andare "via col vento".
Dopo pranzo, depositiamo l'oggettistica in albergo, consumiamo un gelato caro come la vita umana su Marte, e, dopo un rapido chaaaaaaaaange, torniamo in spiaggia.
Ho scritto questo paragrafetto come lo scriverebbe Bone, praticamente.
Spero di riuscire a fare di meglio...

ore 19.50 - Make your fonz on the pounds...
... adesso.
Appena messo piede sulla sabbia, ecco un gruppo di quattro olandesi, quasi tutti molto brutti, conosciuti come il Biondino, il Negretto, Frankenstein ed Harry Potter. Sono molto spiritosi, anche se la loro simpatia mi irrita quando parlano italiano (ci metto un quarto d'ora a insegnargli che FUORI si dice fUUOOORI e non FLORI). Però imparano con sorprendente rapidità "bastardo". Quando i miei italianissimi compagni di squadra si mettono ad applaudire al passaggio un automobile (sì, ok, non mi ricordo quale fosse, non me ne frega, menatemela per tutta la vita... ma era un automobile), i nostri olandesini applaudono per una bicicletta. Episodio che mi diverte tantissimo, tanto che lancerò l'applauso per il passaggio di una coppia di ciclisti.
Bone, molto lanciato nell'inglesismo a tutti costi, comincia a urlare "Pounds" a ogni palla lanciata e Fabio mi supplica perchè traduca "tua mamma è una cagna". Ma non lo faccio per non generare casi diplomatici.
Liquidati gli olandesi, comincia l'ultima fase dell'ormai leggendario Torneo Son of a Beach Volley: dopo un argento, un bronzo e un legno, sono quasi sicuro di essere fuori dalla rosa dei 5 sfigatoni che dovranno pagare da bere a tutti in caso di sconfitta devastante. Capito, grazie al cielo, in squadra con Marco e Stoner, per cui posso praticamente sedermi e godermi la partita. Purtroppo, il vento mi impedisce di sfoggiare appieno le mie doti di battitore, o di battone, dir si voglia, per cui fallisco miseramente. Il nostro invidiabile tridente porta a casa un argento, mentre Max, senza muovere un dito, si becca il quarto oro consecutivo.
Alla fine, gli sfigati a offrire saranno Alice, Bone, Mone, Stefy ed Ele. Ma questa è un'altra storia.

ore 0.45 - In the rain, in the rain... (ovvero Siete delle merde, oh-oh-oh-oh-ooh)
La doccia, il momento della giornata in cui posso esprimere a pieno le mie doti canore, diventa una strage.
Mentre compongo ed eseguo allo stesso tempo la mia terza Aria per Cesso e DocciaSchiuma, il piccante Canto della Frastrugna (il primo era dedicato al Frasuolo), dimentico di infilare la tenda della doccia dentro la vasca, l'acqua scivola fuori e allaga mezza camera.Grazie al cielo, l'amico Bone si rende conto dell'accaduto, mi avverte per tempo e riusciamo a salvare il salvabile, usando direttamente le nostre salviette da spiaggia.
Ripetendo alcuni fiuuut, che sollievo, ah, minchia, e mentre mi sento una merda umana per la terza volta in questa vacanza, a cena, mi scrive Anzianetti, ci servono il bacon. E sti cazzi.
Ah, prima della cena, l'ultimo, ventosissimo aperitivo (offerto da meee), con il tizio della reception che ci caccia dagli scalini antistanti il portone. Stronzo.
Dopo cena, diamo una prima sistemata alle cose dentro le valigie, perchè, purtroppo, l'indomani si dovrà lasciare Calella-olè, e visto che dovremmo lasciare la nostra camera al ciulino dell'ultimo momento della coppia Ali-Mone. E va beeeeeeeeeeene.
Usciamo per una rapida toccata e fuga al locale del milkshake, dove Stoner, consultando il menù, aveva liquidato il milkshake al cioccolato con un "è solo latte", per poi consumarne a litri imitando me e Germanal. Quale idiozia! Questa sera, con un mal di gola galoppante e con qualche figlio di troia (coincidenza che sia italiano?) che mi spara tutto il fumo in faccia, mi concedo una coppa gelato ahimè piuttosto insipida, odiando l'esistenza.
Il ritorno in albergo è tutto sotto la pioggia, e già gioisco al pensiero che l'indomani dovrò mettere in valigia una salvietta ancora zuppa, resa ancora più zuppa dalle tonnellate d'acqua scrosciate in pochi minuti.

ore 1.45 - Made in Ciapet
Ultima sera, brindisi di fine vacanza.
Ci assembriamo nell'enorme sal...ehm, camera delle ragazze, ci ammassiamo sui loro letti, gonfiamo palloncini che usiamo come membri finti, e Marcone arriva pure a vestirsi da donna. Viste le spalle enormi e le braccia muscolose, il risultato è poco convincente, ma comunque divertente.
Sangria, salatini intinti nella nutella, patatine al prosciutto, poi festeggiamenti finiti. Stoner si becca un vaffanculo estemporaneo da me, e poi mi devo pure giustificare.
Mentre Mone e Alice ciulano indisturbati sul mio letto, accetto l'invito di Marco & Co di dormire nella loro stanza, per sfidare il pregiudizio comune. Divido il letto con Germani, e, coincidenza, entrambi finiremo con il raffreddore, pochi giorni dopo.
Qui si attua la vendetta definitiva contro il Tricheco. Fabio e Marco preparano una selva di gavettoni da lanciare al Trichecone, che sta passeggiando indisturbato davanti all'ingresso, giusto giusto sotto di noi. Appena Germani si affaccia, vede un ignaro passante e aizza i due: "Dai, lanciamogli un gavettone". L'ordigno centra il tettuccio di una macchina, e il suo contenuto acquatico prende in pieno volto passante e Tricky.
Luci spente, tutti sotto le coperte. E si dorme.

Dormire con Germani, ve lo garantisco, è una brutta esperienza. Nonostante tutta la nostra buona volontà, e il nostro posizionarci l'uno con i piedi in faccia all'altro, ci si svegliava ogni 7 minuti per insultarsi ("Stronzo, girati dal'altro lato che non ci sto!"), ci si rigirava. Per qualche minuto, sono riuscito a godermi la sinfonia in snorfate di Fabio e Marco: i due riuscivano a russare in sincronia perfetta. Appena finiva il primo, attaccava il secondo. E così via, per tutta la notte.


(continua...)

giovedì 28 agosto 2008

Under my Calella, ella, ella, ella... - Day 6

21/09/2008
ore 12.45 - Paoletto, prendi questo braccialetto...
Questa volta no. Mi metto da un'altra parte, e mi evito la tortura della colazione. Cari Bone e Alice, no, questa volta il mio cibo me lo pappo tutto in santa pace, e voi non me lo spappolerete come avete fatto ieri mattina! No! Non ve lo permetterò, maaaaahi!

Stronzi.

È la mattinata delle compere. Ormai ci siamo accorti che il tempo sta scadendo, Calella se ne va, sto diventando grande, lo sai che non mi va. In spiaggia gli ombrelloni non ci vanno, perchè se li porta in spalla Stoner. L'intento teorico sarebbe quello di andare al mare a fine shopping, ma ci dedichiamo a visitare quasi tutti negozi, in tutto il loro fulgore smaronante, e quindi ciao, ciao, ciao, ciao mare. Tutta colpa delle ragazze, e di Stulidis in particolare, che sono alla forsennata ricerca di Boh! per Boh! Boh!
Acquisto un simpatico bracialetto, il primo dalla tenera infanzia, che, devo ammetterlo, mi infighisce alquanto il polso destro. Solo che devo toglierlo quando disegno, che poi se lo bagno lascia giù.
Scelto il vezzo, mi dedico, come sempre in questo bel megastore della minchiata, a sfondare i bonghi, di cui io e Bone scopriamo una varietà composta di due bonghi incollati alla base e suonabili attraverso una specie di pendolo. Il disco del mio amico Anzianetti, è evidente, si sta per arricchire di nuove sonorità.

