buzzoole code A Paul's Life: giugno 2009

lunedì 8 giugno 2009

On stage

Già ti scoppia il cuore, già ti manca l'ansia che aleggia nell'aria, il sudorino perenne sulle mani, i praticabili da spostare, il cerone e mascara delle sei e mezza, i dieci centesimi lasciati nella macchinetta del caffè, la preghierina collettiva, le frotte di bambine e bambini a riversarsi sul palco, occhi brillanti e sorrisetto, le battutine che stemperano la tensione, il nervosismo che contrasta ed esalta l'entusiasmo negli occhi di tutti, e l'infinita attesa che si esaurisce con l'eco del passo che supera le quinte e tocca la scena, illuminato da qualche luce, a strapiombo nel silenzio nero.
Poi c'è una voce che non sembra la tua che cerca a stento di echeggiare, di sfiorare quelle facce che intuisci ma non puoi vedere, di portargli in braccio il tassello di una storia, e se sei fortunato rubargli pure un'emozioncina. Respiri un ossigeno diverso, un ossigeno speziato e inebriante, una strana droga che sa di sorrisi, riverbero di luci, rito sacro collettivo e egocentrismi a cazzotti con la timidezza.
Poi raccogli tutto quello che hai e lo spargi nell'aria, e magari zoppichi nel tentativo, magari lì per lì non ti rendi conto e non senti niente attorno a te, ti ritrovi nella scena. L'orologio a cipolla da cercare a tentoni nella tasca ti restituisce alla realtà, ma la battuta successivo ti proietta nel tuo altro che ricomincia a esistere per qualche altro minuto.
Già ti manca tutto questo, e altri due milioni di cose che ci sono, le vedi, e non sai descriverle. Persino "magia" non basta nemmeno a sfiorare il concetto.

Questo venerdì, sabato e domenica sono stato impegnato in uno spettacolo basato sulla storia di Anastasia, in realtà il saggio della scuola in cui, un po' per caso un po' per fortuna, ho cominciato qualche mese fa a frequentare un corso di recitazione.
Come avrete intuito, oltre alle parti narrative recitate - in cui interpretavo lo sfortunatissimo Principe Paul, promesso sposo abbandonato della protagonista -, a farla da padrona è stata la danza - e d'altronde, considerando che la scuola in questione fa fondamentalmente questo, non si sfugge. Insomma, un ulteriore motivo di attrattiva per me, da sempre affascinato da quest'arte, ma troppo limitato per cimentarsi in prima persona.
La cosa veramente enorme, all'inizio quasi ingestibile psicologicamente, è stato il fatto di poter calcare il palco del Teatro Fraschini di Pavia, un inquietantissimo signor teatro. Una di quelle occasioni più uniche che rare nella vita per cozzare violentemente con un luogo che nella sua austera monumentalità (ossimoro?) sembra volerti dissolvere appena osi affacciarti oltre la quinta. Talmente enorme, alla fine, che si è mangiato per benino la mia voce inesperta da rookie della recitazione.
Un'emozione enorme soprattutto perchè condivisa dall'inizio alla fine, una specie di abbraccio continuo, con questo confortante ed elettrizzante sentirsi parte di un tutto, di una macchina un po' mamma un po' tornio, per cui ci si incrocia sorridendosi con quel leggero filo di complicità, oppure si accetta senza indugio ogni tipo di richiesta di aiuto (e qui saluto gli "amici" macchinisti, Matteo, Mitch e Maurizio, che mi hanno ingaggiato per lo spostamento dell'attrezzatura durante lo spettacolo). Ma soprattutto, bisogna dirlo, un abbraccio continuo con i miei compagni di avventura, quasi tutti già più "sgamati" di me (e vale la pena di salutarli ancora, a partire da Alma, che in questa occasione non ha recitato, ma è un McGyver in qualsiasi occasione, oltre che Gianpaolo - the mariuols - e il leggendario Gianfranco, come pure le graziosissime e bravissime, Serena e Valentina, oltre alle incantevolmente talentuose Viola, con cui ho avuto il piacere di dividere una scena che spero sia risultata intensa come nelle intenzioni, e Veronica - ballerina da combattimento prestata con spassosi risultati alla recitazione), ma - ne sono certo - non meno emozionati - e d'altronde, se era emozionata la nostra regista-mamma2 Floriana [e mi scuserà ma ho davvero esaurito gli aggettivi, confido nelle mie capacità "telempatiche"], che di teatro ne ha parecchio alle spalle, come potevamo sottrarci?
Ringrazio sentitamente tutti, col cuore colmo e la bocca spalancata dei bambini (e qui saluto il mitico Vittorio, un ballerino fantastico di 5 anni, e tutti gli altri simpaticissimi pargoli che hanno ballato), e con l'ironia scacciapaura dei grandi (un saluto con complimento ai ragazzi di danza contemporanea, con un balletto energizer sulla storica Mi fumo una pipa [anche nota come Mi chiamo Filippa, o L'olio d'oliva] del buon Mariolino Uomofiglio, e alla loro insegnante Chiara che sembra davvero una forza della natura), oltre che al nostro Pippo Baudo organizzativo e artistico, Eleonora - la "capa" della scuola tutta -, affiancata da Silvana e Paola.
(Uhm, se non ho citato qualcuno, si lamenti qui sotto, ma d'altronde è una scrittura piuttosto a getto per buttare giù un po' di adrenalina che ancora gira. Whooof! Verboso, eh?)
Mi manca tutto, ma fra un anno sarà di nuovo tutto in moto.
L'unica pecca è che non sarà più la prima volta.


