buzzoole code A Paul's Life: Vedi Salerno e poi torni - Day 3

martedì 4 agosto 2009

Vedi Salerno e poi torni - Day 3

Day 3 - 27/07/2008
ore 10.20 - Levataccia alle 8.00, appena in tempo per una colazione relativamente veloce - ieri siamo rimasti in sala più o meno un'ora e mezza.
Riunito il GAI Team Pavia (minus Martino), ci dirigiamo verso il traghetto per Amalfi, che parte puntuale puntuale alle 9.40. In un'atmosfera da film estivo con Jerry Calà, l'ìmbarcazione punta dritta dritta verso Amalfi, mentre Davide e Riccardo intonano "Onda su onda" di Conte, della quale scopro di non ricordare assolutamente il testo. E per un critico musicale, è una grave onta.
Arriviamo nella ridente cittadina con sommo gaudio, e un'inquietante figuro che ci offre biglietti per le "grotte"...

ore 13.30 - Ci addentriamo in Amalfi, così arroccata e pittoresca, così artatamente conservata... è qualcosa di rassicurante e straniante allo stesso tempo. Giungiamo davanti alla scalinata del Duomo, dove Marta intravvede un enorme cappellone rosso che decide di acquistare. Mentre la ragazza conclude l'affare - prima sceglie un cappello più discreto, poi cede in favore di questo enorme ombrellone da passeggio -, avviciniamo un anziano signore seduto sui primi scalini dell'imponente gradinata che porta all'edificio sacro: questi ci racconta di essere nato in Piazza dei Dogi, di come abbia girato un po' l'Italia, visitando circa "sette città", e guardando di sottecchi il paracadute aperto che Marta sta sfoggiando.
Davanti all'opzione di visita all'interno del Duomo, il GAI Team Pavia si smembra: io, Riccardo, Simone e Alessandra scegliamo di avventurarci per il paese, mentre Francesca, Riccardo, Lara, Luca, Marta e Davide fanno altrimenti.
Prendiamo la strada principale, che si inerpica su per il pendio, e ci troviamo in mezzo a botteghe e bottegucce d'ogni tipo - una vende persino qualche odiosa targhetta nostalgica del Duce. Tentati dall'acquistare litrate di limoncino, scegliamo invece di avventurarci all'interno delle viuzze del paese, passando accanto a qualche vecchio cinema dismesso, a cortiletti improvvisate, cancelletti, gatti addormentati e fiori. Leggiamo tutte le mattonelle scacciaguai e una simpatica coppia di vecchietti ci invita ad acquistarne qualcuna al loro negozio, giù vicino alla piazza.
Torniamo in prossimità del porto, e decidiamo di fare un salto a mare: dopo una passeggiatina, giungiamo nel paese appena più a Sud di Amalfi, Atrani, l'unica sufficientemente lontana dagli scarichi delle barche. In realtà, sono un po' timoroso, visto che il mio nuoto è piuttosto incerto e che la piattaforma di cemento su cui scegliamo di fermarci dà dritta dritta su un fondale scoglioso... per cui, lascio ai tre intrepidi e più esperti la visita alla spiaggetta accanto, e decido di sguazzarmene da solo per qualche metro, giusto per dare un po' di sollievo all'acqua marina il piede destro -- dimenticavo, per oggi, ho optato per le ciabatte.

ore 15.30 - I tre atlantidei compagni tornano alla piattaforma, ma la loro lontananza mi ha permesso di osservare i magnifici tuffi a bomba di un paio di ragazzetti molto teatrali, e molto lipidici. "Il tuffatore saluta la folla, pensa alla mamma... attenzione, si commuove... prende coraggio e si butta!"... Magnifici.
L'asciugatura permette di scambiarci qualche impressione su questi primi giorni di trasferta. Quando Riccardo e Alessandra tirano fuori qualche esilarante aneddoto su Martino, non posso fare a meno di tirar fuori il blocchetto e tirar giù qualche schizzo di lui senza sopracciglia e con gli occhiali finti - come da episodio, per l'appunto. La cosa fa partire un'appassionata conversazione sulle rispettive arti - e ricevo da Alessandra un complimento grandissimo, quello della "riconoscibilità" dei miei lavori, insomma, si vede che c'è dietro una certa mano e un certo procedimento, senza che i lavori si somiglino troppo - e sulle limitazioni "performative" della fotografia. Sentirci così fieri e appassionati ai nostri mezzi espressivi mi apre in modo totalizzante, in un modo mai avvertito prima, alla creatività altrui, e mi fa desiderare anche scoprire il fascino discreto di quelle macchinette infernali che rubano l'anima e le sembianze della gente.
Purtroppo, l'ora si fa presto tarda, e dobbiamo prendere il traghetto delle 2.10... gli impegni con SalernoInVita cominciano alle 5 e vogliamo avere un minimo di margine di "refreshment".
Tornando in paese, Riccardo e io approfondiamo le nostre affinità musicali, canticchiando Money dei Pink Floyd e Il vitello dai piedi di balsa.
Rapida pausa gelato, poi tutti sul traghetto. L'inquietante signore continua con le sue offerte: "Grotte. Dai, grotte. Dieci euro a persona. Siete quattro? E allora facciamo... quaranta euro. Però i bambini non li faccio pagare, quelli no".
Sonnecchianti, saliamo sul traghetto, dove, a grande richiesta, eseguo un altro schizzo di Martino. Ormai la copertura è saltata, il blocchetto gira, e presto cominceranno le commissioni! No, scherzo, è una figata pazzesca.
Dopo qualche foto sotto il cappello di Marta, siamo a Salerno. Un'enorme Chevrolet scorta chissà quale misteriosa personalità in città, mentre noi, appiedati, ci gustiamo un panozzo nel vento che si sta levando.
Caro lettuccio del GHS, sei mio per un'oretta.