Intanto, Stoner aumenta la sua dose quotidiana di "Paolino", nomignolo che detesto in bocca a un essere di sesso maschile (per quanto maschile possa essere questo rompiglioni di classe AA++). Il pirlone riesce anche a dimenticare gli ombrelloni nell'edicola dove GLI HO acquistato i francobolli (e quindi in una situazione in cui non era assolutamente necessario che li togliesse). Ah, Bone, non credere di essere diventato il suo "migliore amico". Rompe sempre e comunque le balle più a me che a te. Stime dell'Osservatorio dell'Università di Pavia.
Dopo una rapida visita al Salumiere, dal quale io e Mone ci ripromettiamo di tornare sabato mattina prima della partenza, la Compagnia delle Minchie si reca in un altro negozio di souvenir che espone bellamente oggetti destinati all'onanismo maschile e femminile. Su una scatola, campeggia il logo "VANESSA..."
"...prendi questa mazza", completo, citando un film porno (che, ora rammento, in realtà si intitolava Valeria, prendi questa mazza) il cui titolo mi ha sempre divertito moltisimo, moltisimisimo. Fabio saluta questa mia uscita con sommo piacere, e mi inorgoglisce aver allietato gli animi con un po' della mia cultura cinematografica.
Questa diventa l'occasione per ripetere i celibri versi di Unisex degli Squallor: "... nelle narici del nassooo, dentro nel buco dell'orecchieee, dentro nel buco del cullloooo!", ormai diventato uno dei tormentoni underground interni fra me e Mone (dopo In the world e Rita Faltolyano!).

Mentre lo dissuado dall'acquistare scherzetti per Stoner, che sinceramente non mi sembrano all'altezza, l'amico Mone sceglie una pornografica cartolina per Tia (il simpatico orsacchiottone che per il secondo anno di fila ha fatto in modo di non presenziare alla nostra vacanzona), che fa il paio con il PORTACHIAVI CON PENE DI METALLO che sempre l'arguto amico ha selezionato ieri a Barcellona fra mille papabili regali imbarazzanti.
Poco prima dell'uscita, sempre più ritardata, mi ingegno nel comprendere il funzionamento delle nacchere, ma, ahime, fallisco miseramente.

ore 13.01- El chocolatero
Stremati, stanchi e con in testa dei cappelli imbarazzanti, torniamo in albergo, dove ci attenderebbe il pranzo. Ma diciamo che c'è ancora tempo.
Vado ad acquistare l'acqua per me e il mio compagno di peting Bone, e all'uscita del negozio vengo fermato da uno spacciatore: "Tomas el chocolate?" "No, gracias." Esattamente come nel dialetto milanese, il cioccolato è l'erba.
Carico di un sacchetto con due bottiglie, mi apposto su una sdraio della piscina all'ultimo piano dell'albergo. Il barista mi guarda male, malissimo, lo guardo, lo guardo malissimo, indica le bottiglie, gli dico che le lascio giù, e lui continua a leggersi la Gazeta del Deporte. No, non so che giornale fosse.
Fabio sfoggia le sue doti natartistiche con tuffi carpiati, semicarpiati, incazzati, con funghi, patate e salsa rosa, e intanto io mi presto a fare foto a tutto il mondo. Mentre si allarga il buco nello stomaco, rischiando di risucchiare la Costa Brava tutta, io e SteGarl ripassiamo il nostro di tormentone interno: "La Tartaruga/Un tempo fu/Un Animale che correva a testa in giù/Come un siluro/Filava via/Che ti sembrava un treno sulla ferrovia!" (B. Lauzi).
Durante la vacanza, mi dicono, la stanza delle ragazze è stata cassa di risonanza di alcune delle canzoni al limite del demenziale che con gli anni ho avuto modo di diffondere, fra tutte l'indimenticata "Urca che bello!" del grandissimo Enrico Beruschi.

ore 19.35 - Son of a beach volley

Compilo la cartolina. Una sola, mamma non le vuole. L'ho promessa a una mia compagna di università. È una cosa molto triste.
Dopo un breve e sonnecchioso sonnellino, intraprendiamo l'ultima corsetta con MarcoScarlattoVelocista. Tornati in spiaggia, sono subito coinvolto da BellezzaSfolgorante in uno scontro a colpi di pallavolo con due simpatiche donzelle approcciate da Marco il giorno precedente, e che hanno in comune con noi il fatto di essere esseri umani, di essere italiani, e di soggiornare all'Hotel Continental.
Grazie alla sua possanza nelle battute, Paolo terrorizza l'Occidente, con le due giovani, la diciottenne Denise e la tredicenne Debora, che supplicano pietà ogni volta che il nostro tocca palla.
Messe in ginocchio per due volte le ragazze, l'allegra compagnia di stronzi si diverte poi a gavettonare Stoner per l'ennesima volta.
Segue ancora il pazzo pazzo beach volley, in cui mi guadagno una umiliante medaglia di legno nella squadra di Stefina e Alice, l'unica in cui nessuno poteva coprire i miei errori. Ma l'importante è divertirsi. Infatti, durante un ultimo disperato tentativo di salvare la partita, urlo all'avversario Germanal: "E con questo punto ti dimostrerò che sei un frocio!". Però la palla va fuori.
Con mossa a sorpresa, Stulidis è vittima di un cinico ma assai divertente scherzo perpetratole da MarcoDiavolettoImpertinente, che le ha infilato un serpente di plastica tra i vestiti. Quale orrore! La povera vittima chiagne, chiagne, chiagne. E poi non chiagne cchiù. Ma basterà il minimo spiffero d'aria a spaventarla.
Sulla via per l'albergo, Bone indossa il gommone-pneumatico. Io, fiutando le grosse risate in arrivo, gli stendo la mia salvietta da spiaggia sulla testa: l'immagine è quella di una suora-omino Michelin orrendamente oblunga in un solo punto del corpo, ma con un ingombrante e coloratissimo manto che ne valorizza le curve. Rispondendo alla sfida che gli lancio, Bambinetti il Multicolore si presenta con naturalezza alla reception e chiede le chiavi della camera. Impagabile, infatti non gli dò manco un euro dei 10 promessi se avesse compiuto l'impresa.


ore 1.30 - Non ho mangiato la Svizzera, ho attraversato la Francia
La Stefina, prima di salire, aveva preteso di entrare in camera nostra e fare la doccia prima di noi. Visto che la stanza 211 è una libera Repubblica fondata su di me, lascio la sala da pranzo cinque minuti prima e in men che non si dica sono lindo e pinto.
Purtroppo, la Stefina mi scopre e un po' poi mi sento in colpa.

