buzzoole code A Paul's Life: Vedi Salerno e poi torni - Day 4

mercoledì 5 agosto 2009

Vedi Salerno e poi torni - Day 4

Day 4 - 28/07/2009
ore 10.15 - Il karma è una brutta bestia, lo dico sempre. Mi siedo solo soletto al tavolo della colazione - sono le 8, e il buon Simone sta schiacciando un bel pisolone -, e mi trovo accanto al Signor Ballerino della sera prima. Lo sforzo di non ridere è così grande che sbriciolo in maniera vergognosa le brioches che ho preso, e sono costretto a nascondermi dietro alla tazza del cappuccino, che consumo a grandi sorsate. Ustionandomi.
Alle 8.55 sono in Stazione FS, a due minuti due dall'albergo, con i biglietti in mano e Califano nelle orecchie. Sì, beh, approfitto del viaggio per portarmi un po' avanti col lavoro. Mentre prendo appunti per il prossimo massacro al cantautore trasteverino, comincia un vago sentore di abbiocco che corono mettendo su Le Luci della Centrale Elettrica - star della serata salernitana di domani. Alle 10.15 circa giungo alla Stazione di Vallo della Lucania, incubo dei miei viaggi in treno da bambino e adolescente. Mi piaceva un casino il viaggio notturno, che vi devo dire -- il solo sorgere del Sole mi dava la nausea, preannunciava la fine della traversata...
Scendo dal treno, e ad accogliermi ci sono la carissima Zia Stella, ma soprattutto il leggendario Zio Domenicaniello. Che non mi riconoscono.

ore 16.15 - È l'inizio del lunga traversata pomeridiana. Salgo sulla vecchia automobile di Zio Aniello, sulla quale scopro di essermi perso di poche ore il cugino Rosario, che non vedo da una decina d'anni, che l'elezione del nuovo sindaco di Ascea è stata salutata con l'abbattimento di alcuni alberi per impedirgli l'accesso in Mandia - la frazioncina che da cui è partita la Grande Avventura dei D'Alessandro - e raccolgo il consiglio di Zio sulle donne: se non hai soldi, fai pagare a loro. Lineare.
In una mezz'oretta giungiamo in paese, dove nulla sembra essere cambiato: è però sorto un nuovo bar e un nuovo negozio di alimentari. Per qualche ora, sarò ospite della casa di Zia Stella, un edificio a tre piani costruito qualche anno or sono grazie ad anni di sacrifici in Svizzera - e si sente ancora un certo influsso linguistico, con zia che proprio non riesce a pronunciare alcune parole in italiano, come tè freddo, che è diventato isstì. Il tempo per un espresso e qualche foto al paesaggio, poi riparto per andare a trovare nonno, che povero ormai sta solo nella sua casetta, con la sola compagnia di Ciccio, il suo cagnolino. Beh, ino...
Nonno mi ordina di preparare il caffè, ed eseguo. Ma appena è tempo di servirlo, dichiara candidamente che lui prende solo il caffè d'orzo... che si prepara esclusivamente da sè. Mentre consumo solo soletto il terzo caffè in due ore, ci si aggiorna un po' sulle rispettive vite - con nonno sempre a martellare sulle ragazze...
La visita è breve, zia ha già pronto in tavola e nonno è un po' testardo e non vuole unirsi alla combriccola. Lo abbraccio e lo lascio. Quanto meno sta bene.

Il pranzo è qualcosa di gargantuelico: cipolline selvatiche sott'olio, vino fatto da zio, gnocchi al forno, insalata, fragolino, le risate alle battute degli zii, la rapida visita di Zio Cesare (che mi aggiorna su un fantastico aneddoto: zio, che è muratore, non ha ricevuto il pagamento da un tizio. Qualche settimana prima, il dato tizio, assieme agli zii e a zio Cesare medesimo, stava assistendo in prima fila a una messa in una chiesetta poco distante, quando il parroco, nell'omelia, ha indicato - casualmente - proprio il tizio inquestione urlando "Date a Cesare quel che è di Cesare!"... impagabile). La conseguenza diretta è la caduta nell'oblio più oscuro.