martedì 2 giugno 2009

Greatest Tits: Best of the Week(s) - Volume 2

Complice un'anomalia spazio-temporale, questo post riemerge dalle nebbie postnucleari dell'apice della modernità tentacolare dell'uomo del giappone.
Eccoci alla seconda parte di un post che avrebbe dovuto veder la luce un quarto di secolo fa. Trattasi di post letterar-musicale, siete avvertiti.

To the bookstore
Letti molti libri nella tratta febbraio-aprile, poi mega rallentamento causa studio.
Tra i consigliatissimi: Mattatoio n.5, fantascienza al servizio di una storia sulla Seconda Guerra Mondiale firmata Kurt Vonnegut. Consigliatissima, dicevo, specie perchè ci sono i viaggi nel tempo, e io adoooooooro i viaggi nel tempo... però insomma, come ogni buon romanzo di sci-fi, è solo un pretesto per raccontarci qualcosa che appartiene agli esseri umani tutti. Alla faccia di chi le vuole male... alla fantascienza.
È toccato Il ritratto di Dorian Gray, di Sir Oscar Wilde, romanzo che odora di perverso e perdizione anche nelle sue pagine più stanche.
Altro salto nel fantastico con Il cimitero senza lapidi e altre storie, raccolta di racconti vergata dal grandissimo Neil Gaiman, che col suo consueto tocco macabro-onirico con retrogusto d'humour nero, che tanto piace ai bambini più svegli. Lasciatevi trasportare. E inquietare.
Una lettura fumettosa particolarmente consigliata a tutti è la trilogia di Contratto con Dio del grande e compianto Will Eisner, che ha de facto inaugurato il genere della graphic novel, o romanzo a fumetti (definizione italiana un po' fuorviante in realtà), con una miriade di microstorie che si intrecciano nel quartiere newyorkese di Dropsie Avenue, abitato prevalentemente da ebrei, storie vere trasfigurate dalla finzione e dalla poesia. Tra nostalgia ed epopea corale.

To the musicstore, with headphones on
Nel magnifico lavoro-hobby di recensore di musica italiana che un po' il caso, un po' l'autoinsoddisfazione, un po' la forza di volontà, un po' i contatti giusti mi hanno portato a svolgere, si è soggetti a un corso di aggiornamento perenne, a volte francamente un po' snervante e sicuramente mai completo. Capita, casualmente come un po' tutte le cose belle della vita, di scoprire dei gioielli che finiscono per punteggiarti l'anima. É successo grazie a Pacifico, che ha condiviso sul per-una-volta-utile Facebook il toccante brano del cantautore americano Smog, al secolo Bill Callahan, Rock Bottom Riser, di cui allego subito lo splendido video.


