buzzoole code A Paul's Life: Under my Calella, ella, ella, ella... - Day 6

giovedì 28 agosto 2008

Under my Calella, ella, ella, ella... - Day 6

21/09/2008
ore 12.45 - Paoletto, prendi questo braccialetto...
Questa volta no. Mi metto da un'altra parte, e mi evito la tortura della colazione. Cari Bone e Alice, no, questa volta il mio cibo me lo pappo tutto in santa pace, e voi non me lo spappolerete come avete fatto ieri mattina! No! Non ve lo permetterò, maaaaahi!

Stronzi.

È la mattinata delle compere. Ormai ci siamo accorti che il tempo sta scadendo, Calella se ne va, sto diventando grande, lo sai che non mi va. In spiaggia gli ombrelloni non ci vanno, perchè se li porta in spalla Stoner. L'intento teorico sarebbe quello di andare al mare a fine shopping, ma ci dedichiamo a visitare quasi tutti negozi, in tutto il loro fulgore smaronante, e quindi ciao, ciao, ciao, ciao mare. Tutta colpa delle ragazze, e di Stulidis in particolare, che sono alla forsennata ricerca di Boh! per Boh! Boh!
Acquisto un simpatico bracialetto, il primo dalla tenera infanzia, che, devo ammetterlo, mi infighisce alquanto il polso destro. Solo che devo toglierlo quando disegno, che poi se lo bagno lascia giù.
Scelto il vezzo, mi dedico, come sempre in questo bel megastore della minchiata, a sfondare i bonghi, di cui io e Bone scopriamo una varietà composta di due bonghi incollati alla base e suonabili attraverso una specie di pendolo. Il disco del mio amico Anzianetti, è evidente, si sta per arricchire di nuove sonorità.

Intanto, Stoner aumenta la sua dose quotidiana di "Paolino", nomignolo che detesto in bocca a un essere di sesso maschile (per quanto maschile possa essere questo rompiglioni di classe AA++). Il pirlone riesce anche a dimenticare gli ombrelloni nell'edicola dove GLI HO acquistato i francobolli (e quindi in una situazione in cui non era assolutamente necessario che li togliesse). Ah, Bone, non credere di essere diventato il suo "migliore amico". Rompe sempre e comunque le balle più a me che a te. Stime dell'Osservatorio dell'Università di Pavia.
Dopo una rapida visita al Salumiere, dal quale io e Mone ci ripromettiamo di tornare sabato mattina prima della partenza, la Compagnia delle Minchie si reca in un altro negozio di souvenir che espone bellamente oggetti destinati all'onanismo maschile e femminile. Su una scatola, campeggia il logo "VANESSA..."
"...prendi questa mazza", completo, citando un film porno (che, ora rammento, in realtà si intitolava Valeria, prendi questa mazza) il cui titolo mi ha sempre divertito moltisimo, moltisimisimo. Fabio saluta questa mia uscita con sommo piacere, e mi inorgoglisce aver allietato gli animi con un po' della mia cultura cinematografica.
Questa diventa l'occasione per ripetere i celibri versi di Unisex degli Squallor: "... nelle narici del nassooo, dentro nel buco dell'orecchieee, dentro nel buco del cullloooo!", ormai diventato uno dei tormentoni underground interni fra me e Mone (dopo In the world e Rita Faltolyano!).

Mentre lo dissuado dall'acquistare scherzetti per Stoner, che sinceramente non mi sembrano all'altezza, l'amico Mone sceglie una pornografica cartolina per Tia (il simpatico orsacchiottone che per il secondo anno di fila ha fatto in modo di non presenziare alla nostra vacanzona), che fa il paio con il PORTACHIAVI CON PENE DI METALLO che sempre l'arguto amico ha selezionato ieri a Barcellona fra mille papabili regali imbarazzanti.
Poco prima dell'uscita, sempre più ritardata, mi ingegno nel comprendere il funzionamento delle nacchere, ma, ahime, fallisco miseramente.

ore 13.01- El chocolatero
Stremati, stanchi e con in testa dei cappelli imbarazzanti, torniamo in albergo, dove ci attenderebbe il pranzo. Ma diciamo che c'è ancora tempo.
Vado ad acquistare l'acqua per me e il mio compagno di peting Bone, e all'uscita del negozio vengo fermato da uno spacciatore: "Tomas el chocolate?" "No, gracias." Esattamente come nel dialetto milanese, il cioccolato è l'erba.
Carico di un sacchetto con due bottiglie, mi apposto su una sdraio della piscina all'ultimo piano dell'albergo. Il barista mi guarda male, malissimo, lo guardo, lo guardo malissimo, indica le bottiglie, gli dico che le lascio giù, e lui continua a leggersi la Gazeta del Deporte. No, non so che giornale fosse.
Fabio sfoggia le sue doti natartistiche con tuffi carpiati, semicarpiati, incazzati, con funghi, patate e salsa rosa, e intanto io mi presto a fare foto a tutto il mondo. Mentre si allarga il buco nello stomaco, rischiando di risucchiare la Costa Brava tutta, io e SteGarl ripassiamo il nostro di tormentone interno: "La Tartaruga/Un tempo fu/Un Animale che correva a testa in giù/Come un siluro/Filava via/Che ti sembrava un treno sulla ferrovia!" (B. Lauzi).
Durante la vacanza, mi dicono, la stanza delle ragazze è stata cassa di risonanza di alcune delle canzoni al limite del demenziale che con gli anni ho avuto modo di diffondere, fra tutte l'indimenticata "Urca che bello!" del grandissimo Enrico Beruschi.