Al risveglio, sono già le 15 ed è tempo di scappare. Non prima di essermi preso dello "stronzolino" da zia, perchè non ho usufruito del letto, optando per un più spartano sonnellino su divano.
Dopo una chiacchierata con zia Adelina, purtroppo non si può più procastrinare e si sale di nuovo nell'Aniello-mobile, che schiaccia il pedale e mi riporta alla stazione di Vallo della Lucania. Saluti, abbracci, e una bottiglia di tè deteinato San Benedetto non richiesta, e poi via verso il treno... che è stato soppresso.

ore 19.10 - Disegnare, ascoltare gli Ossi Duri, cercare di pensare alle cose della vita non serve. Tre ore di pullman sostitutivo. Che rabbia impossibile.
Arrivo in stazione, e devo pure aspettare in fila in farmacia per prendere altri Comped. Corro in albergo. La navetta per il centro è alle 19.30.

ore 21.45 - Avverto Francesca di un possibile ritardo, mi lancio in camera, e faccio una doccia in 3 minuti spaccati. Alle 19.25, mentre mi vesto, arriva anche Simone. Ci dirigiamo verso la hall: fortunatamente la navetta ci aspetta e scopro che, di fatto, ho sprecato la mia ipervelocità.
Dopo una corsa rally nelle vie di Salerno, che a questa velocità e con questi Sud Sound System sparati a palla dall'autoradio sembrano una nuova versione della sigla dei Soprano, eccoci a Sant'Apollonia, dove si sta radunando la folla delle grandi occasioni. Apolito, Lombardi, Amendola, sono tutti qui. C'è un po' di nervosismo nell'aria: stasera va di scena lo spettacolo delle residenze, il vero frutto di un mese di ospitate, una scommessa che ora vede la luce con Studio per frammenti di divenire (ovvero: dell'essere, del detto, del dire).
Uhm, un'ora dopo, alla fine dello spettacolo, tutto il pubblico, nonostante le lodi a caldo un po' sperticate di Apolito e Lombardi, è piuttosto confuso. Un'ora di "studio", appunto, di spettacolo non definito, costruito a onda, con frammenti giustapposti, metateatrali e vari. Uno spettacolo potenzialmente infinito, praticamente incomprensibile, senza una guida che faccia luce in un magamatico oceano referenziale e autoreferenziale che lascia piuttosto interdetti. Solo il foglio di sala chiarisce un po' lo scopo dello spettacolo, ma solo fino a un certo punto... anzi, non fa che evidenziare un'ermeticità un po' troppo ostentata. Peccato, perchè gli attori, Miki Gorizia, Ilenia Caleo, Aglaia Mora, Valentina Vacca e Serena Gatti, erano tecnicamente ineccepibili, preparatissimi, la mise en scene era sapiente. Peccato.