ore 18.45 - Alle 17, rieccoci tutti pronti (e già in ritardo) per il Laboratorio Creativo tenuto da Roberto Lombardi, una delle personalità da temere di questa organizzazione. Questo brillante personaggio, venuto su a pane, letteratura e teatro, parte con l'intento di parlarci della creatività in quanto tale, ma inaugura un percorso snodabile tra esercizi di stile, gradi zero della letteratura, sfoghi creativi - contrappuntato da Figazzolo. Lombardi propone un interessante gioco sulla "poeticità": indovinare qual è il vero primo verso di una poesia di Ungaretti fra quattro opzioni disponibili formate dagli stessi "addendi". I GAI - in sala presenziano quasi tutti gli ospiti di SalernoInvita - esitano, ma Simone Ludovico si fa avanti, riuscendo a cannare. Prezioso l'intervento di Riccardo, che mette in dubbio la scelta di Simone: "Mmm, io non direi quella... mmm, ma no, va bene quella." Le parole di Lombardi, che afferma che "quando ci innamoriamo di qualcuno, la prima reazione è di rifiuto assoluto", mi portano una malinconia nel cuore inconsolabile che mi fa piombare in un loop di flashback senza soluzione e un'inspiegabile fobia di rimanere solo. Ma tutto torna in breve tempo sotto controllo. Sembra che l'ho scritto per farmi compatire...
Nonostante lo scorno, Simone si porta a casa il famosissimo "Zingarello", un ironico dizionario vergato dal buon Lombardi, istrionico e fulambonico giocoliere della parola. Il nostro, concludendo, chiede a ciascuno di noi l'area di competenza artistica, e mi promette un incontro con il curatore della parte visiva, Amendola - interessato all'arte digitale -, con il quale però non avrò mai il piacere di incontrare direttamente.
Manca un'oretta al prossimo appuntamento presso Sant'Apollonia, per cui ci prendiamo un po' di tempo per riguardare i nostri lavori, alla luce anche della conoscenza reciproca degli autori. A una seconda "passata", sono proprio le foto di Simone, la serie "In te spero" (che potete vedere qui), a spiccare, per il loro ispirare un senso di spiritualità, di abbraccio collettivo che ha quasi del straordinario...
I lavori di Nicola - tutti sparati per bene qui - fanno della mise en scene il loro valore aggiunto: sono rappresentazioni - in tutti i sensi - di angosce private e adolescenziali, una sorta di terapia per fotografie inquiete e desaturate, immerse in atmosfere da incubo domestico, con mille mani che artigliano per la paura, un senso di attesa e mancanza desolante.
Alessandra ha riproposto le quattro immagini ispirate all'Orfeo - alla variazione suprema sull'Orfeo, in realtà: il ribaltamento, la morte dell'amato per mano di Euridice, in quattro immagini sfuggenti e intense.
Marta invece, con la sua serie Rosemary Plexiglass, immortala un angolo urbano di abbandono e rinnovamento - l'autolavaggio di una rimessa di pullman -, immerso in luci fredde e sfondi incerti.
Sul versante figurativo, spicca invece la squadra forlivese: l'intensità tattile e materica delle tele di Erica Sirri e la rievocazione della materia nelle tele in tecnica mista di Federica Fabbri, a rimandare a suture e superfici in legno create invece con il tessuto. Un applauso infine alla barese Barbara Di Domizio per le sue due tele iperdinamiche, metamorfiche e sfuggenti come fotografie a tempi lenti di esposizione, quasi a rievocare le metropoli cantate e dipinte da Paolo Conte.
Ad accompagnarci nella visita, un personaggio tarchiatello e occhialuto, parte dell'esercito de Il Pino - che ora scopriamo essere in realtà il service di guardie giurate che tiene d'occhio i nostri lavori, e non un identificativo a mò di camionista -, commenta i nostri quadri, con una competenza insospettabile. E giudizi un po' ad minchiam, soprattutto sulle foto di Nicola, che reputa essere parte di "una campagna anti-fumo".
Figazzolo è così gentile da portarmi i famosi cerotti Comped, che mi appiccico subito sulle scalinate interne di Santa Sofia... con sommo sollievo dei miei talloni. La parte più difficile è finita.

