buzzoole code A Paul's Life: Vedi Salerno e poi torni - Day 7

sabato 8 agosto 2009

Vedi Salerno e poi torni - Day 7

Day 7 - 31/07/2009
ore 11.30 - Ultimo risveglio nella lussuosa camera al GHS. Ultima colazione. Ultimo Montenegro alla goccia per Martino. Ultima possibilità per rubare le marmellatine, che però dimentico sul tavolo.
Salutiamo Francesca, the Coordinatrix, che approfitterà del weekend per vedere Pompei e Napoli, e cominciamo a realizzare che la festa è finita.
Simone e io torniamo in camera e, con in sottofondo Rai News 24 e scambiandoci l'ultima selva di stronzate, prepariamo le valigie. L'inserimento dell'enorme fotografia regalatami da Nicola mi costringe a ripensare l'assetto della situazione molte volte, ma alla fine non c'è scampo.
Alle 11.30, un ultimo sguardo commosso all'arredamento, e chi s'è visto s'è visto.

ore 14.45- Ci troviamo nella hall, e dobbiamo ammazzare parecchio tempo. Almeno fino alle 13, ora in cui Zio Peppino ci ha garantito il pranzo giù all'Embarcadero. Attraversiamo per l'ultima volta la città, le casette di Barbie originali sui balconi, qualche ultimo vicoletto che ci eravamo persi, e con Marta e Nicola varianti a raffica sul cognome di Miki Gorizia - mannaggia a me quando l'ho chiamato Miki Gorilla...
Ne approfittiamo per un ultimo salto a Santa Sofia, dove salutiamo Petrone e ho modo di consegnare le caricature di Apolito, Lombardi e Chiara - che ho rifatto in modo più soddisfacente dopo colazione - a Chiara stessa, che sembra molto divertita dall'iniziativa.
Next stop, the Embarcadero: ad accoglierci, la splendida immagine di un Martino, rinnovato nello spirito e nel vestiario, appena uscito da una nuotata nel tratto di mare non proprio pulitissimo su cui sorge il ristorante. Appoggiato a una ringhiera, Davide canticchia "Dice che era un bell'uomo e veniva, veniva dal mare..."
A pranzo, la fobia da cozze spinge molti a rifiutare il primo piatto - spaghetti e cozze -, che invece Davide inforca con gusto - e un sospetto di masochismo. Notiamo che il povero Miki Gorizia è solo soletto al tavolo e lo invitiamo a unirsi a noi, anche per riequilibrare il nostro karma - ma in realtà sta aspettando i suoi compagni, com'è giusto che sia. Anche il finora taciturno scultore-fumettista Luca Caimmi, emerso dal limbo giusto ieri, entra nel nostro "algo-ritmo" umoristico, e, per quest'ultima oretta, ci sentiamo una grande famiglia. Anche Miki Gorizia, che un po' temo, mi dedica una scrollatina di spalle con risata - a mò di "stronzolino..." - quando gli regalo anche la sua caricatura. È un bel momento.
Dopo pranzo, ci dirigiamo per l'ultimo caffè al De Rosa e salutiamo gli amici di Forlì, in partenza automobilistica. È demenziale salutare per davvero Nicola, dopo la giornata a ricordare le accuse della scrittrice Claudia "Cardinale" Cavaliere di aver copiato le foto da un fantomatico Vogue del '98 (sì, ok, era per dire...), e a scambiarci dei commossi "a presto" provvisori...
Torniamo momentaneamente all'Embarcadero, per salutare e ringraziare Chiara, i Cadillac e tutto il cucuzzaro. Dopo l'ultima foto ricordo davanti al ristorante, siamo pronti, anche se già un po' nostalgici, per l'ultimo miglio.

ore 18.10 - And then there were seven: Paolo, Marta, Martino, Davide, Riccardo, Simone e Alessandra. Il primo nucleo di GAI Team.
Il nostro pullman per Napoli Capodichino parte giusto giusto alle 17, e abbiamo un'oziosa ora e mezza da riempire nella hall del GHS. Davide e Riccardo ci allietano con un concertino da brividi piano-voce, con cover di Antony and the Johnsons, Tim Buckley, Radiohead, Paolo Nutini, che portano un'ultima ventata di creatività, con me e Simone che pasticciamo sui blocchetti, Marta e Alessandra che scattano foto e Martino che legge.

