Recentemente, il grande Quentin Tarantino ha lanciato un'aspra polemica nei confronti del cinema italiano contemporaneo (ok, il Quentinone ha poi corretto alcune delle affermazioni, evidentemente travisate dalla giornalista del "Sorrisi e Canzoni TV"): per il regista, in Italia si fanno solo film su viaggetti di famigliole sgangherate e provinciali, o tremendi drammi psicologici in salsa metropolitana. Dagli anni 60, dagli anni d'oro dell'enorme Sergio Leone, il cinema italiano non ha più saputo portare innovazione, ha cominciato a cristallizzarsi nelle forme e nei contenuti. Solo il cinema autoriale, e nell'articolo originale Tarantino fa riferimento a Moretti (nell'articolo successivo, afferma però che di cinema italiano recente ne ha assorbito ben poco, vista la distribuzione centellinata), è sopravvissuto al decadimento, proponendo formule più autonome.
E l'assunto di fondo è assolutamente condivisibile. Anzi, è quasi da incorniciare. Addirittura, azzarderei a espanderlo a tutte le produzioni culturali italiane: perchè il nostro prodotto non vale niente nel mondo, perchè un paese con un grande passato cinematografico e culturale come il nostro non sa più proporre, innovare, o anche solo raccontare belle storie? Questione di zeitgeist hegeliano, o di mera pigrizia del pur rinomato artigianato culturale italiano?
Partiamo dal dato oggettivo: se scartabelliamo tra le produzioni culturali degli ultimi anni, l'elemento dominante sembra essere la diffusa mancanza di originalità. Da una parte, alcuni vogliono fare i novelli Antonioni (con rispettoso ossequio al grande Maestro recentemente scomparso), puntando tutto sull'analisi psicologica "dura" incentrata su difficoltà dell'individuo o della coppia; dall'altro, abbiamo a) un cinema d'intrattenimento cristallizzato sulla commediola cazzara delle feste o guascona-semidialettale, o b) sulla commediola ibrida con la suddetta analisi. È quasi scontato dire che questi "archetipi" spesso e volentieri figliano anche dei prodotti di alto valore, prodotti, soprattutto nel secondo caso, spesso senza troppe pretese, ma deliziosi. Per quanto riguarda il primo caso, beh, difficilmente possiamo lamentarci del successo di Moccia se molti scrittori seguono un percorso molto paraculo intellettualisticamente parlando (e probabilmente molto più "gratificante", anche in termini di vanità personale), invece di proporre soluzioni innovative e accattivanti.
Ma, cari amici, ci manca l'estro. Ci manca l'unicità. Ci manca la capacità di prendere i generi e smontarli secondo un non identificabile Italian Way. Ci manca la capacità di non leccare le natiche al pubblico, e proporgli qualcosa di nuovo, coinvolgento la platea ma non assecondandola stancamente. Sono capaci tutti di farsi inondare di soldi nettando il sedere a uno spettatore medio la cui massima impresa culturale nella giornata è tentare di indovinare il personaggio misterioso a "Cultura Moderna", o ridere o insultare se stesso (magari non riconoscendosi come tale) guardando certi talk-show pomeridiani o ascoltando certe canzoni strappalacrime o strappaqualcos'altro. Va beh, ma qui esuliamo, ma soprattutto diciam banalità.
Ora, probabilmente un po' prematuramente, vi "passo il microfono". Siete soddisfatti della produzione culturale di questo paese? Cosa vorreste? Come lo vorreste?
Commentate commentate commentate.
E l'assunto di fondo è assolutamente condivisibile. Anzi, è quasi da incorniciare. Addirittura, azzarderei a espanderlo a tutte le produzioni culturali italiane: perchè il nostro prodotto non vale niente nel mondo, perchè un paese con un grande passato cinematografico e culturale come il nostro non sa più proporre, innovare, o anche solo raccontare belle storie? Questione di zeitgeist hegeliano, o di mera pigrizia del pur rinomato artigianato culturale italiano?
