"IL CAIMAAAAANO" verrebbe quasi da scrivere. Da quando ho visto lo spot in TV, ho la voce di Moretti in testa che mi ripete "il caimaaaaaaaaano". Scherzi a parte, veniamo alla recensione.
Devo ammettere che io di Moretti ne ho visto pochissimo, anzi quasi niente in vita mia. Eppure sono cresciuto accanto a un fratello che, con i suoi 13 anni in più di me, e con una precoce tendenza alla militanza politica, mi ha praticamente bombardato di Allen (Woody) e Moretti per tutta l'infanzia; ma probabilmente ero troppo impegnato a pensare all'Uomo Ragno o a Guerre Stellari per stargli dietro. Moretti per me è stato sempre un autore, in una sorta di pregiudizio positivo, che mi ha sempre ispirato una certa simpatia. Mi è sempre sembrato che il modo di Moretti di scrivere, soprattutto i dialoghi, fosse quello giusto. Senza avventurarsi in disquisizioni che sinceramente mi troverebbero impreparato, i dialoghi, forse i minimonologhi di Moretti mi hanno sempre ispirato.
Questa volta, sono entrato al cinema incerto. Una parte di me era convinta che questo film mi avrebbe fatto pena. Inspiegabilmente. Ma sono andato con molta gioia: diciamo che è tutta la vita che aspetto il momento di entrare al cinema con gli amici (la cerchia di amici più fedeli a dirla tutta) per vedere un film non blockbuster o mainstream. Un sano film italiano. Di questo sono stato contento.
Ma questo esula dalla recension vera e propria, credo.
Come si è scritto e dibattuto ovunque, Il Caimano è principalmente un film sull'Italia di oggi, sul cinema e sull'amore. Certamente, il sintagma "film sull'Italia di oggi", abusatissimo credo, non può che implicare riferimenti, atti, opere e omissioni del Caimano del titolo del film (e del film nel film): Silvio Berlusconi. La cosa interessante è che Berlusconi e il berlusconismo non sono solo una parte importante del film, ma sono anche il fattore scatenante di molti punti della vicenda.
L'elemento sviluppato in modo probabilmente più interessante è stato il fattore cinema: il protagonista, Bruno Bonomo, interpretato da un bravissimo Silvio Orlando, è un produttore di film di B-movies, le basi di Tarantino tanto per fare un esempio, praticamente in crisi da dieci anni. [Nota a margine: la sequenza che apre il film, presa da "Cataratte", uno dei fake movies della pellicola morettiana, e quella che appare pochi minuti più tardi (in realtà un finto sequel di Cataratte che il personaggio sfrutta a mò di favola della buonanotte), sono davvero eccezionali. Tarantiniane al 100%, forse, e soprattutto nel caso della seconda sequenza, più tarantiniane di Tarantino stesso. Sinceramente, in questi punti ho avuto difficoltà a capire se Moretti facesse sul serio o se fosse uno stupendo esempio di satira cinematografica.]
Per risollevare le sorti della sua casa di produzione, Bruno decide di rischiare: produce un film su Berlusconi (intitolato proprio Il Caimano) scritto da una regista in erba, interpretata da Jasmine Trinca, nonostante la scarsità di finanze. Geniale l'idea della traduzione immediata di stralci della sceneggiatura in "girato" sotto gli occhi di Bruno. Sinceramente, sono proprio le poche sequenze del film nel film le più inquietanti, e in particolar modo l'ultima. È proprio qui che Moretti tira fuori il mondo che ruota attorno al cinema italiano: si va dal restio dirigente RAI che rifiuta il finanziamento, al produttore tedesco cinico, all'attore, interpretato da Michele Placido, che dovrebbe interpretare "Il Caimano". Proprio questo personaggio sottolinea un po' lo spirito dell'italiano realizzato, del divo espansivo ma egocentrico, che va dove ci sono i soldi.
Il Caimano, come si diceva, è anche un film sull'amore, sullo sciogliersi della coppia e della famiglia: Bruno è per molti aspetti un illuso, e questo frangente del film lo sottolinea, un eterno bambino che tenta di salvare gli scampoli della sua vita mentre questa sta gli sta crollando addosso; ma dall'altra parte abbiamo anche la speranza per il futuro, il sincero amore omosessuale della regista e della sua compagna, e lo splendore della loro bambina.
Infine, l'Italia d'oggi, fatalmente dipinta nella breve scena con il primo cameo di Moretti, che interpreta se stesso. Mentre discute con Bruno sull'opportunità di un film su Berlusconi e del suo possibile coinvolgimento, dice: “No, un personaggio come questo non lo faccio, perché sarebbe un film sprecato, perché Berlusconi si fa il lifting e tutti a ridere per il lifting che è venuto male, e poi Berlusconi si fa il trapianto, e tutti a ridere per il trapianto che è venuto bene… Eh no, io non ci sto, è un film per il popolo di sinistra quello che mi chiedete, ma tanto le cose si sanno, chi le vuol sapere le sa, e gli altri tanto non ci crederebbero lo stesso…”. Ma è soprattutto questa la frase chiave del film, la "sentenza" che probabilmente più di ogni altra cosa in questo film apre gli occhi e inchioda alla poltrona: "Ma Berlusconi ha già vinto, ha vinto venti, trenta anni fa, con le sue televisioni... ci ha cambiato la testa!" Un affresco crudele e secco, che fa il paio con la scena finale del film.
Bruno, con l'abbandono dell'attore protagonista e del produttore tedesco, non può mandare avanti la produzione: ha solo i soldi per fare l'ultima scena, per dare una possibilità a tutto. [Nota a margine: proprio qui sta l'unica debolezza narrativa di un film altrimenti linearissimo. Ma purtroppo era l'unico modo per lanciare in modo convincente il finale] Qui il Caimano è interpretato proprio da Moretti (che evidentemente alla fine ha accettato il ruolo): viene rappresentato un futuro possibile e tremendo, in cui il Caimano, uscito sconfitto dal processo, grida "al regime", scatendando la folla contro i giudici.
Un possibile davvero spaventoso.
Un preoccupato freak out,
Pablon
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