Dopo 19 anni, il Professor Jones è tornato. 19 anni di voci, di mezze conferme, di Spielberg e Ford che rigettano soggetti di Lucas intitolati "Indiana Jones e i Dischi Volanti da Marte", di Harrison Ford che, pur invecchiando, si sposa figliole di venticinque anni meno di lui (e fa film un po' così).
Il sogno dei fan dell'Archeologo ha cominciato a concretizzarsi nel 2005, quando tutto sembrava pronto: due riscritture della sceneggiatura dopo, nel giugno 2007 cominciano le riprese dell'attesissimo Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo. Titolo quasi wertmulleriano, ma considerate che le alternative (inclusi i titoli falsi) erano:
Ma veniamo al sodo.
In breve, stavolta il Dottor Jones deve rispolverare le sue conoscenze sulla civiltà Inca, perché il suo viaggio lo porterà dritto dritto sul Rio delle Amazzoni per salvare il vecchio amico Oxley, che ha recuperato un preziosissimo teschio di cristallo dalle proprietà sovrannaturali, prima di essere rapito dal KGB. Affiancato dal giovane Mutt Williams,il Dottor Jones riuscirà a scoprire lo straordinario segreto dell'oggetto, ma non prima di aver chiuso i conti con una nostra vecchia conoscenza... Marion Ravenwood!
Il film è una degnissima continuazione della saga di Spielberg-Lucas, non c'è che dire: gli ingredienti ci sono tutti. Ironia, azione e mitologia a bizzeffe, Indy/Ford non si mentisce, le dinamiche fra i personaggi funzionano alla grande, Williams condisce il tutto con la consueta maestria sinfonica: c'è tutto. Ci si ricongiunge ai vecchi amici di una volta, e si conosce qualche nuovo membro della famiglia, insomma.
Il film, in sè, sconta purtroppo un bruschissimo rallentamento nella sequenza dell'accampamento della foresta, un raccordo-spiegone ingiustificatamente piatto e noioso: e proprio qui, un ritorno epocale come quello di Marion Ravenwood andava enfatizzato. Poi, la pellicola riparte verso un trionfale climax fantascientifico, passando attraverso una ventina di minuti di azione non-stop, tipica della formula di Indiana Jones.
Ma qual è il vero difetto di questo nuovo capitolo della saga?
Il look è troppo nuovo, troppo "vero".
Molto del fascino della Trilogia stava in un'atmosfera quasi fumettistica, da serial d'avventura anni 40, un senso dello straordinario che trasudava, oltre che da personaggi e plot, da un uso degli effetti speciali sì cospicuo, ma "irrealistico" al punto giusto. Qui, è tutto troppo realistico, troppo perfettino, spesso freddo. Lucas, nella sua pur giustificata corsa alla digitalizzazione del cosmo, ha forse perso di vista quello che rendeva magico l'Indiana Jones-style.
Non che questo Regno del Teschio di Cristallo non emozioni: Indiana e compagnia ci sono e sono gli stessi, con qualche ruga in più, l'atmosfera che si respira è la medesima, la formula tiene e funziona, ma... c'è un grosso "ma".
Però, Indy è tornato. Solo, vedete di non toccare niente.
Nota a margine: l'adattamento italiano ha sacrificato due delle migliori battute del film. Per cui, andate a ritrovarvi il trailer originale americano.
Il sogno dei fan dell'Archeologo ha cominciato a concretizzarsi nel 2005, quando tutto sembrava pronto: due riscritture della sceneggiatura dopo, nel giugno 2007 cominciano le riprese dell'attesissimo Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo. Titolo quasi wertmulleriano, ma considerate che le alternative (inclusi i titoli falsi) erano:
- Indiana Jones e i Quattro Angoli della Terra
- Indiana Jones e la Ricerca dell'Alleanza
- Indiana Jones e la Città d'Oro Perduta
- Indiana Jones e la Città degli Dei
- Indiana Jones e il Distruttore di Mondi
Ma veniamo al sodo.
In breve, stavolta il Dottor Jones deve rispolverare le sue conoscenze sulla civiltà Inca, perché il suo viaggio lo porterà dritto dritto sul Rio delle Amazzoni per salvare il vecchio amico Oxley, che ha recuperato un preziosissimo teschio di cristallo dalle proprietà sovrannaturali, prima di essere rapito dal KGB. Affiancato dal giovane Mutt Williams,il Dottor Jones riuscirà a scoprire lo straordinario segreto dell'oggetto, ma non prima di aver chiuso i conti con una nostra vecchia conoscenza... Marion Ravenwood!
Il film è una degnissima continuazione della saga di Spielberg-Lucas, non c'è che dire: gli ingredienti ci sono tutti. Ironia, azione e mitologia a bizzeffe, Indy/Ford non si mentisce, le dinamiche fra i personaggi funzionano alla grande, Williams condisce il tutto con la consueta maestria sinfonica: c'è tutto. Ci si ricongiunge ai vecchi amici di una volta, e si conosce qualche nuovo membro della famiglia, insomma.
Il film, in sè, sconta purtroppo un bruschissimo rallentamento nella sequenza dell'accampamento della foresta, un raccordo-spiegone ingiustificatamente piatto e noioso: e proprio qui, un ritorno epocale come quello di Marion Ravenwood andava enfatizzato. Poi, la pellicola riparte verso un trionfale climax fantascientifico, passando attraverso una ventina di minuti di azione non-stop, tipica della formula di Indiana Jones.
Ma qual è il vero difetto di questo nuovo capitolo della saga?
Il look è troppo nuovo, troppo "vero".
Molto del fascino della Trilogia stava in un'atmosfera quasi fumettistica, da serial d'avventura anni 40, un senso dello straordinario che trasudava, oltre che da personaggi e plot, da un uso degli effetti speciali sì cospicuo, ma "irrealistico" al punto giusto. Qui, è tutto troppo realistico, troppo perfettino, spesso freddo. Lucas, nella sua pur giustificata corsa alla digitalizzazione del cosmo, ha forse perso di vista quello che rendeva magico l'Indiana Jones-style.
Non che questo Regno del Teschio di Cristallo non emozioni: Indiana e compagnia ci sono e sono gli stessi, con qualche ruga in più, l'atmosfera che si respira è la medesima, la formula tiene e funziona, ma... c'è un grosso "ma".
Però, Indy è tornato. Solo, vedete di non toccare niente.
Nota a margine: l'adattamento italiano ha sacrificato due delle migliori battute del film. Per cui, andate a ritrovarvi il trailer originale americano.
Sono d’accordo con te caro amico. Il principale difetto di questo nuovo “Indiana” è che sembra troppo nuovo. Troppo “mistero dei templari” per intenderci… Devo ammettere che la prima visione del film mi ha un po’ scioccato, soprattutto per il suo risvolto fantascientifico, ma, a caldo, il confronto con gli altri episodi della saga viene naturale. A mente fredda invece ti accorgi che sì, forse non sarà il migliore “Indiana” in assoluto, ma sicuramente le emozioni regalate sono tantissime e il film in se è una bomba. Bellissime soprattutto le scene della prima metà del film… Il mio giudizio finale al momento è ancora incerto, dovrei vedermelo altre volte per naturalizzarlo nella saga, comunque Indy è sempre Indy!!!
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