buzzoole code A Paul's Life: settembre 2010

sabato 18 settembre 2010

Nessuno ha più voglia di scrivere

Secondo un saggio che conosco, chi si accontenta copre. Copre in quel senso lì brutto, avete capito bene. Cioè, bello. Cioè, avete capito... nel senso erotico del termine. Pensare che erotico era un mezzo insulto, una volta. Te lo vedi uno un po' con le stimmate del buliccio per strada, e tutti i signori in pipa e fedora che gli gridano Uè, guardate quell'erotico! Vabbé che la fedora fa stilosismo, fa finezza psico-posturale, fa sospensione da campo lungo, carrellata laterale e bianco e nero...
Nessuno ha più voglia di scrivere, e mi sa neanch'io, ma gesù quant'è bello il suono dei tasti e la canotta della mezzanotte e mezza e la voglia di wurstel e senape sotto il palato, che gorgoglia anche lo stomachino qui, e quasiquasi... quant'è bello che scimmiottare i romantici alla fine abbia ancora senso, e ammiccare al Bukowski che maledetto è più sano, anche se qui si è senza cirrosi, senza catrame e senza boh da scrivere. Battere a caso, a un caso e mezzo, quel che suggerisce il cervelletto, filtrarlo appena e sciorinarlo, alla fine allungarlo con la mezza abitudine dell'ordine.
Ci sono più o meno cinque parole che vorrei avere in bocca in questo momento. In sequenza, s'intende. Ma non si possono ancora sguinzagliare, lasciare libere di far danno. Ancora. Per ora sono nascoste al posto dei denti del giudizio che almeno una volta l'anno si mettono a tirare e far male, ma toglierli è troppo inutile perché ne valga la spesa. Sembra che ringhino, ma vogliono accarezzare. Ma poi sembra che ringhino lo stesso e le si manda sempre a cuccia, coda fra le gambe. Non passa anno senza che ci riprovino, non passa anno senza una vasca da svuotare. Neanche il tempo del gorgoglio, e giù il tappo che si riempie ancora.
Chi si accontenta copre, e io non voglio accontentarmi di niente, piuttosto lo spurgo da soli alle sette del mattino come alle tre di notte, piuttosto la sfiga a valanghe e i denti stretti. Piuttosto i calci nel piumone. Piuttosto questa scrittura conto terzi.
Se fosse un mondo perfetto, oggi ci sarebbe la neve e niente strade da attraversare e i guanti grossi e ruvidi che ti gommano le mani, ma in questo mondo perfetto senti e prendi le cose come se le mani fossero solo un po' più grosse e di un colore diverso. Oggi durerebbe un giorno in più, e ci sarebbe qualcuno che mi butta per terra e mi rotola e mi stuzzica alla vendettina, qualcuno che ride e arriccia il naso e si raffredda e dice qualcosa di imprevedibile ed enorme. Qualcuno fatto di colori, e che prende a piacimento la neve e la trasforma nell'alba più bella del mondo sull'erba più vibrante di quelle possibili e non. Qualcuno che ti subaffitta l'anima senza chiedere il permesso e senza firmare il contratto. Qualcuno a cui fare del bene. Qualcuno che lì non c'è, e corre a nascondersi nel sogno dopo.
Io credo che questa pagina non potrà mai finire, io credo che continuerà a nascondersi anche lei, io credo che questo non debba esistere ma se c'è è bello lo stesso. Io credo che se non ho passato logica la ragione è anche questa pagina. Io credo che questa pagina non sia una pagina. Io credo che quello che credo non gliene frega niente a nessuno, e che sembra un po' un discorso masturbatorio tipo Radiofreccia. Io credo che a volte mi giustifico troppo.
Nessuno ha più voglia di scrivere, e chi ce l'ha nasconde un motivo brutto. O non lo nasconde, ma ce l'ha. Io ho sempre cinque parole in bocca e un oceano di parole nella testa, ma qui ne metto solo un po'. Io spero che non vi piacciano, io spero che le capiate ma non abbastanza, io spero che la troviate voi al posto mio l'utilità, se vi serve. Se non vi serve meglio, felice di aver condiviso qualche minuto di incertezza.

Coreografia corale à la Bollywood.