buzzoole code A Paul's Life: giugno 2008

mercoledì 25 giugno 2008

Io, per piacervi, mi epilerei per tutto il santo giorno...

L'avvenire è già avvenuto.
Inevitabile e splendente, arriva la risoluzione di ogni nostra attesa o piccola morte.
Consolante come l'acqua per l'assetato, si chiude la sottotrama con twist mediamente sconvolgente, prevedibile e previsto, il climax dopo il quale è tutto conseguenza. Penitenza per ingiusti e dilettanti, piccolo rimescolamento di mondo per gli altri, tanta e buona fortuna al giocatore. Tendiamo la mano al sorridente, che si è troppo arrancato e pianto di nascosto e mandato giù a forza il boccone dell'ingiustizia, mai davvero inattesa ma ubiqua. Auguri e fiori bianchi, sana invidia a bordo campo, alti i calici di chi s'è impegnato.
L'unico foglio acceso è quello del testimone parziale, me medesimo, che s'illude di potersi sfogare con qualche rigo di testo ben scritto e altisonante, sfuggendo al giudizio dei molti e di se stesso. E tanti saluti alla coda di paglia e al circolo vizioso del codardo: inevitabile come gli eventi, arriva il lamento e l'autoassoluzione.
Nessuno comprende, chi sa leggere capirà. Questo voglio e questo mi aspetto; nessun insulto, nessuna pacca sulla spalla, solo un eco che mi dica dove andare, e riaccenda una forza e una fede già in risveglio. E una voce che mi sappia riconoscere e straziare, una voce che perdoni gli eccessi del foglio e del suo genitore. Una voce spontanea, che tarda, non arriva e, come sempre, delude. Che propina una pietà ridicola, come se tutto questo fosse stato una strana malattia. E che quindi non comprende.
Maledetti gli occhi.
Per quanto possa essere fiero di aver individuato, unico tra i pochi, "due alberelli pazzi" in quel paio di occhi, per quanto abbia potuto sperare di riuscire a... beh, alla fine non c'è stato niente da fare. Non c'è stato neanche modo di tentare di fare quel poco che si voleva fare. Nessuna opportunità concessa. E toglie il fiato. Toglie il fiato all'inizio, e lo toglie anche quando, ahinoi, succede l'inevitabile. Ed era già stata una corsa infame all'accettazione, con gli altri quattro stadi precedenti ad avvicendarsi senza tregua, anche più volte nello stesso istante. Grazie al cielo, l'inevitabile è un grande aiuto, un invito alla rassegnazione: certo, fastidioso all'inizio, ma consolante dopo aver smaltito un po' di rabbia (stadio 4). Perchè non farsi testardi? Perchè non martellarsi ogni notte con la stessa litania di piccoli orrori? Perchè non ha più senso. Perchè non c'è più tempo, per quello. È ora di camminare. Ma quel "vago" senso d'ingiustizia Non. Muore. Mai.
Qualcuno diceva "il vago senso che ho di averlo preso in culo".
Il desiderio più viscerale e vero e luminoso dell'esistenza preso e messo da parte, ignorato, scavalcato, scartato: una cosa legittima e naturale, non c'è dubbio, ma uno strazio, un aborto per chi ci crede. Purtroppo le belle cose astratte non bastano, non servono a dimostrare niente. E spesso nemmeno quelle concrete. Manca proprio l'aggancio tra desiderio (che parola limitata) e realtà. E questo condensa il senso insensato di tutte queste righe.
Se leggessero, non desidererebbero parole e amenità simili, quegli ardenti "arberelli pazzi" non desiderebbero queste lodi ipotetiche a sacrifici e martiri, questi accenni vagamente sarcastici e nichilisti a quello che è, ma è questo quello che è voglio dire, come lo voglio dire.
Fine del solenne atto d'onanismo, ora si torna a ricostruire la baracca.
Voglio bene a tutti-ma-proprio-tutti, voglio bene al futuro ma un po' lo temo, voglio bene al passato ma un po' lo detesto.
Signori, se permettete, vado a riprendermi il cuore, che m'è scivolato un attimo.

giovedì 12 giugno 2008

Ti spacco il culo col karate

Caro figlio di puttana
ti spacco il culo
col karate
perchè sei un gran figlio di puttana
e ti devo aprire le natiche
col mio fottuto karate
perchè mi prudono le mani
che non vedono l'ora
di sfilarti la colonna vertebrale
e frustrarti con la tua fottuta colonna vertebrale di cazzo
e fartela inghiottire
e rimettertela a posto
e poi pestarti a sangue
sempre col karate
ma lasciandoti sempre vivo
perchè il karate
è simbolo della pace nel mondo.
Uaaaaaaaaaaaa-taaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.

(scritta dopo un disco dei Tenacious D e una Carlsberg.
ero carico e voglioso di violenza verbale)

domenica 1 giugno 2008

Opéra Féerie




Disegno su commissione, digitalizzato e rimaneggiato a dovere.
Un vero ibrido, insomma.
Ora voli,
Ora respiri l'aria delle stelle.
Qui giù ti salutano tutti,
anche chi ti conosce poco.

(a Renan)