La serata è all'insegna del rimorchio. Di chi con chi, non possiamo dirlo. E non possiamo neanche riportare alcuni simpatici commenti fatti da qualcuno nei confronti di qualcun altro. E neanche quello che abbiamo pensato tutti.
Eeeeeeeeeeeeeeh?
Ci rechiamo al locale accanto a quello di Machete in compagnia di Denise e Debora. Io e Germanal cerchiamo di far sentire a proprio agio la più giovane delle due, facendoci raccontare storie assurde di oratori, giovani cugini evirati, mancette che spariscono. Ma, quando rispondendo alla sua affermazione "Eh, vorrei un fidanzato tipo Brad Pitt", io e Germani cominciamo a insultare l'attore, lei si dilegua improvvisamente.
MAI parlare male di Brad Pitt a una tredicenne.
Dopo aver dimostrato ancora una volta l'arrugginimento del mio spagnolo con la cameriera, inizia l'attoreggiamento di Fabio. Per dimenticarlo, assaggio le nachos superunte di Max. Anche qui, Debora ci delizia con una perla: "Eh, son venuta qui in macchina... c'abbiam messo tanto perchè siam dovuti passare dalla Francia".
Risate sotto i baffi, poi dritti in albergo. Sulla via, Stoner ammorba Denise con discorsi che lei non comprende, ma che asseconda con non chalance.
Questa volta, me la vedo io col Tricheco.
Mi appoggio al bancone e mi osserva. Io lo guardo e lui non si muove. Lui mi guarda, e non si muove. Inizia un lungo duello di sguardi, alla Sergio Leone. Covoni di fieno, il vento che fischia.
Poi arriva Germani, e come d'incanto il Tricheco si alza, lancia chiavi a destra e a manca e insulta tutti in una lingua inventata al momento. Subito dopo, inizia un comitato di resistenza non violenta al Tricheco che s'insedia sulle scale. Alla fine il simpatico Manganiello, l'addetto alla security, ci convince a desistere e a tornare in camera, con i suoi modi sempre gentili. Che caro uomo.

(continua...)

Under my Calella, ella, ella, ella... - Day 5: Speciale Barcellona

20/09/2008

ore 10.30 - Oggi Gaudì, ma un domani...
Allora, la storia della Catalogna per dementi:
"C'era una volta il Greco. Solo lui. Il Greco prende il battello e arriva in Catalogna. Qui ci sono già l'Italiano e il Francese che lo aspettano. Cominciano a vendersi delle cose.
Fai un commercio, fai due commerci, fai tre commerci, ed eccoci nel 1939, e c'è Franco oh Franco 'o Dittatore che impedisce a tutti di parlare il Catalano, la lingua nata perchè il Greco (che, a quanto pare, parla una lingua neolatina), il Francese e l'Italiano non riuscivano a parlarsi. C'è uno che parla Catalano e lo ammazzano.
Poi...
Franco stira le zampe, il Catalano risorge e viene finalmente parlato, con gioia del Greco, dell'Italiano, del Francese e del Napoletano, che arriva e dice: "E io ti spalmo sul panino!"
Poi a Barcellona fanno le Olimpiadi, e ci sono Freddy Mercury e Montserrat Caballè che cantano ininterrottamente da allora Barceloooooonaaaaa! Barceloooooonaaaa! Per carità, non dite a Montserrat Caballè che Freddy è morto, se no succede un casino."
Questo è bene o male quello che ci ha raccontato Rosy nell'oretta buona di viaggio organizzato from Calella to Barcelona.
La giornata era già cominciata con dei tormenti che non ricordo, ma che sicuramente implicavano i numerosi peti spagnoli del compagno di letto e di umorismo Anzianetti.
Arrivati all'ultimo istante disponibile al pullman, mi trovo seduto accanto a Fabio, che sarà impegnato per tutta la giornata nella stesura di un romanzo giallo. Qui, oltre a una manciata di rumorosi italiani tra cui spicca il consueto "uomo dei commenti all'ovvio" che mi sta seduto davanti, udiamo la cristallina voce di Rosy, la guida che riesce a cambiare sette lingue nell'arco di mezza frase. Sbagliandole tutte. Un esempio di code switching mica da ridere, eh. Appresa la storia della Catalogna da cotanta fonte di saggezza, arriviamo nella città di nome Barcellona.
Prima tappa, la meravigliosa Sagrada Familia, esempio dell'enorme estro architettonico di Antoni Gaudì, genio che ha praticamente plasmato con le sue mani questa città, della quale avremo solo qualche flash durante questa intensa giornata. Grande Gaudì, bella alla mamma di Stoner che vediamo assediare i turisti in cerca di qualche monetina, bello il giro attorno alla Cattedrale, la cui facciata sud è stupenda sì, ma vi stanno appiccicando dei pezzi di apparecchio ortodontico che non comprendo. Torneremo nel 2030, a Cattedrale finita, per vedere cosa staccare. Bello anche Stoner che mi supplica di andare al negozio del Barcelona, ma lo ignoro.

La seconda tappa è il Parc Guell, meraviglioso parco progettato da Gaudì per conto del Signor Guell, che comprende anche la casa dove visse l'architetto. A Mone cade la mascella, e io non posso far altro che imitarlo, vista l'estrema abilità di un musicista persiano che si esibisce con uno strumento a corde a me ignoto in suggestivi arabeschi musicali (bella questa, eh? Proust mi fa una sega).
Io e Stulidis rimaniamo incantati dalla Banc de Trencadìs, e qui cito testalmente la guida, "una panca rivestita di piastrelle che corre sinuosa lungo l'intero perimetro" di una piazza che si estende sopra una fantastica sala fatta di innumerevoli colonne, anch'essa decorata di piastrelle, che dà sull'ingresso principale del parco, dominato da una fontana a forma di lucertola. L'anziano guardiano scruta tutto, facendo attenzione a che nessuno danneggi quella che è, in fin dei conti, una stupenda opera d'arte.
Fra una foto e l'altra, Mone, Max ed io progettiamo il Capodanno a Londra...
M: "Bello! Capodanno a Londra, a Times Square!"
P: "Guarda che Times Square è a New York..."
M: "Boh!"
Dopo una breve sosta su uno dei colli che circondano la città, ci dirigiamo in centro, dove ci attendono le Ramblas...

ore 14.30 - De furtibus negotiibus, de stautibus, de autobus
Sosta obbligatoria all'Hard Rock Cafè, dove vorrei acquistare un paio di bacchette da batteria. Ma costano 21 €, quindi telefona a stu cazze... Dentro, è un orgasmo di cimeli della storia del rock, fra cui, curiosamente, uno spartito di Whole Lotta Love dei Sssseppelin in italiano.
Prendiamo poi la via delle Ramblas, costellata di meravigliosi statue viventi, tra cui spicca un'inquietante e meraviglioso angelo dorato. Peccato non averci fatto una foto. Le Ramblas un po' deludono, sono alla fin fine solo un lungo vialone di negozi prima che inizi lo sfacelo di boutiquine di souvenir. In una di queste, acquistiamo un regalino fallico per Tia, e, malgrado anch'io voglia acquistare una t-shirt o qualcosa di simile, scappo subito per via di quei ROMPICOGLIONI DEI COMMESSI/GUARDIANI/BORSEGGIATORI che cercano di impedirti di uscire dopo averti praticamente reso insopportabile stare dentro il negozio.
La quintessenza del cagacazzo.
Altro giro, altro ladro: ci fermiamo in un localino dove spendo 7.50 per una pizza, il tutto per un errore di distrazione idiota. Paolo, prima guardare i prezzi. Mi faccio il pasto con Stoner versione gufo che mi rinfaccia il fatto di non aver preso quella paella dall'aspetto orrendo che consuma con finta soddisfazione. Io spero che ti esploda una cozza nell'intestino.
Riprendiamo la via verso il pullman, ma non manca una capatina alla FNAC locale, dove avrei acquistato volentieri qualche libretto, se il tempo non fosse stato tiranno.

La partenza viene ritardata da Mone, che si ferma a conversare amabilmente con Josè, l'autista, sulle doti terapeutiche della grappa alla liquirizia selvatica. Si vede che Josè ha particolare affetto per il cicchetto, vista la quantità di semafori rossi che ha rispettato.
Uno.