ore 19.35 - Son of a beach volley

Compilo la cartolina. Una sola, mamma non le vuole. L'ho promessa a una mia compagna di università. È una cosa molto triste.
Dopo un breve e sonnecchioso sonnellino, intraprendiamo l'ultima corsetta con MarcoScarlattoVelocista. Tornati in spiaggia, sono subito coinvolto da BellezzaSfolgorante in uno scontro a colpi di pallavolo con due simpatiche donzelle approcciate da Marco il giorno precedente, e che hanno in comune con noi il fatto di essere esseri umani, di essere italiani, e di soggiornare all'Hotel Continental.
Grazie alla sua possanza nelle battute, Paolo terrorizza l'Occidente, con le due giovani, la diciottenne Denise e la tredicenne Debora, che supplicano pietà ogni volta che il nostro tocca palla.
Messe in ginocchio per due volte le ragazze, l'allegra compagnia di stronzi si diverte poi a gavettonare Stoner per l'ennesima volta.
Segue ancora il pazzo pazzo beach volley, in cui mi guadagno una umiliante medaglia di legno nella squadra di Stefina e Alice, l'unica in cui nessuno poteva coprire i miei errori. Ma l'importante è divertirsi. Infatti, durante un ultimo disperato tentativo di salvare la partita, urlo all'avversario Germanal: "E con questo punto ti dimostrerò che sei un frocio!". Però la palla va fuori.
Con mossa a sorpresa, Stulidis è vittima di un cinico ma assai divertente scherzo perpetratole da MarcoDiavolettoImpertinente, che le ha infilato un serpente di plastica tra i vestiti. Quale orrore! La povera vittima chiagne, chiagne, chiagne. E poi non chiagne cchiù. Ma basterà il minimo spiffero d'aria a spaventarla.
Sulla via per l'albergo, Bone indossa il gommone-pneumatico. Io, fiutando le grosse risate in arrivo, gli stendo la mia salvietta da spiaggia sulla testa: l'immagine è quella di una suora-omino Michelin orrendamente oblunga in un solo punto del corpo, ma con un ingombrante e coloratissimo manto che ne valorizza le curve. Rispondendo alla sfida che gli lancio, Bambinetti il Multicolore si presenta con naturalezza alla reception e chiede le chiavi della camera. Impagabile, infatti non gli dò manco un euro dei 10 promessi se avesse compiuto l'impresa.


ore 1.30 - Non ho mangiato la Svizzera, ho attraversato la Francia
La Stefina, prima di salire, aveva preteso di entrare in camera nostra e fare la doccia prima di noi. Visto che la stanza 211 è una libera Repubblica fondata su di me, lascio la sala da pranzo cinque minuti prima e in men che non si dica sono lindo e pinto.
Purtroppo, la Stefina mi scopre e un po' poi mi sento in colpa.

La serata è all'insegna del rimorchio. Di chi con chi, non possiamo dirlo. E non possiamo neanche riportare alcuni simpatici commenti fatti da qualcuno nei confronti di qualcun altro. E neanche quello che abbiamo pensato tutti.
Eeeeeeeeeeeeeeh?
Ci rechiamo al locale accanto a quello di Machete in compagnia di Denise e Debora. Io e Germanal cerchiamo di far sentire a proprio agio la più giovane delle due, facendoci raccontare storie assurde di oratori, giovani cugini evirati, mancette che spariscono. Ma, quando rispondendo alla sua affermazione "Eh, vorrei un fidanzato tipo Brad Pitt", io e Germani cominciamo a insultare l'attore, lei si dilegua improvvisamente.
MAI parlare male di Brad Pitt a una tredicenne.
Dopo aver dimostrato ancora una volta l'arrugginimento del mio spagnolo con la cameriera, inizia l'attoreggiamento di Fabio. Per dimenticarlo, assaggio le nachos superunte di Max. Anche qui, Debora ci delizia con una perla: "Eh, son venuta qui in macchina... c'abbiam messo tanto perchè siam dovuti passare dalla Francia".
Risate sotto i baffi, poi dritti in albergo. Sulla via, Stoner ammorba Denise con discorsi che lei non comprende, ma che asseconda con non chalance.
Questa volta, me la vedo io col Tricheco.
Mi appoggio al bancone e mi osserva. Io lo guardo e lui non si muove. Lui mi guarda, e non si muove. Inizia un lungo duello di sguardi, alla Sergio Leone. Covoni di fieno, il vento che fischia.
Poi arriva Germani, e come d'incanto il Tricheco si alza, lancia chiavi a destra e a manca e insulta tutti in una lingua inventata al momento. Subito dopo, inizia un comitato di resistenza non violenta al Tricheco che s'insedia sulle scale. Alla fine il simpatico Manganiello, l'addetto alla security, ci convince a desistere e a tornare in camera, con i suoi modi sempre gentili. Che caro uomo.

(continua...)

3 commenti:

  1. No dico… qui c’è qualcuno che commenta sempre eh… oh!
    Comunque io aspetto ancora i 10 €…


    Paolino!

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  2. TRICHECO MERDA, SCIALALALLALALALALLA!!!

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