ore 23.15 - Affamati ma curiosi, ci dirigiamo verso la chiesetta di Sant'Apollonia, dove stasera si terrà il reading destinato ai nostri colleghi scrittori. Lo spazio è davvero pochissimo, ma lo scenario intimo e suggestivo, quasi trascendente.
All'ingresso, ci accaparriamo un libretto che raccoglie gli scritti dei letterati GAI dell'anno precedente
. "Le dita nei versi", titolo che Marta prontamente ricicla in "Le dita nel naso".
La prima a salire sul palco è la piccola Sole: i suoi scritti "solisti" sono inguaribilmente solari, colorati, gioiosi, e nascondono l'antefatto non allegro del coma attraversato dal "babbo" qualche anno fa. La penna di Sole si sposa però alla perfezione con la cupezza delle fotografie di Nicola - d'altronde, per uno che ha tatuato sul braccio "Emotion is dead", non è che si scappi... -, in una serie di poesie che filtrano il suo immaginario e il suo vissuto in modo doloroso e tranciante. Peccato per l'emozione, che ha compromesso un po' la lettura di Sole, ma, beh, applausi meritati.
A seguire, un grande personaggio, deflagrante e definitivo come pochi: Miki Gorizia sale sul palco a piedi nudi, un Marina Rei del 2009, si introduce in un modo un po' cattivello ("I passerotti non mi ispirano", lanciando una frecciatina un po' cattivella agli scritti di Sole - anche se, a essere altrettanto cattivi, i passerotti sembravano ispirarlo eccome - evvedicheminghialabattutacontroigays) e recita una sola poesia, breve in realtà. Dilatandola all'infinito, lasciando nell'aria un eco di vocali e consonanti dure difficilmente dimenticabile. Intenso - facile che scappasse da ridere -, ma d'impatto. Sicuramente funzionale alla sua poesia. Poi ne riparliamo quando avrò letto il libretto, nel quale è presente anche lui.
L'ultima degli autori-declamatori è Claudia Cavaliere, anch'ella figurante nel librettino "Le dita nel naso" - ehheheh, troppo divertente scriverlo -, che si profonde in un paio di testi in prosa particolarmente anaforici, ritmati, potenti, di emozioni viscerali. E devo ammettere di essermi emozionato un attimino anch'io. Brava Claudia, ma smorza un po' l'attitude, please.
Gli ultimi sono i Tre Cavalieri di Bologna più Barese, presenti ma declamati da Carla Vitantonio, altra attrice residente (come Miki, dimenticavo), con la caratteristica di poter vedere "di più". Battuta cattiva, però anch'io ho l'occhio storto, anche se corretto dagli occhiali, quindi io puozzo e voi tiè. Gli scrittori in questione sono Massimiliano Colletti, Vincenzo Estremo, Michela Potito e Michele Risi. Il fatto che la pur bravissima Vitantonio li abbia declamati praticamente a raffica mi rende praticamente impossibile dare un giudizio su ognuno di loro, ma li accomuna una scrittura brillante, per alcuni più metropolitan-tarantiniana, per altri gastronomico-emotiva - Michela Potito, in particolare, con un pezzo sullo yogurt (?) -, certo non originalissima, ma di sicuro impatto. In particolare per uno di loro, non mi ricordo quale. Sorry.
Finito il reading, possiamo finalmente tuffarci a capo-di-muzzo all'Embarcadero, dove ci viene offerta una gustosa pizza dal team del Bisunto. Nell'attesa, Alessandra mi chiede di mostrarle gli arnesi del mestiere: mostrata la praticità dei vari pennellini, chine e matite, la simpatica Fuccillo mi chiede di riunire in un unicum tutti i segni a caso vergati su quel benedetto dischetto di carta. Ricomincia - ma d'altronde è sempre un piacere - il disegno-a-richiesta, e per l'occasione dò finalmente un volto a due concetti astratti come "Voucher" e "Fuori Voucher" (anzi, fuori vààààààààucer, come direbbe il buon Gorizia).

ore 01.00 - Capatina nella fantastica piazza Flavio Gioia, un vero e proprio anfiteatro urbano. Per mangiare, ci siamo persi interamente la presentazione del CD Macedonia Mediterranea (ci scusino gli interessati, però la Vitantonio fa venir fame), ma "godiamo" degli ultimi minuti dello spettacolo di danza della Breathing Art Company di Bari. Essere arrivati praticamente alla fine non ha aiutato la leggibilità dello spettacolo - portato avanti da danzatrici di una certa importanza, comunque -, che ha visto protagonista un'uomo dalla mimica facciale pari a quella di Paperino.
Un Pivo può far miracoli per dimenticare, e quindi ci legniamo di Cères prima di incamminarci verso il GHS e abbandonarci a un sonno senza rimorsi. Nella hall, saluto Lara e Luca, che domani ci abbandoneranno, e che non potrò più rivedere perchè... domani, si va da nonno.

Nessun commento:

Posta un commento