Trolley in mano e ultimi scalpiti di Vasco Brondi in gola, ci dirigiamo alla stazione dei pullman e ci dirigiamo all'aeroporto. Tempo di fare il check-in e mi accorgo di non avere più addosso la macchina fotografica, che mi era stata prestata con eccessiva gentilezza dal mio amichetto Bone.

ore 21.30 - Corro al pullman, non c'è. Chiamo Chiara, all'Embarcadero non è rimasto niente. Chiamo l'hotel, zero. Spero di averla messa in valigia per qualche motivo, ma so di sicuro di non averlo fatto. Ho un senso di colpa terribile, e l'unico modo per distrarmi è ascoltare i due geni che stanno facendo le parole crociate a voce alta al bar dell'aeroporto: "Mmm, tra l'Ecuador e il Perù.... S... Somalia! Ci sta, ci sta!"; "Sta bene sui maccheroni... macio? Sarà micio!"; "Ha cantato "Quello che le donne non dicono"... Fiorella M... Mannini!".
Alle 19.10, siamo già sull'aereo. Per ingenuità, siamo saliti dalla scalinata anteriore, non considerando il fatto che ci sono stati assegnati i posti in fondo all'aereo. Grandi geni, ma grandissima anche la gentilissima signora spazientita che pretende di farci sedere in venti secondi perchè non riesce a passare.
Sul volo, stanchi di una giornata di MikiQualcosa, prendiamo di mira il nostro carissimo Simone Ludovico, con una serie di varianti sul titolo del suo "In te spero". Visto che ho già un contratto con la Mondadori per la pubblicazione di tutta la lista, non mi è concesso riportarne alcuno in questa sede.
In barba ad Alessandra, convinta che non si sarebbe ripetuta la nostra fortuna dell'andata - in cui, ricordiamo, ci era stato fornito un croissant ghiacciato, eccoci dei simpatici vassoietti di carta con minipanino e vaschettina d'acqua, un po' come le ciotole per i cani. Lo snack viene dilaniato in tredici millisecondi, ma il disponibilissimo stuart, di sua spontanea volontà - e non sto scherzando -, ce ne fornisce altri a profusione...
Il massimo degli splendidi rapporti con questo splendido stuart arriva alla fine del volo quando attendiamo di uscire dalla porta posteriore, mentre tutti gli altri passeggeri sono scesi dalla porta anteriore. Lo stuart era talmente divertito dal nostro accalcarsi lì in fondo senza renderci conto di niente, che è stato zitto tutto il tempo a sogghignare tra sè. Genio.

ore 0.00 - In pochi minuti, ci riappropriamo delle valigie - senza macchina fotografica - e prendiamo il pullman che ci porterà in Stazione Centrale, a Milano. Qui, riempiamo altre quattro pagine di varianti di MikiGorizia, sapendo che gli altri passeggeri ci staranno odiando. Alla fine, il più simpatico tra loro ci rivela che ormai il mantra gli è entrato in testa, e ci soprannomina "Gruppo dei Filologi Pazzi". Ne siamo orgogliosi.
Alle 23 siamo in Stazione Centrale, l'ultima tappa del nostro grande viaggio. Il treno che ci porterà Pavia è già fermo al binario, per cui saliamo e ci scambiamo le battute finali.
Il primo a salutarci è Simone Ludovico, che ci abbandona a Milano Centrale, con un abbraccio e una bella limonata al finestrino del treno.
Poi, arrivati a Pavia, il commovente abbraccio finale e la promessa a ritrovarci quanto prima. Mammà mi è venuta a prendere, carico il trolley e via verso casa.

Titoli di coda
... preparate i fazzoletti...

innanzi tutto, devo ringraziare Roberto e Francesca, senza
i quali non avrei potuto esporre i miei lavori, ed ergo neanche vivere questa esperienza...
grazie infinite per "l'investimento" che avete fatto, in me e nelle altre belle persone che avete scelto...
poi un ringraziamento va a tutta l'organizzazione di SalernoInVita,
che è stata sempre magnificamente presente e generosa, a partire dalla splendida Chiara Varriale, nonchè Ilaria e gli altri ragazzi, per arrivare ai "capoccia" della manifestazione, Paolo Apolito, Roberto Lombardi, che sono stati quelli con abbiamo avuto più contatto, e gli altri...