ore 3.30 - La cena consiste della pizza fritta del pizzettaro, prima di dirigerci verso la fantastica Villa Comunale, dove si sta per aprire The Experiment, l'altro - stavolta eccezionale - prodotto delle residenze.
Forniti di una borsetta molto stylish completa di cartella stampa e materiale d'ogni tipo, veniamo introdotti in un immagignifico mondo fatato, guidati dal "padrone della baracca"- Carla Vitantonio, munita persino di scopone-falce per tenere la folla sotto controllo -, costretta inizialmente a rispondere a un signorotto un po' maleducato che pretendeva di entrare - l'ingresso era riservato a 43 persone per replica -, poi facendoci avanzare in questo luna park decadente.
Prima tappa del percorso, l'installazione audio di Dario Lazzaretto con le parole di Don Pino Puglisi e Peppino Impastato, uniti nell'infrangere il tabù dello strapotere di un certo Potere, poco lontano da Baci da Napoli, installazione fotografica un po' folle che vede protagoniste Les Filles Follen.
Proseguiamo con l'installazione video di Natalia Saurin, che vede protagoniste tre donne che, in un setting sospeso e quasi sognante, sintetizzano un certo tipo di sottomissione femminile assoluta e senza senso.
Attraversiamo poi un'altra opera di Miki Gorizia, un'installazione audio comprendente un percorso di dipinti appesi agli alberi, una via crucis di confessioni scomode e censurate messe in bocca ai personaggi disegnati.
La performance più d'impatto è quella di Eloisa Gatto, il cui racconto al limite tra isteria e folklore mi diverte tantissimo - forse un po' troppo.
Elisabetta Zenola invece ci lancia in un mondo onirico, a metà tra quotidiano e storia, con planisferi, proiezioni, "Made in Italy", magico ed ermetico.
I suoni destrutturati e ostinati che accompagnano Silvia Venturini e i Mordimatti poi esplodono in una danza di alberi viventi, che ci attraversano e confluiscono in una performance di danza illuminata da lampade a luce nera, che spersonalizzano il movimento, creano dei movimenti di luce che spaccano il buio e descrivono animali, forme, persone (e infatti, si chiama Soffici Movimenti Fluo, ed è curato da quelle stesse Leggere Strutture, che di lì a poco ripropongono Il tuo cervello è più intelligente di te).
Ahimè, non sono ammesso all'entrata della giostra sogghignate di "Into the loop", e devo accontentarmi di un finto tarocco - "L'imperatore" - che il "custode" mi ha regalato nell'allontanarmi.
Un po' scossi dalla performance, intensa ma probabilmente poco coesa - dopo i primi interventi, il Padrone era praticamente inesistente, e si è persa un po' la sensazione del baraccone circense, usciamo e decidiamo di tornare in albergo, dove di lì a poco comincerà il mitico Party on the Roof. Non prima di essermi scolato un'acqua tonica e di aver osservato, insieme all'allegra brigata, un'altra selva di fuochi d'artificio. Infatti, sembra che ogni sera in zona ci sia qualche festa particolare da celebrare, e quindi ci sono sempre fuochi d'artificio a profusione.
Poco dopo, siamo sulla mitica terrazza, con Nicola e Giuseppe - un designer meneghin-barese - ci attendono. Nessuno ha birra a portata, ma ci tuffiamo in discussioni sempre più deliranti -- tanto che propongo di fare un reading con un numero di Spider-Man. Niente da fare, purtroppo. I GAI del roof diventano sempre più numerosi, fino a includere anche i mitici ragazzi di Biella, che abbiamo conosciuto poco in questi giorni, ma che sembrano essere delle persone abbastanza fumatissime, e ce lo dimostrano accennando dei pezzi con dobro e bonghi, che non vanno molto al di là delle prime sei o sette note. Andrea, il chitarrista, non sa mai come finire i pezzi - e a un certo punto lo faccio ridere così tanto che picchia una testata per terra lanciandosi sul pavimento - e Niccolò, che suona i bonghi in trance, sbaglia costantemente il tempo. Alla fine, i due si profondono in una jam session che fa da colonna sonora ai nostri commenti un po' porno all'esperienza salernitana.
Quando meno te lo aspetti, arriva il gruppo musicale torinese dei Sidera Ves... o almeno due dei quattro Sidera Ves. Prima ci raggiunge la bassista-percussionista, poi, qualche tempo dopo, arriva Enrico, il cantante-chitarrista della band, che viene subito simpaticamente bersagliato dalla combriccola. Niccolò, che - dall'alto della sua purple haze mentale - era convinto che i quattro di Torino fossero già arrivati, ma fossero un po' frufru e avessero deciso di non mischiarsi alla folla, chiede "ma se voi siete di Torino e siete due, gli altri quattro di Torino dove sono?". E il cantante "E che cazzo ne so?".
A metà tra l'ingenuità dell'ultimo arrivato preso gustosamente in giro dalla folla e l'entusiasmo dei "Cazzo, questo è l'hotel di Briatore" o "Minchia, se venivo a Paestum domani ci si spaccava", Enrico si eclissa con una formula di commiato leggendaria: "Vado a prendere la chitarra".
Lo aspettiamo un'ora, ma il musicista torinese non si presenta.