Partiamo dal dato oggettivo: se scartabelliamo tra le produzioni culturali degli ultimi anni, l'elemento dominante sembra essere la diffusa mancanza di originalità. Da una parte, alcuni vogliono fare i novelli Antonioni (con rispettoso ossequio al grande Maestro recentemente scomparso), puntando tutto sull'analisi psicologica "dura" incentrata su difficoltà dell'individuo o della coppia; dall'altro, abbiamo a) un cinema d'intrattenimento cristallizzato sulla commediola cazzara delle feste o guascona-semidialettale, o b) sulla commediola ibrida con la suddetta analisi. È quasi scontato dire che questi "archetipi" spesso e volentieri figliano anche dei prodotti di alto valore, prodotti, soprattutto nel secondo caso, spesso senza troppe pretese, ma deliziosi. Per quanto riguarda il primo caso, beh, difficilmente possiamo lamentarci del successo di Moccia se molti scrittori seguono un percorso molto paraculo intellettualisticamente parlando (e probabilmente molto più "gratificante", anche in termini di vanità personale), invece di proporre soluzioni innovative e accattivanti.
Ma, cari amici, ci manca l'estro. Ci manca l'unicità. Ci manca la capacità di prendere i generi e smontarli secondo un non identificabile Italian Way. Ci manca la capacità di non leccare le natiche al pubblico, e proporgli qualcosa di nuovo, coinvolgento la platea ma non assecondandola stancamente. Sono capaci tutti di farsi inondare di soldi nettando il sedere a uno spettatore medio la cui massima impresa culturale nella giornata è tentare di indovinare il personaggio misterioso a "Cultura Moderna", o ridere o insultare se stesso (magari non riconoscendosi come tale) guardando certi talk-show pomeridiani o ascoltando certe canzoni strappalacrime o strappaqualcos'altro. Va beh, ma qui esuliamo, ma soprattutto diciam banalità.
Ora, probabilmente un po' prematuramente, vi "passo il microfono". Siete soddisfatti della produzione culturale di questo paese? Cosa vorreste? Come lo vorreste?
Commentate commentate commentate.
A parte che penso che Tarantino sia una delle persone più sopravvalutate in assoluto, tra Vasco Rossi e... Non mi viene il secondo paragone; vi ho appena risparmiato un "Max Pezzali" qualsiasi. Credo sia soltanto sinonimo, lui, di qualità visiva e nient'altro. Per carità, nessuna riserva sulle qualità... visive, ma credo anche che, se non ci fossero stati Leone e bella compa, lui, a questo punto lui sarebbe/ starebbe all'Ip a pulire i parabrezza dai bacherozzi. Il commento è meno comico e ironico del previsto, o almeno, dovrebbe dare questa impressione. La gente lo osserva, non parlo del commento ma ancora di "issè", gli affibia il prefisso di "nuova profeta simil Vasco", e non si accorge di sbavare e basta, come i bambinetti che orgasmavano dietri i primi fmv per playstation 1. Detto questo, caro cugi, la news è vecchia, ma hai fatto bene postarla, anche perchè sa tanto di tipo che sputa nel piatto in cui mangia: lui stesso ha affermato d'aver preso spunto "dall'Italia". Per quanto riguarda la mancanza di idee, ti quoto appieno. Per quanto riguarda il microfono, sai tu dove. Pass e chiud.
RispondiEliminaP.S. Hai un bel blog, in attesa del mio, belle foto, belle cose, ma ahimé non ti amo. Who has ears for understand... understand. Eheh. Firmato "cugino bello".
Il cinema italiano è mmmorto! Ha aperto un occhio dal suo dormiveglia (il tipico dormiveglia da mmmorto) solo quando sentì veleggiare fino alle sue orecchie la parola Moloch! Lo ha richiuso immediatamente quando ha capito chi l'aveva pronunciata.
RispondiEliminati riferisci a me, a te o a de berti?
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