Forse.

Torniamo a casa, e si crea un effetto stranamente reale, che vi dà la misura dell'esasperazione a cui ci ha condotto Stoner.
S.: "Ma ragazzi, questa non è la nostra fermata, questa non è Calella!"
P.: "Sì, è questa, scendi!"
S.: "Non è questa!"
Tutti : "E allora sta su, cretino!"
Tutti, tutti, con uno sfalso temporale infinitesimale e senza essersi messi d'accordo, l'hanno detto.
Non è solo una cosa mia.
Davvero.

ore 0.45 - Machete
Il pre-cena consiste fondamentalmente di alcuni "Rita Faltolyano!", nome della pornostar protagonista del cosìddetto PornoEgitto, film a luci rosse che io e Mone abbiamo visto (in tempi e luoghi diversi) e che c'è rimasto nel cuore, e poi di un duetto canoro: "In the woooooorld, in the woooooorld, in the... in the... in the... in the... in the woooorld." Considerate che stavamo entrambi cagando. Nei nostri rispettivi cessi, divisi da un muro di carta stagnola.
Poco prima di mangiare, sulla scalinata antistante l'ingresso del Continental ci raggiunge Brixia Lad. Visto che comincia a parlare a vanvera, e, considerando il fatto che lo odio, mi alzo a metà di una sua frase e mi avvicino al bancone del Manolone. Aspetto un minutino, poi esco di nuovo. Come per magia, Brixia Lad, un grande esempio di Frocio nel Cervello contemporaneo, è sparito.
La cena è sempre quella, il dopo cena è simile. Su insistenza di Stulidis, donna dai molteplici capelli castani, ci rechiamo da Machete, gestore di un pittoresco locale in una piazzetta molto carina al limitare della Zona della Perdizione. Machete assomiglia troppo a Machete, solo che ha un occhio sbirulo che guarda ovunque, e fa un po' troppo il simpatico. Io e Germa consumiamo un cocktail che non ricordo, Stoner ordina una JD Cola, ed è talmente genio da consumare separatemente i due ingredienti (il JD e la Coca), in nome della libertà d'opinione. Il risultato è una tremenda figura di cazzo.
L'episodio fa esplodere il mio odio sconfinato e ingeneroso verso questo povero uomo venuto dalle vicinanze di Famagosta. Un odio che mi sfianca al punto da impedirmi di giocare a bowling: Germanal e Anzianetti portano a casa la partita, e vengono salutati dallo staff della pista con cerimonie un po' eccessive, ma sempre divertenti. Fra uno strike e l'altro, si ode la radio spagnola trasmettere Nek.
E io provo ancor più odio.

ore 2.00 - Raccontala giusta, Stoner
La stanchezza sparisce tutt'd'un tratto, quando diventa chiaro che Mone e MarcoDispettoSorprendente stanno progettando qualcosa ai danni di Stoner. Sto. Sto. Stocazzo.
Il giovane è deciso a ricoprire di schiuma da barba il letto del nostro, appena caduto nel dormiveglia. Io mi accollo la responsabilità di tenere in mano il tappo. L'idea è quella di costringere a far girare la vittima, che si sarebbe quindi trovata in un mare di zozzume: nonostante tutti gli ululati tipo "MAurIzioOoOo! MaUrizIiooOoOoo!", Stoner ha le orecchie incollate agli auricolari.
All'improvviso, Stoner si getta nella melma ed è tragedia. Marco se l'è data già a gambe. Mone, il secondo cospiratore, si rifugia nell'adiacente camera delle ragazze, che viene chiusa a chiave. La vittima viene a lamentarsi da me e Bone.
S.: "Ma chi è stato? Tu no, Bone, eri in camera tua"
P.: "Neanche io", dico, non accortomi di avere ancora in mano il tappo, che nascondo con gesto fulmineo.
S.: "Eeeh, lo so io chi è stato".
Il giovane torna in camera, e spronfonda nel letto, solo per trovarsi immerso in un cuscino fatto di schiuma da barba. Stoner non si controlla più, ed è vendetta.
Io e Bone ci rifugiamo nella camera delle ragazze, dove Stoner cerca tracce dell'attentatore. Mone è ancora lì dentro, invisibile dietro a una colonna. Qualcuno bussa alla porta: è Marco, che getta un gavettone addosso a Stoner. Un secondo ordigno acquatico inesploso capita nelle mani della vittima, che ingaggia un duello senza esclusione di colpi con MarcoSecchiataDevastante, che termina con l'esplosione del gavettone e l'alluvione dell'ingresso della camera delle ragazze.
La vendetta è compiuta, e tutti dormono contenti.
Finito il processo di asciugatura, Mone si decide a emergere da dietro la colonna, ancora sogghignante.

Stanotte non dormo nel mio letto. Ciuletti deve trombare.

(continua...)

mercoledì 27 agosto 2008

Under my Calella, ella, ella, ella... - Day 4

Day 4 - 19/08/2008
ore 12.50 - Ouverture, ovvero Olga, Caviale del Volga
L'ora è tarda, e i cocci non si muovono.
Emergo dal sonno grazie a Mone che entra in stanza, e, datosi una rapida occhiata in giro, e notando Bone particolarmente sofferente, sentenzia: "Bone ha vomitato".

Dopo l'ormai abituale spasmodica attesa, Stefina si accaparra un simpatico gommone a forma di... gommone. AH AH AH AH AH! L'hai capita? Minghia, oh, di gomma grande, di pneumatico grande! Eh eh eh.
Eh eh.
Eh.
Dicevo... e anche una palla più leggera! Eheheh, pensa.
Grazie Bone per gli appuntini.
Poi, mare, mare, mare, galleggiamento sul gommone, insulti a Stoner. Ormai è tutta routine.
Scusate, ero troppo impegnato a vivere per scrivere tutto.

Il pranzo è un trauma unico. Scendiamo e assistiamo a un infinito assembramento di volti femminili efebici esterefatti davanti ai vassoi del buffet. Sono arrivati i Polacchi, che mai tanta abbondanza videro in ora di pranzo, e per tanto difficilmente mangeremo prima di sette ore.
Però c'è la pasta.
Cioè, a me non me ne frega niente, ma tutti son contenti. Per cui... alèèèèèèèèèèè!

ore 19.50 - Investiti tra i nudisti
Reduci dall'invasione polacchese, i nostri escono dalla Sala da Pranzo con la consapevolezza che, no, non sarà il solito pomeriggio. Infatti i Dodici, circa, si appostano in una saletta vicino al bar e cominciano a svolgere le più svariate occupazioni mentre le stanze vengono adeguatamente preparate dall'incrollabile squadra delle Atomic Bonzons.
Dopo un riposino faticosamente portato avanti nonostante le fastidiose parole di Stoner echeggiassero nell'aere, Bone, Io e il nuovo runner, il grandissimo MarcoCorridoreConturbante (grazie Bone), ci spingiamo là dove nessun essere pudico aveva mai osato prima: le calette nudiste a Sud di Calella. Vecchi corpi aggrinziti e peni che assomigliano a vulve ci allietano per qualche istante, prima di ripartire, arrivare alla nostra spiaggia, non trovare nessuno, proseguire di corsa verso Pineda, tornare indietro, e non trovare ancora nessuno. Sulla spiaggia, ci attende un enorme tenda (minghia che battutone, oh, la tenda che attende, porca troia che compagnone che sono) sotto la quale si muovono i conturbanti corpi tedeschi di donnine che non me la faranno mai manco annusare, guidate da un magnaccia dalla dubbia identità sessuale.
Niente aperitivo, a sto giro. Peccato.

ore 25.00 - El Fragolòn della Manaña de la Fuente de la Vega, Olè
Mentre attendiamo l'arrivo di ragazze e ragazzi, ci soffermiamo davanti al bar di Manolo per guardare le Olimpiadi, trasmesse 24/24 ovunque. Mentre ci sediamo, comincia la sfida Afghanistan - Spagna di Taekwondo, disciplina marziale inventata da Max qualche giorno fa per far più figo. No, esiste, ha il suo seguito, eccetera eccetera. Mentre osserviamo le spietate evoluzioni dei due artisti marziali, Stoner ci fa una confessione agghiacciante: "Sapete, non faccio questi sport perchè... perchè ho paura di far male gli altri".
Applausi.

