Pasqua gargantuelicamente piena di film (oddio, non esageriamo).
Dopo una visione mattutina di "Charlie and the Chocolate Factory", già recensito su queste pagine, è stata la volta di una visione pomeridiana del "Sin City" di Rodriguez-Miller-Tarantino, e infine del secondo filmone burtiano dell'anno "La Sposa Cadavere" (terza visione, amici cari). Tra un film e l'altro, recupero episodi di Lost perduti lunedì scorso per via dello scrutinio.
Andiamo alle cose serie: "Sin City", trasposizione fedele del capolavoro milleriano, dal 2D deliziosamente trasposto in finto 2D, come a sottolineare la sostanziale bidimensionalità di ogni opera d'arte, la sostanziale divisione netta in bianco e nero di ogni azione umana, di ogni essere umano. Film deliziosamente "noir-cool", in una definizione coniata or ora, la cui unica debolezza è forse una carenza di ritmo in alcuni momenti. Punti fortissimi: la succitata fotografia finto bianco e nero, in realtà giallino desaturatissimo e nero, e gli sprazzi crudeli di colore, presi paro-paro dalla graphic novel originale, così come i dialoghi, crudelmente noir e "fumettari", nel senso ovviamente più buono del termine.
Attendiamo con gioia il sequel, in uscita l'anno prossimo.
"La Sposa Cadavere": meravigliosa favola in salsa apparentemente disneyiana, ma ben pregna di Burton-style. Meravigliosa favola, dicevamo, incentrata su amore e morte (e denaro), trattate con un registro leggero, vagamente sarcastico, e affettuosamente necrofilo. Ottimo film, con meravigliose musiche del grande Elfman, una fantastica cura del character design, e un recupero davvero encomiabile della storia stop-motion, che probabilmente ha ancora qualche grande cartuccia da sparare prima di essere seppellita dall'amata (almeno da me) Computer Graphic.
Sparate queste cartucce, ci si vede alla prossima.
Freak Out,
Paolo
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