... poi i miei compagni di avventura, in ordine di apparizione:
Alessandra... è una forza della natura e perchè raramente ho sentito parlare qualcuno
della propria arte con tale passione e con tale oggettività...
Davide, Riccardo e Martino, tutti insieme, perchè c'è stato feeling e stima praticamente immediati... e poi per l'assurda quantità di risate che ci siamo fatte dal primo secondo...
Marta, anche lei una forza della natura, anche con lei grosse risate dal primo istante e feeling immediato...
Simone, per la sua positività incrollabile e la sua vitalità zen quasi inumana...

i ragazzi di Biella, per essere come sono, dei liceali fuorissimo con tanto da dare a tutti,
e la loro Prof, e avrei ucciso per avere una prof "umaana" come lei...

i ragazzi di Forlì, perchè vi ho frequentato così tanto che gli ultimi due giorni
avevo la vostra "s"... e a parte questo, perchè è stato uno spasso scambiare
battute e opinioni con Nicola, e cercare un modo nuovo per giocare con il nome di Sole...

i Cadillac, perchè hanno spaccato, mi hanno fatto spaccare - modestamente -, e perchè sono dei pirloni...

i Sidera Ves, per essere esistiti...

i ragazzi delle Residenze d'Artista, che ci hanno dato modo di parlare di loro, anche se non c'è sempre
stata l'occasione di parlare con loro... ma hanno tenuto il sangue caldo e in circolo, insomma...
(e in particolare ringrazio Carla Vitantonio, per avermi letto e dato un feedback, e, per ingraziarmi il karma, anche Miki Gorizia, che per quante volte l'abbiamo "nominato" sarà diventato sordo)...

ringrazio Salerno, per essere una città stupenda e ospitale...

ringrazio tutte le istituzioni che hanno sganciato il dinero per rendere possibile questa cosa meravigliosa...

e ringrazio tutti, perchè è stata un'esperienza umanamente e creativamente pulsante,
viva, straordinaria... è stato davvero un continuo fluire di proposte, scambi, idee e soprattutto
emozioni... e quindi persone...

grazie, e alla prossima

10 commenti:

  1. Il fatto che, oltre alla mia macchina fotografica, ti sei scordato pure le marmellatine, un po’ mi consola.
    Neanche “me l’hanno rubata”, “me la sono dimenticata”!!! In effetti, un po’ mi sono pentito di avertela data.. oltre all’intrinseco valore economico dell’oggetto (a cui tenevo però va beh…), quella macchina aveva anche un valore aggiunto, ovvero il fatto di essere stata la mia prima fotocamera (il punto da cui tutto ebbe inizio…) nonché di essere stato il regalo di maturità da parte di mio padre (amatore della fotografia a sua volta). Quindi come dice la reclam “non ha prezzo”. Questo giusto per farti sentire una merda! Eheh…

    Ma cosa ci vogliamo fare… quello che è stato è stato. Fossi stato un altro forse mi sarei incazzato un bel po’ di più, ma dato che l’artefice di tutto sei stato tu, mon amis, mi sono incazzato solo dentro. Hai presente come fa Tia? Quando dice che prima o poi esploderà? Ecco.

    Vivo nell’attesa del momento in cui potrò consumare al mia vendetta…
    Comunque ti voglio bene.

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  2. io sento in colpa proprio per avere infranto la tua fiducia attraverso l'atto passivo di averti perso una cosa tanto importante - poi, magari me l'han fregata senza che me ne accorgessi, sembra strano averla dimenticata in nessun luogo! bone, ho pianto al telefono!
    mon amie, l'amour toujours pendant je suis en train d'entrepreneur!

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  3. Orami quello che è stato è stato. non c'è rancore da parte mia, solo un puntino di "boh" in fondo all'animo.

    Questa si va ad aggiungere ai buchi nella mano e a quella volta che mi soffiasti la Locullo sul pullman. Mi hai spezzato il cuore!

    Ma comunque, ti voglio bene.

    Beaucoup l'è mort!

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  4. io t.v.b. di più for your forgiveness.



    e adesso basta farsi i pompini a vicenda.

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  5. Forgive Forgave Forgotten

    Se non sbaglio...

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  6. sbagli, è forgiven...

    forgotten è da forgot, dimenticare

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  7. Bel blog.leggo che qui qualcuno è di pavia: Non vanno considerate quindi casuali le influenze breriane nella scrittura.Da Salerno con -afecto-.Antonio

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