Serata pornosoft, in vista della partenza della mattina seguente per la Capitale della Movida Spagnola, Toledo. Scusate, Barcellona.
Eheheh, Montserrat Caballé davanti alla Sagrada Familia... minchia quante me ne fumo.
Dicevamo, torniamo al locale nel quale ci avventurammo la prima sera, dove gustiamo una sapida torta alle fragole (anche se il Pan di Spagna sotto [spetta, era Pan di Spagna, vero?] non soddisfa), e dove Fabio decide di aggiornare la lista di battutoni della vacanza [la lista completa qui]. La cosa dopo poco diventa la Fiera degli Aneddoti Già Sentiti, e vedo che anche a MarcoCabezaAllucinante cala la palpebra.
Si muove verso l'albergo, dove ha luogo un nuovo round del duello Bone-Tricky: stavolta, Bone ha pronto il suo 211 in Spagnolo. L'obeso custode non sa come reagire al fatto di essere costretto a capire quel che gli si dice, per cui picchia la chiave sul bancone in modo ancor più violento.
Bone, a questo punto, ha scritto "camera ragazze" e "cacca vapore". Poi mi faccio spiegare che vuol dire e ve lo scrivo anch'io, ok?
Ah sì.... allora, tornati in albergo, io e Bone ci avventuriamo in quel reame fatato che è la Camera delle Quattro Ninfomani Caste, dove mi dedico a sporcarmi la maglietta con i vari pennarelli che uso per colorare un aeroplanino per la carissima Stefina, alla quale proprio non riesco a negare un disegnino. E infatti ne faccio due.
Poi la cacca vapore proprio non mi viene.

(continua...)



Under my Calella, ella, ella, ella... - Day 3

Day 3 - 18/08/2008
ore 10.30 - Potenzialmente
Dopo una nottata passata a scorreggiare l'anima, niente corsa manco sta mattina. E stavolta neanche Bone corre. Mentre la forma scompare, i due impavidi umoristi decidono di rimandare l'esercizio ad ora da destinarsi. Dopo il solito risveglio e la solita colazione, ci arrendiamo all'evidenza di un'attesa infinita nell'atrio del gruppo di profughi (Fabio, Germanal e MarcoRisveglioRitardante), che tarda a scendere.
Intanto, il Joker dentro me avanza. Chuckle, chuckle. Perchè sei così seeeerio?

ore 14.30 - Solo con Manolo
Fatico a tenermi in piedi, sulle roventi sabbie spagnole. Sì, certo... "sulle roventi sabbie spagnole": ogni mezzo bagher a volley si risolve con una rovinosa rotolata per terra. E sarebbe così su ogni tipo di terreno. Per fortuna, le battute riesco ancora a farle decentemente. Inoltre, ho tanto culo da capitare sempre nella squadra dei più forti, ma talmente forti che possono permettersi di ignorarmi bellamente, rimbalzandosi la palla tra loro e profondendosi in complesse coreografie pallavolistiche, con sommo piacere della mia pigrizia. Ma sempre con un sano pizzico d'invidia.
Dopo pranzo, crollo in un sonno profondo e osceno, interrotto da quella graziosa maliarda obesa della donna delle pulizie, alla quale permetto di completare la propria opera di riassetto della catastrofica camera nella quale sto spendendo queste oziose ore della mia vita. Mentre aspetto, raggiungo il bellissimo barman di nome Manolo (che si era introdotto la sera precedente offrendoci una gustosa offerta discotecara, che abbiamo cordialmente respinto), ma la risposta catalana al Mago Forrest non c'è, e la moglie sta leggendo un libro approfittando dell'assenza di clientela.
Intanto, il compagno Bone, che si era assentato durante il mio sonnellino in compagnia della cara SteGarl, mi cerca per tutto l'albergo col cuore in gola, ignaro del fatto che mi ero recato nella hall. Quando mi riabbraccia, si commuove e si esibisce in una Giga del Ringraziamento agli Dei davanti agli astanti attoniti. Queste cose non sono necessariamente successe davvero.

ore 19.50 - O andare al mare, o andare al monte mutui
Pomeriggio, la scissione: alcuni si recano alla piscina all'ultimo piano del nostro albergo, altri si dedicano allo shopping, altri ancora alle compere. Eheheh, ci siete cascati, eh? No, uno dei tre gruppi è andato in spiaggia, e c'ero pur'io.
Alle 18, ci ritroviamo in albergo per incontrare un personaggio proprio bbbrutto di nome BrixiaLad, dove Brixia sta per "agenzia alla quale ci siamo appoggiati per organizzare il viaggio e della quale abbiamo scoperto solo ora il nome" e Lad sta per "faccia di cazzo", per usare un latinismo in voga. Grazie alla sua simpatia di giovane coi capelli lunghi ingranato di ogni tipo di liquore, organizziamo la gitarella di mercoledì a Barselooooooonaaaaaaaaaaaaaaaaa. E già ci immaginiamo Montserrat Caballé a cantare tutto il giorno
Barselooooooonaaaaaaaaaaaaaaaaa davanti alla Sagrada Familia.
Dopo esserci fatti spillare 33 euro da questo giovane cacaziretto di periferia, io e Bone scappiamo fuori per una corsetta sul lungomare che ci condurrà
a poche centinaia di metri a Nord di Calella, più esattamente a Pineda del Mar, ennesima cittadina fotocopia della costiera, forse un minimo più nuova e curata della nostra. Lodando le grandi innovazioni della Spagna zapateriana, e dopo aver stilato la teoria dei 40 anni di dittatura necessari perchè ogni democrazia si sviluppi pienamente (ce lo meritiamo Berlusconi, ce lo meritiamo...), torniamo verso casa, dove mi aspetta il secondo aperitivo (patatine al prosciutto + birra San Miguel).
Buuuuuuuuuuurp!

