buzzoole code A Paul's Life: dicembre 2009

venerdì 18 dicembre 2009

Fa che nonna mi abbia regalato i contanti e non il solito paio di guanti

(il titolo è una citazione di "Canzone di Natale" degli Zen Circus)
(il seguente testo è stato scritto nella notte il 9 dicembre alla 1.50. lo pubblico come lo scritto, e non so perchè)

Per la prima volta da anni, mi sono accorto che posso vedere qualche stellina stando comodamente sdraiato a letto. Beh, certo, anche perchè le persiane non sono completamente chiuse, e c'è uno spazio abbastanza largo da permettermi di vederne distintamente un paio. E questo dopo due ore di essermi praticamente vietato di dormire pensando a un vecchio progetto che ormai, mi rendo conto, è impossibile portare a termine come vorrei. Come tutti i migliori periodi, anche in questo c'è un mare di roba da fare simultaneamente, e proprio questo impedisce di fare tutto al meglio. Anzi, a volte è proprio questa sovrabbondanza a impedire di fare qualunque cosa.
Recensioni, studio, teatro, varie letture, varie visioni, un po' d'esercizio, i pasti, i mezzi di trasporto, le richieste dell'ultimo momento, il magico mondo del www, la vita sociale tutto da comprimere in un unicuum spaziotemporale che scorre inesorabilmente veloce.
Tempo fa, parlavo di troppo ozio da svolgere. Confermo, vorrei giornate di 72 ore. E teatro almeno ogni 24 di queste 72. Vorrei leggere e ascoltare i dischi allo stesso tempo, ma non riesco fare entrambi con lo stesso cervello senza cominciare a pensare a una terza cosa. Su altri fronti, sto riuscendo a raggiungere un grado soddisfacente di multitasking e con una soddisfacente qualità. Rimangono fuori lo scrivere e il disegnare, oltre che lo studiare. Ma è solo il nostro dovere nella vita, che sarà mai! Presto poi, ci sarà anche da cominciare a lavorare alla tesi. Evvai!
Voglio morire!
Alè!
Ho tanto freddo!

Son due ore e mezza che mi giro nel letto e adesso ho deciso di mettermi a scrivere per stancarmi. Non è servito The Player su Deejay TV, e non avevo voglia di vedere South Park. Beh, meglio così, adesso so cosa fare quando non riesco a dormire. Scemo io a non pensarci prima. Se sta cosa finisce sul blog finisce davvero che qualcuno mi chiude in clinica. Ergo, finirà sul blog.
Oggi a Milano ho visto Ignazio La Russa, non so perchè ma non ho avuto idee per stuzzicarlo in qualche modo. Non volevo dargli la soddisfazione di augurarmi un cancro. E poi, era al cellulare. Al, non nel. Mannaggia.
Mi sembro tanto il protagonista di Moon. Senza fare troppi spoiler [e qui consiglio a chi lo vuole vedere di saltare qualche riga, non si sa mai], ma tre anni da solo sulla Luna sono inevitabilmente deteriori per la mente. La sola valvola di sfogo, la sola cosa che lo salva – non dalla pazzia, o almeno non solo da quello – è l'amore. Un amore virtuale, a sua insaputa. Anzi, un amore in differita. Un amore che di fatto è solo nella sua mente e nei messaggi che gli vengono centellinati da Terra. Ok, ora mi sono un po' lasciato prendere la mano dall'amore che non c'entra niente. La mia similitudine era per via della degenerazione mentale, ma mi chiedo se anche da quell'altro punto di vista... Film bellissimo, comunque... Regia inglesissima, poco indulgente, Sam Rockwell da paura, anti-clichèttaro, anti-plumbeo, a tratti impietoso, ma con un happy ending solare, inaspettato e adattissimo.

Tutto questo per dirvi che ogni tanto al blog ci penso.
Tornerò.
Presto.