Altro tassello che ha impreziosito questi mesi è stato l'album Le nuvole di Fabrizio De André, sicuramente tra i migliori della produzione. Beh, gli ultimi sono stati i migliori - molto strano, per qualsiasi artista, ma le ultime produzioni sono state le più interessanti per sperimentazioni, maturità compositiva di liriche e musiche, lucidità di giudizio, trascinante poesia-, per cui c'è poco di cui meravigliarsi. Créme de la créme, la satireggiante Ottocento e la dolorosa La domenica delle salme: brani intensi, da ascoltare, riascoltare, biopsizzare.

É stato anche un periodo di incontri piuttosto intensi, sempre grazie alla rivista: memorabile l'intervista di Arisa, della quale ho avuto modo di sfiorare l'energia vitale proprio in un giorno stranissimo - ve ne parlerò tra poco - stravolgendone il senso praticamente prima che tutto si realizzasse - anche se alla fin fine, sinceramente, musicalmente ci ha già cagato il cazzo... speriamo, come scrivo nella rece, che non finisca tutto in merda.
Altro incontro molto particolare - sia musicale che personale - è stato quello con uno dei nostri cantautori italiani emergenti, il bravissimo Dente, fidentino molto spiritoso, un pizzico dandy, che sa parlare d'amore e di quotidianità senza ridurli in mozziconi di sigaretta e marchettoni pretesto per menate metafisiche o meno, restituendone intatta la spietata poesia. Del quotidiano.
Passaggi piuttosto mondani quelli in occasione della presentazione del disco di Pino Daniele, di cui non potrò mai dimenticare la voce e durante la quale ho potuto constatare con mano la superficialità di molti miei "colleghi", o di Morgan, in locale fighetto, anche se esperienza piuttosto impegnativa - seguire il filo di un discorso del buon Castoldi è spesso un'impresa, soprattutto se si è seduti su un tavolino - ma tutto sommato emozionante e ripagante, e l'happening di presentazione del romanzo del grande Mauro Pagani - uno dei pilastri della musica italiana, benchè praticamente sempre nascosto dalle imprese dei grandi che ha aiutato ingigantire, come De Andrè o la PFM, al quale ora si riconosce un po' di fama grazie alla lodevole iniziativa pro-Abruzzo -, proprio negli ex-Studi Regson, ora Officine Meccaniche, dove sono nati molti grandi album della nostra discografia.
Due mesi fa vi avrei volentieri parlato di Sanremo, ma ora ho dimenticato tutto ciò che avrei voluto dire... magari se inizio dicendo che gli Afterhours hanno rullato a manetta con il pezzo sanremese più bello degli ultimi anni mi torna in mente tutto il resto e lo scrivo poi nei commenti. Tanto per tenere viva la conversazione.


On stage

Molti di voi sanno che in questi mesi sto coltivando una nuova passione, piuttosto impegnativa per tempo e spostamenti, ma estremamente gratificante, che è quella della recitazione. Come mi ci sono ritrovato è un po' complesso spiegarlo, ma sintetizzabile con la classica ricerca di stimoli, e sto scoprendo di saperci piuttosto fare. E poi è divertentissimo.
Devo ringraziare infinitamente Floriana, la nostra regista-insegnante-mamma2 che ha un cuore grande così e penso stia riuscendo a tirar fuori qualcosa di buono da questo frigorifero demente di nome Paolo, e ovviamente abbracciare i miei compagni di viaggio, che anche in questo brevissimo tempo posso già considerare amici: quindi grassiegrassiegrassie a Viola, Serena, Stefano, Virginie, Veronica, Alma, Gianpaolo "Giampy - Papi - Pannullibus - Ambrogio - GianPall - Jean-Paul Pannullò - Jean-Paul Pallmall - JP - PopPorno" Pannullo e Valentina. Grassie per le splendide serate.

Con questo, si chiude l'infelice esperimento dei Best of the Week. Mei cojoni, direte voi, e come darvi torto? Beh, dal prossimo post la situazione cambierà. In meglio. Spero.


Nota a margine, ma mica tanto a margine, e mica tanto nota. Avrei inserito tutto questo nel precedente se avessi previsto il ritardo di questo post, ma ormai è fatta.
Il 26 febbraio se n'è andato mio zio Alfredo. Inaspettatamente. Non ci sono molte parole da dire, in realtà, c'è solo un grande vuoto con cui si deve imparare a convivere.
Ciao, e grazie di tutto.