2.30 - Il sonno oltre la siepe

A cena, il Secondo Scisma: alcuni, disgustati dal cibo offerto dall'Hotel, decidono di darsela a gambe. Ci raggiungono poco dopo la cena, giusto in tempo per l'inizio del DiscoManolo, una manifestazione ballante tenuta dal barista più bello di tutto l'hotel proprio a pochi centimetri dal bancone, con giovani e meno giovani (e soprattutto meno giovani) di tutte le età non anagrafiche che si scatenano in balli senza ritegno su una musica che personalmente vivo abbastanza male [ricchi premi e cotillons a chi riesce a leggere questo periodo ad alta voce tutto d'un fiato]. Stulidis non demorde e vuole a tutti i costi che mi esponga al pubblico ludibrio, e così accenno qualche timido passo di danza davanti a lei che sorride beffarda. Sono lontani i giorni del Dancin' Paul. E sono lontani anche i giorni in cui la mia autostima aveva ancora voce in capitolo.
Finalmente si lascia l'Hotel e ci si dirige boh, a fare "Boh!". Poi andiamo al minigolf: io sono stanco e non gioco, ma sorseggio un buon tè al tè mentre osservo sornione gli impavidi colleghi di viaggio. Durante le partite, due
bionde slave un po' volgarotte perdono la pallina nella siepe che limita il campo: MarcoCedrataSconvolgente mi costringe ad aiutare le giovani a recuperarla, ma è una missione impossibile. Le due si dileguano, e io mi ri-spaparanzo sulla sedia.
Mentre Fabio conteggia i risultati delle partite, un giovane responsabile della struttura si avvicina a Mr. Ricotto e lo asseconda mentre questi declama i punteggi, poi lo caccia fuori con fare cortese. Boh!
Arrivati in albergo, quel bbbbbruttissimo conosciuto come Tricheco, o Tricky, oppure semplicemente Figlio di una Cagna, ci accoglie con la sua consueta simpatia: al momento di prendere la chiave, finge di non capire il "211" che Bone pazientemente gli ripete in sette lingue, poi, una volta che gli viene solertemente indicato il numero, prende le chiavi e le picchia con violenza sul bancone. Eh, Tricky, Tricky, ti andrà in cancrena il cazzo un giorno, eh.
Si rincasa, e ci si butta a letto stremati. Credo di essermi concesso un po' del cosìddetto sconfort, tediando Bone con qualche menata prima di scivolare nel sonno. Bbrutto.

Ho fatto un post senza parlare di Stoner.
Ha rotto i coglioni durante tutta la giornata, però ormai è sottinteso.

(continua...)



lunedì 25 agosto 2008

Under my Calella, ella, ella, ella... - Day 2

Day 2 - 17/08/2008
ore 9.45 - Psycho Bone
Il nostro runner di riferimento, Anzianetti, conosciuto anche come Bone, si sveglia di buon'ora con l'obiettivo di andare a correre. Il ragazzo anziano vuole destare anche il sottoscritto (da mia esplicita richiesta, ricordiamolo) attraverso uno sciabattare quasi pornografico per tutta la stanza. Si arriva al punto in cui, dopo aver aperto gli occhi, lo perdo di vista, anche se il suono scricchiolante delle infradito continua come se stesse percorrendo chilometri e chilometri: "Dove sei andato?", gli chiedo; ma da dietro l'anta dell'armadio emerge Bone, con il sorriso a 15 denti del bambino monello che vuole prenderle. Il sorriso di Bambinetti.
Perso tra le nebbie dell'hinterland onirico, decido di lasciare al compagno umoristico l'atroce sforzo di andare a bruciare calorie in riva al mare, preferendo le coccolose braccia del dio del sonno. Che mi punisce con sogni fastidiosi.

Alle 7.50, sentendo i proverbiali rumori intestinali del sempre cacante Jam... err, Max, decido di alzare i chiapponi rosei dal lettuccio e andare a rompere i coglioni ai compagni della stanza adiacente, che lamentano una nottata passata su un letto fatto di fruste, molle e sparachiodi. Tornato Bone, ci si dirige alla sala da pranzo per la colazione, un ricco buffet di ogni cosa ma nessuna prelibata. Da segnalare, i muffin passatelli, il salame iper-speziato della sera precedente e la spremuta al colorante arancione. Buon appetito.

ore 13.50 - Donde està el sanitario?
Eccoci poi diretti alla spiaggia, un'ampia distesa di sabbia grossa che cala a picco in un fondale profondissimo già a pochi centimetri da riva. L'acqua è pulita, di un azzurro un po' cupo, e costantemente mossa. Mossissima. Travolgente. Nel senso cattivo.
I più atletici fra noi si fanno la traversata oceanica in direzione Piattaforma, una piccola isoletta galleggiante a qualche metro dalla spiaggia dove, ci dicono, si radunano ggiovani d'ogni età e nazione con l'intento di resistere alla nausea il più a lungo possibile.
Iniziano le prime sfide a racchettoni, che non mi vedono protagonista, nonostante i record sempre in salita, e la prima partita di beach volley, starring Mone, MeMedesimoBello e Anzianetti contro il dinamico trio EleonoraUltron, Stulidis, Stoner. Già non ricordo il risultato, ma il saggio e sarcastico Mone mi insegna a battere (e infatti poi a giocare farò schifo, ma sarò una minaccia in battuta), e inaugura il secondo tormentone estivo dopo "Boh!", con la frase leggermente sarcastica "A me piace Paolo perchè è forte".
Piccolo excursus di spiegazione ai non addetti ai lavori:
  • Boh! era stato inaugurato qualche tempo prima da Mone e Mr.Ricotto, d'ora in poi Fabio, come suggello entusiasta a qualsiasi frase, spesso con connotazione esortativa.
Esempio:
A: Quanto fa 6x5?
B: 35!
A: Boh!
(tratto da una storia vera)

Boh è da pronunciare con un'intonazione più alta di qualche semitono rispetto alla propria voce naturale, marcando la o, e preferibilmente con una leggera accentuazione della h finale. A seconda dei gusti, aggiungere un'estrema sgranatura degli occhi.
  • "A me piace xxx perchè yyy", dove xxx è un soggetto i cui difetti sono sarcasticamente sottolineati dalla frase corrispondente a yyy.
Esempio
A: A me piace Germix perchè è una persona sveglia.
Solo che di solito fa ridere.
È il momento del primo grande screzio fra me e Stoner, il prologo di una lunga serie di insulti e invettive all'ospite da parte di quasi tutto il mondo. Almeno, di quello che dopo un po' gli si riempiono i maroni. Il giovane, che vanta le qualità di riservatezza, rispetto dell'altrui privacy e pazienza, lancia simpaticamente una gavettonata d'acqua al sottoscritto, che se ne stava bello buono e giocondo ad ascoltare la sua musichina. Non avesse mai beccato un lettore mp3 tanto visibilmente sfoggiato sul petto, in vero villoso, dell'ignara vittima!
Eheheh! Il nostro Paolo, preso dall'ira accumulata in appena 24 ore, non può far altro che sfruttare la ghiotta occasione per pronunciare una bella requisitoria: "Sei il coglione più grande dell'universo! Hai il cazzo nel cervello!"
Volemose bene.

ore 19.55 - Ma cos'hai bel briccone...
Passa il primo pranzo, un buffet composto per lo più da verdure, qualcosa di vagamente simile a un risottino, e vari generi di fritto. La formula è bene o male la stessa anche nei giorni seguenti, per cui non vi ritedierò con questi particolari. Sappiate, nonostante le malelingue, che disgustoso non era, ma neanche buonissimo. Di sicuro, non sono morto. All'uscita della sala da pranzo, un Mone in stato di grazia saluta la dolcissima addetta al ritiro piatti sporchi con espressioni tipiche spagnulesche: "Hola! Hasta la vista baby! Donde està el sanitario?"
Il pomeriggio prosegue con un lungo sonnellino, solo mio a quanto pare, perchè vengo interrotto da una pseudoviolenza sessuale perpetratami da Mone e Fabio. Non dichiarerò altro. Comunque, sonnellino bbbrutto e molto tormentato. Ma dei miei problemi di sonno non parliamo.
A questo punto, le ragazze cagano. Così ho scritto sugli appunti. Fidatevi. Le ragazze cagano.
Parliamo piuttosto del pomeriggio in spiaggia, dove quattro magnifiche tedesche osservano il nostro carrozzone di begli uomini sguazzare in acqua e passarsi la palla con l'incompetenza dei più incompetenti. Nel mio caso. Gli altri la toccavano. Appena mi riavvicino all'asciugamano e al campo base, il gruppo di belle figlie si dilegua. La potenza dell'Obelisco di Pavia.