8 commenti:

  1. Ciao, sono passata di qui cercando materiale su salernocreativa, e mi fa piacere che tu ne abbia tenuto un diario. Peccato, a mio avviso, che nella foga di dire tutto tu ti sia spesso limitato a considerazioni che mi permetto di definire quanto meno superficiali. Sarebbe stato bello parlare con te di persona e poterci confrontare su alcune delle tue impressioni.
    Mi picco tuttavia di farti notare che di un'attrice, prima di notare l'occhio malato o il seno dirompente o la bellissima capigliatura, dovrebbero essere apprezzate altre eventuali doti, o se ne dovrebbe deplorare la mancanza.
    So long
    carla

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  2. ciao, grazie per il commento!
    il diario qui è veramente una cosa un po' cialtrona, mi sto limitando a mettere insieme gli appuntini che ho preso in viaggio per non perdere troppo "impatto" - tanto che a momenti manco lo rileggo quello che scrivo. le considerazioni sono necessariamente superficiali: non sono recensioni vera e propria, sono considerazioni en passant a cui tento di dare una forma più o meno compiuta (a posteriori), senza compromettere la leggibilità per chi non ha vissuto con noi l'esperienza.
    ti garantisco che non c'è nessuna cattiveria o volontà d'offendere nessuno - e mi scuso se ho offeso o chi altri, non era mia intenzione. è solo un divertissement, ed è anche autoironico, te ne sarai accorta.
    ti rimando al post sul 30, in cui mi concentrerò più sul tuo monologo...
    d'altra parte, è anche vero che per un confronto abbiamo atteso con ansia tu e tutte le residenze al laboratorio creativo di lombardi del 30 pomeriggio, ma non è stato possibile e ce ne siamo un po' rammaricati...
    alla prossima e grazie ancora,
    paolo

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  3. "tanto che a momenti manco lo rileggo quello che scrivo" ti ho istruito beene mio giovane apprendista...

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  4. almeno mi sforzo di beccare tutto al primo colpo, pirlets XD

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  5. Ti leggo volentieri, e ti ringrazio per le scuse anche se non erano dovute. Spero avremo modo di parlarci di persona e con piu' calma. Posso solo dirti che non siamo mai stati avvisati di una vostra proposta di incontro il 30 pomeriggio. D'altra parte, a parziale giustificazione di cio', sta il fatto che eravamo veramente saturi e stanchi.

    In ogni modo mi fa piacere che tu senta la necessita' di tenere un diario dei giorni di Salerno. Per me e per i compagni e le compagne di questo viaggio e' stata un'esperienza ricchissima, anche se difficile e a volte stremante.

    Infine, per quanto riguarda il mio occhio, alcuni dei miei allievi (che tu conosci, credo) potranno dirti quanto io stessa ci faccia dell'ironia. Il mio commento si riferiva a un approccio generale per cui ormai di un'attrice si guarda solo se "po' compari"
    sob...

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  6. il diario nasce un po' per abitudine (ne tengo sempre uno per i miei viaggi), un po' perchè l'esperienza è stata davvero intensa (qualcuno poi conterà quante volte ho usato questo aggettivo), ricchissima e "arricchente" anche per noi della "settimana".
    per quanto riguarda il 30, lombardi aveva accennato un paio di giorni prima alla possibilità della vostra presenza nell'ultimo laboratorio creativo - non voglio incolpare nessuno di niente, probabilmente c'è stata poca comunicazione, e d'altronde vista la stanchezza e il fatto che anche tu avessi il monologo poche ore dopo avrebbe impedito l'incontro comunque. sarà per un'altra volta...
    infine, se ho dato quest'impressione del "pò comparì" è per puri fini ridanciani... l'iperbole è il mio mestiere... anche se so che esiste questo rischio - e lo dico da novizio di un corso di recitazione "non professionalizzante". per "equità di trattamento" calerò la mia scure assassina sul tuo monologo nel Day 6, che forse che forse riesco a ultimare nel pomeriggio...
    spero che questa risposti non suoni di excusatio non petita, sto dando un po' risposte da "coda di paglia", ma il non esserci conosciuti direttamente probabilmente crea un po' di equivoci XD
    grazie ancora e keep reading!

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