Proprio in fase di palleggio sul bagnasciuga, una donna un po' agèe aveva recuperato la nostra palla. MarcoBellezzaSfolgorante, poco dopo, avrà modo di commentare l'episodio: "Ma come? Non ti piace? Guarda che quella ti pompa via l'anima!".
Risate e commozione.
Inizia il primo minitorneo di beach volley, che mi vede protagonista di un fortunoso secondo piazzamento, grazie alla squadra che praticamente giocava al posto mio. Continua in questo frangente la lotta al nemico comune, a quel rompicoglioni di Stonnie. In risposta a una sua battuta idiota, gli sottolineo che "il silenzio è un'arte"; e quando, in vena di battute davanti alla mia palese incapacità pallavolistica (e di tenuta di un'andatura bipede), Stoner dice che "dovremmo fare una lista dei tuoi voli...", rispondo con molto garbo "sì, voli dalla finestra, voli dalle scale...".
Si torna in albergo, e dopo una rapida doccia, mi aspetta il primo aperitivo: birra Estrella + patatine al pollo consumate da me, Fabio, MarcoBellezzaSfolgorante, Mone e Germanal davanti a una dei finestroni dell'albergo.
Due minuti dopo... la cena.


ore 2.30 - ... due palle e uno scopone?
In serata ci appropinquiamo al centro di Calella, dove abbiamo la vera e propria mini-Movida Calelliana. Ci addentriamo in un bar finto-bingo bongo, dove consumo una roba alla fragola incomprensibile, mentre Anzianetti si concede un piccolo ma sano tocco di Sangria, bevanda ufficiale del duo Mone-Marco e della Spagna tutta. Mentre sorseggio il mio cocktail, Silvia passa velocemente giusto giusto davanti al locale, procurandomi un sussulto mica da ridere. Sarà l'ultima volta che la vedo.
Non piangete per me.
Tornati in albergo ornati di simpatiche collanine hawayane che uso a mò di borsa a tracolla, Mone e la consorte Alice, con SteGarl al seguito, invadono cordialmente la nostra cameretta, e ci dedichiamo a sparlare di Stoner, nome in codice Pierce oppure CuloPicchio, alle solite disquisizioni sugli unguenti usati per la profumazione dei dindoli maschili, ai vari tipi di cappuccio esistenti sulla Terra, e ad altre belle cose relative alla mia, alla tua, e alla loro sessualità di ventenni del 2008.
Spente le luci, io e Bone ci dedichiamo a re-interpretare la saga di Star Wars in chiave penica:
"Luke, usa il Pisello!"
"Io sono il tuo Pisello!"
"Il Pisello colpisce ancora!"
"Io sono un Pisello, come mio padre prima di me!"
"Il Pisello ci circonda, ci penetra, tiene unita tutta la galassia"
Fra le risate sguaiate, il caro Bone mi ha salvato da una mezza crisi. E ogni volta che passa una crisi lascia qualche "sconfort".

(continua...)

domenica 24 agosto 2008

Under my Calella, ella, ella, ella... - Day 1

Day 1 - 16/08/2008
Ore 11.55 - Terrore al Terminal 2
Il Sole spacca pietre, sassi e laminati, laggiù nella vecchia Carthusia. Dodici esseri viventi (sette disperati assetati di bargiggia, quattro graziose prede sessuali caste e un disadattato qualificato come Stoner) si stanno per imbarcare in un'avventura ben poco avventurosa, ma dai molteplici risvolti polemici. Tra poco si parte, e si va a Calella-olè. Sì, proprio lì, sulla Costa Brava. Bravi.
Salutati parenti prossimi e genitori sconosciuti, tre auto e il magnifico Galloper, il vanto dell'Italia tutta, prendono la strada che, fatalmente, porterà i Dodici là. Sì, proprio là. A Malpensa, luogo di perdizione di orientamento e chellophane verde. Aaah, il cellophane verde.
Dopo un amabile viaggio in automobile impreziosito dalla rassicurante presenza di Alice, che inizia a stilare una lista del contenuto del bagaglio a mano ("E l'ombrello, me lo fan passare?"; "E gli orecchini, me li fan passare?"; "E il mignolo sinistro, lo posso portare?"; durata del viaggio, 65 minuti; domande, 715 milioni), eccoci nel Terminal 2 di questo aeroporto che mi ero figurato magnifico, ma che invece fa di molto cagare. Va beh, che è il Terminal 2, però...
Appropinquatisi all'area check-in, iniziano le prime avvisaglie del disturbo psichico di Stoner, il quasi-albino dagli occhi di ghiaccio, che, allampanato come pochi e con occhi sbarrati da seguace dell'Opus Dei, si lancia in un lungo monologo (il caro Stonnie si esprime solo attraverso lunghi monologhi che costringono l'ascoltatore ad assecondare ogni sua delirante lettera proferita) sul dispenser di preservativi nel bagno attiguo. Al banco del check-in, neanche Mr. Ricotto, PR dei Dodici, si nega a un dialogo sul filo dell'erotico con la colorata hostess, che carica con sorriso compiacente i bagagli sul nastro trasportatore.


Ore 17.30 - Hasta que vien la meravilla...
Durante i controlli di rito, un incazzoso e fin troppo zelante addetto alla security vuole mangiare la testa a Germix, un omone alto sei metri e quattro che vive in una perenne nebbia sensoriale, e che nel caso specifico ha fatto di tutto per passare attraverso il metal detector con ancora addosso la cintura.
Il seguente imbarco è la sovreccitata attesa di mezzo milione di derelitti umani, fra cui spicca la presenza di una deliziosa ma ahimè sconosciuta donzella di nome Silvia (come verremo a sapere poi) da cui proprio non riesco a staccare gli occhi. Qui Stoner si rivolge al cugino Max (sì, quello che scorreggiava ovunque nel mondo) con l'imprudenza del novizio, dicendogli:
"Max, guarda che quella ci prova con te!"
"Ma chi?"
"La... Stefania?" (riferito a SteTulu/Puzzi/Giannoulidis/Stulidis)
"Sì... sì, certo."
Evidentemente, il biondino non sa nulla delle circa venticinque morti possibili in cui potrebbe incappare. Ma, sinceramente, chi ha voglia di informarlo?

L'aereo si stacca da terra pochi minuti dopo, e si dirige a tutta potenza verso Barcellona. Il viaggio è molto rilassante: Mr.Ricotto dorme, Marco BellezzaSfolgorante ronfa, io leggo, il pilota vola da Dio.
Ripiombati sulla dura terra dell'aeroporto catalano sulle note di Hound Dog di Elvis, ricomincia il parlottìo che mi condurrà ai limiti della crisi di nervi alle 18.00 circa (complice la seconda tirata di Stoner, sì). Pisciatina, recupero bagagli. E via verso Calella.


Ore 21.30 - Domo Arigato, Mr. Ricotto
Il viaggio verso Calella è una delle più grandi odissee della storia dell'uomo.
Scartato il taxi, troppo economico per le nostre tasche di noi ricchi tycoon della lombarda (e a riguardo l'amico Bone saprà deliziarvi con un resoconto delle leggende metropolitane che circondano la Spagna), optiamo per il treno. La piccola stazione che collega l'Aeroporto a Barcellona è il teatro di un mio delirio personale: vessato
dalla crescente coda di turisti (ringrazio il tipo che per farmi sbrigare continuava a cambiarmi le monete che la macchinetta non voleva buttar giù) alle mie spalle, stampo per errore 8 biglietti per un'altra destinazione (non Calella, ma Matarò, qualche chilometro prima). Certo, la gran parte dei miei compagni poi si dimostra collaborativa nell'aiutarmi con la sostituzione dei biglietti (anche se, poi, a conti fatti, rifare i biglietti si è rivelato inutile, come mi accingo a scrivere), ma, fatalmente, Germix e Stoner, persi nella trance delle consolle portatili, se ne sbattono simpaticamente il cazzo mentre li invito a seguirmi per prendere i biglietti nuovi. Va beeeene.
Sul treno, provo a contattare l'Hotel per comunicare loro il ritardo: i tre anni senza manco sfiorare lo spagnolo si fanno sentire, e balbetto mentre cerco di elencare i nominativi delle prenotazioni. Il nome Ricotti diventa prima Rebecchi e poi Ricotto, prima che riesca a capire che il gentile responsabile dell'albergo ha fatto sì che possiamo trovare un pasto al nostro arrivo. Lo congedo con un "Hasta... Hasta... Hasta...", completato a dovere dall'amico Bone con un "Hastocazzo!".
Arrivati a Barcellona-Saints, snodo ferrioviario della città "che costa 2 euro al minuto", prendiamo, non senza difficoltà, un treno che ci porta fino a Matarò, praticamente sicuri che si recasse anche a Calella. Quanto ci sbagliavamo. Quando si dice il fato. Mi spiace per quei moveri cristi a cui ho fatto ricomprare il biglietto, ma sappiate che il karma mi sta punendo alla grande.
Sul treno, Mone guarda i primi lembi di mare e loda in modo sperticato le Mennone, sinonimo di Seni Femminili Giganti.
I nostri giungono finalmente a Calella alle 21.30. Sceso dal treno, faccio un po' di strada a pochi metri dalla famosa Silvia, prima che le nostre strade, irrimediabilmente, si dividano.

Ore 23.30 - Il mare d'inverno d'estate
Eccoci all'Hotel di Shining.
Fuori, uno squallido palazzetto di periferia; dentro, l'esatta replica dell'Hotel di Shining, ma realizzato con materiali di scarto. Ne sono testimoni i soffitti gonfi d'umidità e le consunte poltroncine del bar. Arte povera.
Mentre consumiamo qualche cotoletta a base di animali transgenici e con un frugale contorno di verdure e salami iper-speziati, notiamo un figuro a cui finiremo per affezionarci, Robert McManganello, conosciuto come Manganiello, il responsabile della security dell'albergo, i cui modi garbati ci conquistano subito. E non è sarcasmo. Peccato che Manganiello poco sappia delle natiche parlanti che ho mostrato alla dirimpettaia della nostra stanza appena messo piede in stanza, giusto perchè tanto così.
Finita la cena, ci addentriamo nelle vicinanze di Calella, praticamente la copia carbone di qualsiasi paesino marittimo del mondo, solo con tutto che chiude prestissimo. Gustato il gelato in un locale che esibisce in modo pornografico una infinità di apparentemente disgustosamente sapide torte alla fragola, e salutata la povera Stefina, in preda a un fastidioso mal di pancia, diamo una rapida occhiata al suggestivo mare notturno, mentre un freddino ino ino si infiltra nei nostri indumenti e nei nostri cuori.
Le nuovissime infradito ContoArancio mi procurano una fastidiosa feritina al piede destro, che mi sfianca al punto da costringere me medesimo a addormirsi con tanto di berretto in testa. Il dolore è una gran puttana, lo so.
Mentre il dolce Bone, mio compagno umoristico di stanza umoristica, mi rimbocca le coperte, già si avvertono distintamente i primi tremori di peti sismici.

(continua...)





sabato 16 agosto 2008

Under my Calella, ella, ella, ella... - Prodromo

(Kal-El tra le braccia del padre, Jor-El)


Il vostro si assenta per le vacanze.
Calella,
destinazione di perdizione e
patria del nudismo invertito
sulle coste brave del paese iberico che più iberico
non si può,
mi attende.
Se vedemu tra una settimana.


(Tia, non lasciare commenti del tipo "eh, vorrei esserci anch'io", o "stronzi", o "beati voi",
o roba che possa urtare la sensibilità degli altri lettori)


Per tutti gli altri, bacioni.

giovedì 14 agosto 2008

Andarsene così

Sarebbe splendido
Amare veramente
Riuscire a farcela
E non pentirsi mai.

Non è impossibile pensare un altro mondo
Durante notti di paura e di dolore
Assomigliare a lucertole nel sole
Amare come Dio
Usarne le parole.

Sarebbe comodo
Andarsene per sempre
Andarsene da qui
Andarsene così.

(Baustelle - Andarsene così)

lunedì 11 agosto 2008

domenica 10 agosto 2008

Treno di ferro



Buonanotte
buonanotte che vado
vado e non c'è appello
e nemmeno l'ombrello trovo questa notte
così vado anche se piove
anche se dietro le nuvole è tutta luna nuova
vado senza di te
vado senza di te.

Coraggio fratelli miei
il cappotto che vado
che vado avanti
vado senza di lei
tu stai in gamba che vado
come dicono di là dal mare
abbi cura
abbi cura di te.

Che anche quest'ora passerà
come una notte di campagna
quest'ora passerà
se vorrò bene al mio sogno
come a un abito di fiamma
quest'ora passerà.

Sono i mesi del vento
l'uomo che sogna
l'asino che vola
e tutto il resto che va.

È che là fuori
c'è un treno di ferro
con il cuore di calce
il soffio di acido e veleno
una valanga d'amore contro un bicchiere d'aceto
dopo l'ultimo bacio
prima del fischio del treno.

Tu non confondere il sapere col sospetto
e quest'ora passerà
come una notte di campagna
o come il tempo tutto
quest'ora passerà.

Sono i mesi del vento
l'uomo che sogna
l'asino che vola
e il tempo tutto che va.

È che là fuori
c'è un treno di ferro
con il cuore di calce
il soffio di acido e veleno
una valanga d'amore contro un bicchiere d'aceto
dopo l'ultimo bacio
prima del fischio del treno.

(Ivano Fossati)

venerdì 8 agosto 2008

Due cani in lotta

Per come me l'ha raccontata il capo, le cose andarono così. C'era questo qui, un altro indiano, credo... un tipo a posto, ma in passato aveva avuto dei problemi. Forse qualche guaio con la legge. Un'infanzia difficile, chissà. O magari cattive compagnie... O forse, per qualche motivo, sentiva di non poter esprimere tutte le sue potenzialità. E parlando dei propri conflitti interiori, dice al capo, "Dentro di me ci sono due cani. Uno è cattivo e malvagio. L'altro è buono. Il cane cattivo combatte costantemente quello buono."
Quando udii questa cosa, compresi veramente quel tipo. Capii che uno dei cani incarnava i nostri sogni e le buone intenzioni. Ha uno scopo, un ordine. Forse rappresenta il rispetto per gli altri e per se stessi. Il rispetto per ciò che possiamo diventare se ci mettiamo il cuore.
L'altro cane... non rispetta nulla. È una bestia rabbiosa, folle ed egocentrica, accusa gli altri del proprio malessere. Attacca in ogni occasione. Non desidera altro che crogiolarsi nell'impetuosa oscurità della propria rabbia.
Così qualcuno fa una domanda a questo indiano. Gli chiede quale cane vince, di solito.
Il tipo guarda in basso e ci pensa un po'. Per un sacco di tempo non dice nulla.
Poi, dopo attenta riflessione, risponde.
Dice questo.
Dice, "il cane che vince è quello a cui do da mangiare di più".

da Daredevil Vol. 2 #55, testi e disegni di David Mack